Chi governa l’Italia? di A.Miotto

Angelo Miotto
www.peacereporter.net, 30 settembre 2011

Il programma politico di Confindustria, il ricatto della Bce, opposizione debole

La Giunta di Confindustria “mi ha dato il mandato di portare avanti proposte forti e coraggiose”. Emma Marcegaglia avverte il Palazzo: “Se non andranno avanti ho anche il mandato di valutare se restare ai tavoli con il governo”. E’ la giornata delle proposte di Confindustria. Il suo piano, Progetto delle imprese per l’Italia, è un vero e proprio diktat che rivela fino in fondo l’assenza totale di proposta di politica industriale e per le imprese del governo Berlusconi.

Siamo nel momento di scontro apicale; i cinque punti che riguardano la spesa pubblica e la riforma delle pensioni, la riforma fiscale, le cessioni del patrimonio pubblico, liberalizzazioni e semplificazioni e infrastrutture ed energia sono raccolti in un documento (scarica qui) di sedici pagine.

Il documento inizia così: “L’Italia si trova di fronte a un bivio”. Riforme o crescita, oppure scivolamento verso un declino sociale, anzi è scritto prima economico e poi sociale. Poco più sotto: da troppo tempo l’Italia non cresce le imprese perdono produttività, i giovani vedono ridursi opportunità e speranze e da troppo tempo il 95 percento dei contribuenti dichiara redditi inferiori ai 50mila euro.

Per Confindustria nessuno è esente da responsabilità. Una frase in cui ci deve essere anche una ammissione di colpa: le ragioni di una crisi culturale, economica e finanziaria non risale certo alle ultime crisi internazionali e all’assenza di gestione politica solo negli ultimi anni.

In un climax sempre più vertiginoso le ultime settimane hanno visto i principali strumenti di espressione dei poteri forti esprimersi per l’interruzione di questa stagione di governo. Confindustria, fatte le debite proporzioni, non si può chiamare fuori quanto non lo può fare il Vaticano, nonostante il duro monito del cardinal Bagnasco, capo della Conferenza episcopale italiana. Oggi tutti chiedono di ‘liquidare’ questa esperienza di governo, la stessa che hanno sorretto – fatte le debite differenze – in tanti anni di destrutturazione economica, finanziaria e di valori.

Ieri il Corsera ha pubblicato le condizioni dettate dalla Banca centrale europea al governo italiano, pubblicando la lettera inviata da Bruxelles come merce di scambio per iniziare a comprare titoli di Stato in una situazione di continuo aggravarsi dello spread e segni negativi in Borsa. Oggi Confindustria impone una accelerazione nel pressing sul governo, impegnato più a salvare dalle inchieste propri rappresentanti che a strutturare vere riforme. Confindustria, i mezzi di informazione dei poteri forti e dei salotti della finanza, chiedono una soluzione in tempi rapidi. I loro piani, evidentemente, non colano più all’interno delle forze di maggioranza che si erano presentate come espressione di quei ceti.

Marcegaglia ha tenuto a sottolineare che ”non sta a noi dire che il governo deve prendere le decisioni, non spetta a noi fare programmi politici. Noi diciamo che la situazione e’ complicata e preoccupante ed e’ il momento di fare le scelte necessarie”. Il piano delle imprese per l’Italia, però, come quello della Bce, è un preciso programma politico, non v’è dubbio. Scarseggiano alternative d’opposizione.

Resta la sensazione di un pericoloso giocare con il fuoco, come se il potenziale di contestazione sociale – e delle più varie forme che potrà rivestire – dovesse essere solo un lontano brontolio facilmente controllabile. Fra il piano imposto dalla Bce e il piano di riforme che presenta Confindustria risulta evidente che chi dovrebbe dire e governare non è capace più di rappresentare nemmeno gli interessi della stessa ideologia liberista che rappresenta. Un vuoto di potere così profondo non si era mai visto. Resta solo da chiedersi se le istituzioni saranno capaci di riprendere le briglie delle decisioni migliori per tutti, così come prevede la delega della rappresentatività affidata dai cittadini a chi deve scegliere e governare.

——————————————————–
La lettera segreta della Bce al governo italiano
www.corriere.it

Francoforte/Roma, 5 Agosto 2011

Caro Primo Ministro,

Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea il 4 Agosto ha discusso la situazione nei mercati dei titoli di Stato italiani. Il Consiglio direttivo ritiene che sia necessaria un’azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investitori.

Il vertice dei capi di Stato e di governo dell’area-euro del 21 luglio 2011 ha concluso che «tutti i Paesi dell’euro riaffermano solennemente la loro determinazione inflessibile a onorare in pieno la loro individuale firma sovrana e tutti i loro impegni per condizioni di bilancio sostenibili e per le riforme strutturali». Il Consiglio direttivo ritiene che l’Italia debba con urgenza rafforzare la reputazione della sua firma sovrana e il suo impegno alla sostenibilità di bilancio e alle riforme strutturali.

Il Governo italiano ha deciso di mirare al pareggio di bilancio nel 2014 e, a questo scopo, ha di recente introdotto un pacchetto di misure. Sono passi importanti, ma non sufficienti.Nell’attuale situazione, riteniamo essenziali le seguenti misure:

1.Vediamo l’esigenza di misure significative per accrescere il potenziale di crescita. Alcune decisioni recenti prese dal Governo si muovono in questa direzione; altre misure sono in discussione con le parti sociali. Tuttavia, occorre fare di più ed è cruciale muovere in questa direzione con decisione. Le sfide principali sono l’aumento della concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento della qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di sistemi regolatori e fiscali che siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l’efficienza del mercato del lavoro.

a) È necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala.

b) C’è anche l’esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L’accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali si muove in questa direzione.

c) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi.

2.Il Governo ha l’esigenza di assumere misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche.

a) Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie. Riteniamo essenziale per le autorità italiane di anticipare di almeno un anno il calendario di entrata in vigore delle misure adottate nel pacchetto del luglio 2011. L’obiettivo dovrebbe essere un deficit migliore di quanto previsto fin qui nel 2011, un fabbisogno netto dell’1% nel 2012 e un bilancio in pareggio nel 2013, principalmente attraverso tagli di spesa. È possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l’età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. Inoltre, il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover (il ricambio, ndr) e, se necessario, riducendo gli stipendi.

b) Andrebbe introdotta una clausola di riduzione automatica del deficit che specifichi che qualunque scostamento dagli obiettivi di deficit sarà compensato automaticamente con tagli orizzontali sulle spese discrezionali.

c) Andrebbero messi sotto stretto controllo l’assunzione di indebitamento, anche commerciale, e le spese delle autorità regionali e locali, in linea con i principi della riforma in corso delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo.Vista la gravità dell’attuale situazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio.

3. Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell’amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l’efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l’uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione). C’è l’esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali.
Confidiamo che il Governo assumerà le azioni appropriate.

Con la migliore considerazione,
Mario Draghi, Jean-Claude Trichet