L’arte di Occupare Wall Street

Luca Mazzucato
www.altrenotizie.org

Questa volta “Occupy Wall Street” ha fatto il colpaccio. Proprio di fronte alla borsa valori di Wall Street, i nostri eroi sono riusciti a mettere le mani su un edificio abbandonato e trasformarlo in una mostra d’arte sovversiva. Si tratta della Casa Storica della banca JPMorgan Chase, una delle famose banche “too big to fail,” la vera e propria nemesi del movimento. Il palazzo della banca è in ristrutturazione e nel frattempo ospita mostre d’arte. Ma chi avrebbe mai pensato che la nuova mostra in progetto, dopo quelle commemorative per l’Undici Settembre, sarebbe stata organizzata proprio dai rivoluzionari…

“Stiamo studiando dei messaggi da appendere alle vetrate che danno sulla borsa”, dice John, stampando le magliette di #occupywallst (questo l’account Twitter del movimento), su cui è disegnata una bandiera americana con un pugno chiuso da cui nascono i germogli di una nuova pianta. Il colpo d’occhio dalle enormi vetrate è così ironico da essere quasi eccessivo. Dall’altro lato della strada, le bandierone sventolanti su Wall Street e, con un po’ d’attenzione, sembra di intravvedere dalle finestre di fronte il pavimento della borsa più famigerata del pianeta.

Ma non l’ironia scorre a fiumi. La banca JPMorgan Chase ha donato 4,7 milioni di dollari alla Polizia di New York proprio sabato scorso, dopo che le forze dell’ordine avevano arrestato più di settecento manifestanti sul ponte di Brooklyn. Grazie a questi arresti di massa e alla brutalità della polizia, il movimento è saltato alla ribalta mondiale, guadagnandosi finalmente le prime pagine di tutti i giornali. Molti esponenti progressisti del Partito Democratico e i sindacati sono subito saltati sul carro del vincitore e hanno dichiarato il loro sostegno per la causa.

E’ bene non credere nella dietrologia, ma sembra quasi che JPMorgan ce la stia mettendo proprio tutta per far decollare il movimento… I manifestanti hanno cercato innumerevoli volte di raggiungere l’ingresso della borsa su Wall Street, ma ci sono riusciti solo a caro prezzo, bastonate e numerosi arresti. Ed ora, finalmente, campeggiano gagliardi nell’edificio che fu della potente banca d’affari, proprio di fronte al santuario della finanza mondiale. Un colpo da maestro, quasi quanto il loro nuovo organo d’informazione: “The Occupied Wall Street Journal”!

Dall’altro lato della strada, un’armata di poliziotti a cavallo presidia l’ingresso della borsa. Ma agli occhi ingenui dei turisti, sembra invece che i gendarmi stiano a guardia della mostra d’arte. I cavalli porgono il posteriore alla borsa valori e una montagna di escrementi si sta accumulando proprio di fronte all’ingresso. La puzza è insopportabile. Il che fa pensare: nemmeno i manifestanti avrebbero mai trovato una metafora più calzante…

La mostra d’arte, organizzata dal collettivo “Loft in the Red Zone,” avrebbe dovuto chiudere i battenti domenica sera. Ma proprio mentre ne parliamo con una delle curatrici, Ingrid deGarnier, scopriamo che è appena stata prorogata di una settimana intera, fino a venerdì sera. Giovedì sera è in programma una mega-festa per finanziare la rivolta. “Questo spazio è molto richiesto”, ci spiega John, il ragazzo delle magliette, “ma stiamo cercando di pagare i futuri affittuari per subentrare nell’affitto e tenere questo spazio più a lungo.”

Un flusso ininterrotto di turisti entra nell’enorme salone che, neanche a farlo apposta, si trova nel luogo più gettonato di Manhattan, a un isolato da Ground Zero e di fronte a Wall Street. I turisti si fanno la foto di fronte alla borsa con i poliziotti a cavallo, ma per via della puzza scappano subito a trovare rifugio dentro al palazzo.

Si possono ammirare dipinti, installazioni dal vivo, videoclip, sculture, disegni e il banco delle t-shirt. Puoi prendere una maglietta gratis se vuoi, però John suggerisce di fare una donazione spontanea. Non occorre lasciare denaro, qualsiasi donazione è ben accetta. Ecco lo spirito rivoluzionario! La maggior parte delle opere d’arte sono ingegnose e suggestive, tutte a sfondo politico ovviamente. Si va dal dipinto “In oil we lust,” che fa il verso al motto stampato sui dollari “In god we trust,” fino alla parete con la scritta “No bankers left behind,” che prende in giro la legge “No child left behind” dell’amministrazione di Bush Jr.

Il resto dell’edificio è un cantiere gigantesco. Nello stanzone di fianco alla mostra, in uno spazio aperto alto tre piani, un paramedico sta tenendo una lezione ad una folla di attivisti su come esercitare i propri diritti costituzionale. In questo caso, sta mostrando come soccorrere un manifestante aggredito dalla polizia con lo spray urticante. È sicuramente un fatto curioso questo. Si parla tanto dell’America come la terra della libertà, “the land of the free,” però sfortunatamente, appena qualcuno decide di manifestare pacificamente contro le corporations, o vieni bastonato, o paralizzato a colpi di pepper-spray, o peggio, finisci direttamente in galera. A meno che, ovviamente, non sei un sostenitore del Tea Party…