Parole che aprono un varco

Doranna Lupi
Gruppo Donne della Cdb di Pinerolo (To)

Le parole a volte hanno un effetto sbloccante. Possono far luce e aiutare i pensieri già pensati a fluire con ordine e soddisfazione, aprendo un varco.

Nell’intervista a Luisa Muraro curata da Mira Furlani , apparsa su questo sito recentemente, alla domanda “esistono mediazioni capaci di togliere capacità simbolica all’attuale cultura maschile della rappresentanza..” Luisa risponde : ”non mi piace l’espressione togliere capacità simbolica. La potenza simbolica non è mai una minaccia”.

Mi pare qui di capire che non si debba confondere la capacità simbolica e la sua potenza con il dominio e il potere esercitati in una dimensione di mancanza e disequilibrio propri di un ordine simbolico dominante, che ha escluso e derubato il meglio del simbolico femminile, con l’unico effetto di un grave impoverimento per donne e uomini.

Credo pertanto che non possa essere che vantaggioso, per noi donne, volgerci con animo pacificato alle migliori espressioni della potenza simbolica maschile, che non sono certo mancate e di cui anche noi abbiamo potuto arricchirci.

Penso all’arte, ai progressi di una scienza e di una tecnica capaci di stare al servizio di tutte/i e pure alle religioni nelle loro più alte espressioni. Quindi di questa potenza simbolica noi dobbiamo guardare al meglio e dobbiamo amare questo meglio, perché ci fa bene e fa bene anche agli uomini.

Dobbiamo anzi augurarci che loro stessi amino il loro meglio, la loro potenza senza potere, la loro fede senza paura e che vadano, come dice Luisa nel “Dio delle donne”, per il mondo incinti del loro meglio, oppure, come Elisabetta che va incontro a Maria, che vadano incontro al mondo e vedano che è incinto del suo meglio.

La cosa preoccupante è quando questo non accade ! E noi donne ne sappiamo qualcosa.

Alessandra Bocchetti il 13 Febbraio a Roma, apriva il suo straordinario intervento, di fronte ad una piazza gremita, dicendo :”In questo periodo il nostro paese sembra essere governato dalla debolezza degli uomini più che dalla loro capacità. La debolezza degli uomini è sotto gli occhi di tutti.”

Ma, a fronte di questa debolezza, nel disastro in cui ci troviamo, si registra una grande assenza. “Non c’è alcuna misura di donna nell’organizzazione della nostra società, nei suoi criteri, nelle sue forme e nei suoi tempi” prosegue la Bocchetti.

E questa “misura” la dobbiamo e la possiamo dare solo noi donne. Perchè non la diamo? Perchè questo simbolico femminile sembra bloccato, spesso libero solo di accedere o omologarsi alla parità con gli uomini?

Luisa Muraro nell’intervista procede affermando che “se l’altro o l’altra mi porta via il necessario per essere me stessa, forse le mediazioni che difettano sono quelle tra me e me, quelle necessarie ad essere e a diventare me stessa”.

E cosa ci fa guadagnare la presa di coscienza personale ? Porci in ascolto profondo dei legami che abbiamo col mondo, partendo da noi e mettendoci in relazione con le altre donne. Un lavoro difficile ma indispensabile, pena l’insignificanza simbolica.

Da più parti viene avanti la coscienza di questa necessità.

Lo ribadiva la Bocchetti nella piazza del 13 Febbraio lanciando un appello accorato per l’urgenza del momento e lo affermava anche la teologa Adriana Valerio nel suo intervento conclusivo, in occasione del convegno di teologia femminista dell’Associazione femminile europea per la ricerca teologica-Afert.

Essa esortava le teologhe a non cercare solo di inventare “parole nuove” bensì di impegnarsi a mettere in atto “pratiche nuove”, ispirandosi a donne che hanno aperto questa strada come l’italiana Ivana Ceresa fondatrice di un “Ordine della Sororità”, nato per “mettere al mondo la chiesa madre”.

Di fronte a uomini che si nutrono del loro meglio, sarà possibile agire senza timore e in libertà il frutto della nostra mediazione tra donne.

Potrà succedere di essere ascoltate con piacere e meraviglia e potrebbe aprirsi un varco da cui può passare molto altro. Anche una possibilità di mediazione tra donne e uomini in presenza su ciò che, invece, appare ad entrambi meno piacevole e buono, non condivisibile.

Ma queste sono le difficoltà di ogni inizio.