Italia, il censimento dei senza dimora

Lorenzo Bagnoli
www.peacereporter.net

Si chiama ‘Dai un nome agli invisibili’ la ricerca sui poveri esclusi dal conteggio dell’Istat in corso in questi mesi

In questi mesi dedicati al censimento degli italiani, Caritas, Istat e Fiopsd (Federazione italiana organismi per le persone senza dimora) hanno indetto il conteggio anche di chi non ha ricevuto al proprio indirizzo di casa il modulo dell’Istituto di statistica: i senza dimora, eterni esclusi dalle statistiche nazionali. L’ultima stima che li riguarda risale al 1999: all’epoca, erano almeno 17 mila. “Il numero è certamente sottostimato”, afferma Paolo Pezzana, il presidente del Fiopsd.

Così, questa volta, si cercherà di condurre uno studio più approfondito diviso in due parti: nella prima, già conclusa, si è fatta la cernita di tutte le associazioni che si occupano di senza dimora. Nella seconda, che partirà a novembre, i ricercatori faranno interviste approfondite per capire chi sono e quali esigenze hanno i clochard. La ricerca è stata battezzata “Dai un nome agli invisibili”.

“Per conoscere quanti sono i senza dimora, l’Istat elaborerà un algoritmo a partire dal numero di enti che si occupano di loro”, ha spiegato Paolo Pezzana. I risultati dovrebbero essere disponibili a partire da novembre, dato che il primo step della ricerca è ultimato. Sono state prese in considerazione le 12 città metropolitane d’Italia e i Comuni al di sopra dei 100mila abitanti.

Uno dei nodi da sciogliere, però, riguarda la catalogazione della povertà: un conto è quando è assoluta, un altro quando è relativa, un altro ancora quella estrema. Nel primo caso, si vive al di sotto degli standard minimi, a prescindere dal contesto sociale e geografico dove si vive. La povertà relativa invece tiene conto del contesto in cui vive l’indigente, mentre chi si trova in povertà estrema non ha nemmeno accesso a servizi e assistenza.

“La povertà assoluta viene registrata dall’Istat in base all’indagine condotta annualmente sui consumi delle famiglie”, precisa il presidente Fiopsd, “ma da questa i senza dimora rimangono fuori: di certo tutte le persone in povertà estrema sono anche in povertà assoluta, mentre non è vero il contrario. Fornire i due dati separati servirà anche a calibrare meglio le politiche sulla povertà”.

È questo uno degli obiettivi più ambiziosi della conta degli invisibili: tracciarne un profilo, capire quali sono le loro esigenze per delineare una futura politica di lotta alla povertà. Gli ultimi dati in circolazione risalgono sempre allo studio del ’99 fatto dalla Fondazione Zancan. Dodici anni fa in strada c’erano soprattutto uomini (l’80 percento), di età compresa fra i 28 e i 47 anni e divisi a metà fra italiani e stranieri. Molto probabilmente, il quadro che verrà delineato ora sarà molto diverso.

La seconda parte di “Dai un volto agli invisibili” durerà un mese, dal 20 novembre al 20 dicembre. Trenta giorni in cui i ricercatori faranno 5.500 interviste per conoscere dove dorme e cosa mangia di solito un senza dimora nel corso di una settimana qualsiasi.