Il bavaglio alla stampa: il colpo di coda dell’ “ad personam” fascista

Pino Nicotri
www.criticaliberale.it

E’ francamente incredibile che a proporre la possibilità di arresto per i giornalisti sia un avvocato! Invece è proprio il deputato Maurizio Paniz, di professione avvocato, a voler introdurre nella Legge Bavaglio all’Informazione il mandato di cattura per i giornalisti che osassero pubblicare il testo di intercettazioni telefoniche non ancora sbloccate dai magistrati inquirenti. Mi viene in mente quando Eugenio Scalfari e Lino Jannuzzi rischiarono la galera perché su L’Espresso avevano rivelato il contenuto del Piano Solo, approntato dal comandante dei carabinieri Giovanni De Lorenzo per poter deportare in Sardegna varie migliaia di politici, sindacalisti e oppositori vari non appena il Quirinale lo avesse ritenuto opportuno.

Scalfari e Jannuzzi si salvarono solo perché fatti eleggere in parlamento nelle liste dell’allora Partito Socialista Italiano. Chi salverà i giornalisti che in futuro osassero sfidare la Legge Bavaglio? Oltretutto, in parlamento non ci sono posti sufficienti, è infatti prevedibile che nessun giornalista degno di questo nome – a partire da noi – vorrà sottostare a un simile capestro. Capestro che forse può essere accettato dagli editori dei grandi giornali cartacei, visto anche che gli tali editori fanno anche tutt’altri mestieri per i quali non desiderano inimicarsi i governi, ma di sicuro NON verrà accettato dal vasto popolo dei blog e dei giornali online.

Sì, certo, la stampa ha esagerato, sono state pubblicate anche intercettazioni di telefonate private che nulla avevano a che fare con le indagini. Basti ricordare la pubblicazione dell’sms spedito da Stefano Ricucci alla moglie, l’attrice Anna Falchi, per dirle “Ti amo”. Però da qui a volerci in galera, ce ne corre.

Con buona pace dell’avvocato Paniz, la galera per i giornalisti che fanno il proprio mestiere è roba da regimi fascisti, o comunque autoritari. E proporre la galera per questi casi è roba non da politici, ma da imbecilli. E’ comprensibile che in un’affollata corte dei miracoli qual è ormai, ma da tempo, il circo Berlusconi sia sempre più difficile farsi notare dal Grande Capo, bisogna quindi ricorrere a gesti eclatanti e a dosi molto massicce di – come dire? – piaggeria.

Conclusione: alla Legge Bavaglio ci si deve opporre, con decisione e durezza. Fatta salva la privacy di soggetti non personaggi pubblici ed evitando di cadere nel gossip, il dovere di tutti noi giornalisti è di pubblicare qualunque notizia di pubblico interesse o attinente a comportamenti scorretti di personaggi con responsabilità pubbliche, dal Capo dello Stato all’ultimo consigliere comunale di paese.