Forze Armate: Non c’è nulla da festeggiare!

Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace
Perugia, 3 novembre 2011

Domani è la Festa delle Forze Armate, ma coi tempi che corrono, non c’è proprio nulla da festeggiare. Anzi, è arrivato il tempo di ripensare un’istituzione pubblica che ci costa ventisette miliardi di euro all’anno, che spende male e spreca moltissimo.

Domandiamoci: A che ci serve mantenere 178.600 militari in servizio quando ne impieghiamo al massimo trentamila? Perché accettiamo che nel frattempo la polizia continui ad essere gravemente sotto organico? A che ci serve avere un generale ogni 356 soldati e un maresciallo ogni tre militari in servizio (in tutto 500 generali e 57.000 marescialli)?

A cosa ci servono due portaerei, 131 cacciabombardieri, 400 carri armati e centinaia di altre armi che non potranno e dovranno essere mai utilizzate? Perché vogliamo costringere i giovani a pagare il conto delle armi che stiamo ancora costruendo? Perché continuiamo a mantenere quattromila soldati in Afghanistan quando tutti sanno che dieci anni di guerra non hanno risolto alcun problema?

E ancora (sono le domande puntuali del Generale Fabio Mini): Perché illudiamo i giovani sulle prospettive d’impiego e buttiamo i soldi facendoli giocare alla guerra? Perché arruoliamo volontari per un anno quando abbiamo sempre detto che non basta per addestrare, non basta per mandarli all’estero e uno di loro costa complessivamente come uno in servizio permanente?

Perché continuiamo a reclutare ufficiali e sottufficiali e li promuoviamo come se in futuro dovessimo avere dieci corpi d’armata? Perché diciamo di avere un esubero di marescialli, che comunque sono già addestrati, e una vita operativa futura di pochi anni e li vogliamo rimpiazzare con un ugual numero di sergenti da formare, addestrare e tenere in esubero per i prossimi 40 anni?

Perché avevamo uno “scandalo” di comandi centrali e periferici ridondanti e oggi li abbiamo moltiplicati senza migliorarne l’efficienza? Perché dobbiamo lasciare alla speculazione e all’abusivismo gli immobili militari dai quali sappiamo di non ricavare nulla di significativo? Perché facciamo gravare gli oneri della crisi sul personale e non tocchiamo i contratti esterni, gli appalti, le forniture e gli sprechi?

La risposta a tutte queste (e a molte altre) domande è un atto dovuto a tutti i giovani che non riescono a trovare un lavoro, a chi lo sta perdendo, a chi pur lavorando tantissimo non riesce a vivere dignitosamente, a tutti quelli a cui i tagli del governo stanno rendendo la vita impossibile.

In poche parole: Non possiamo tollerare uno spreco così enorme, non ce lo possiamo più permettere. Dobbiamo programmare un taglio radicale delle spese. Dobbiamo ripensare in che modo e con quali strumenti vogliamo garantire la sicurezza del nostro Paese e dell’Europa. E’ un dovere improrogabile!

PS. Domani, 4 novembre, ricordiamo le vittime innocenti di tutte le guerre e di tutte le nazionalità, dai seicentocinquantamila italiani che sono stati ammazzati “nell’inutile strage” della Prima Guerra Mondiale ai quarantacinque militari italiani che hanno perso la vita in Afghanistan, i feriti, i mutilati, gli invalidi e tutti i loro familiari. Con questo spirito oggi rinnoviamo il triplice appello di Assisi: Mai più guerra! Mai più terrorismo! Mai più violenza!

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Per la festa del 4 Novembre si evitino sprechi di denaro ed esibizione di armi da guerra, veri strumenti di morte

Rete Italiana per il Disarmo

In occasione delle celebrazioni del 4 novembre – “Giorno dell’Unità Nazionale e la Giornata delle Forze Armate” – si evitino inutili sprechi di denaro, sponsorizzazioni inopportune e, soprattutto, l’esibizione e l’accesso ai minori alle armi da guerra”.

Lo chiede la Rete Italiana per il Disarmo ricordando che oggi – anniversario della fine di quella guerra che in quei giorni papa Benedetto XV definì chiaramente come “orrenda carneficina” e “inutile strage” – in una situazione di forte precarietà per moltissime famiglie italiane e di effettiva povertà per oltre 8 milioni di cittadini ogni sfarzo e spreco dello Stato è uno schiaffo alla dignità delle persone soprattutto dei più giovani.

In particolare la Rete Italiana per il Disarmo (coordinamento che raggruppa oltre 30 associazioni della società civile attive su questi temi) si riferisce all’esposizione di materiali e mezzi delle Forze Armate e della Guardia di Finanza promossa dal Ministero della Difesa al Circo Massimo a Roma dal 4 al 6 novembre.

Come riportano le agenzie di stampa, in mostra su uno spazio di 50mila metri quadrati al Circo Massim, saranno esposti mezzi e tecnologie usate da Esercito, Aeronautica, Marina, Guardia di Finanza e Carabinieri: gli armamenti in dotazione ai soldati, un carro armato Ariete, il blindo Centauro, diversi aerei da bombardamento e caccia come l’Eurofighter, il Tornado, l’Amx e il super-caccia F-35, elicotteri da guerra e da trasporto come il CH47 e ancora tanti altri mezzi di natura militare.

Proprio sul caccia F-35 Joint Strike Fighter è attiva una campagna di pressione di Rete Disarmo, Sbilanciamoci e Tavola della Pace per chiedere il non acquisto dei 130 caccia previsti da parte del nostro paese (al costo complessivo di solo acquisto di 17 miliardi).

“Malgrado la forte crisi economica che sta attraversando il Paese e le manovre lacrime e sangue che si susseguono per tentare di ripianare il nostro debito pubblico il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, sembra non riesca a rinunciare a sperperare denaro pubblico per iniziative propagandistiche come quella prevista per il 4 novembre al Circo Massimo a Roma” – dichiara Maurizio Simoncelli Vicepresidente dell’Istituto di ricerca Archivio Disarmo.

“Il Ministro La Russa – chiede Riccardo Troisi di Reorient – dovrebbe piuttosto dire ai cittadini quanto ci è costato mobilitare per decine di giorni centinaia di militari, lo spostamento dei mezzi e l’allestimento della mostra statica”.

Nonostante le rassicurazioni del Ministro della Difesa sul “costo zero” dell’iniziativa sponsorizzata dall’Eni, le associazioni della Rete Disarmo denunciano oltre all’inutilità dell’evento, il singolare sostegno economico da parte dell’azienda di Stato. “Appare evidente – continua Troisi – che data la ristrettezza economica che colpisce il bilancio dello Stato, il Ministero della Difesa inizi a far battere cassa a quelle multinazionali come l’Eni che dall’Iraq alla Libia hanno fatto e faranno profitti sul petrolio anche grazie alle operazioni belliche condotte dalla nostre forze militari a salvaguardia dei cosiddetti “interessi nazionali”.

“Viene da chiedersi – aggiunge Giulio Marcon di Sbilanciamoci! – come mai il Sindaco di Roma abbia autorizzato una manifestazione così invasiva per la città, dopo tutti i suoi proclami contro tutte le manifestazioni in programma in questo periodo e la Sovrintendenza abbia autorizzato la deposizione di elicotteri e carri armati (e anche di cacciabombardieri!) su un’area archeologica di pregio così alto e di grande valenza simbolica”.

“In verità è l’ennesima caso in cui spazi pubblici di rilevanza cittadina come i Fori o il Circo Massimo vengono utilizzati come vetrina per il business armiero, dando la possibilità di mettere in bella mostra i pezzi pregiati della nostra industria bellica” – conclude Marcon.

Rete Italiana per il Disarmo chiede perciò al Comune di “ritirare l’autorizzazione concessa e alla Difesa e di annullare l’assurda manifestazione”.

“Se anche la manifestazione si dovesse svolgere ugualmente – dichiara Massimo Paolicelli, presidente dell’Associazione Obiettori Nonviolenti – chiediamo che non sia permesso a minori di salire sui mezzi militari ed imbracciare le armi come se fossero giocattoli. Riteniamo questo modo di fare – che abbiamo potuto osservare gli scorsi anni – estremamente diseducativo e pericoloso: nessun genitore sano di mente insegna ai propri figli ad imbracciare armi”.

La Rete Disarmo si fa promotrice di una visita archeologica al Circo Massimo, sabato mattina 5 novembre alle 10.30 per illustrare con una proiezione immaginaria e creativa una vista guidata per turisti del quarto millennio attraverso una delle maggiori esposizioni di archeologia militare dei primi decenni del duemila, ai tempi della grande crisi.

La Rete Italiana Disarmo è composta da:
ACLI – Agenzia per la Pace Sondrio – Amnesty International – Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo – ARCI – ARCI Servizio Civile – Associazione Obiettori Nonviolenti – Associazione Papa Giovanni XXIII – Associazione per la Pace – ATTAC – Beati i costruttori di Pace – Campagna Italiana contro le Mine – Campagna OSM-DPN – Centro Studi Difesa Civile – Conferenza degli Istituti Missionari in Italia – Coordinamento Comasco per la Pace – FIM-Cisl – FIOM-Cgil – Fondazione Culturale Responsabilità Etica – Gruppo Abele – ICS – Libera – Mani Tese – Movimento Internazionale della Riconciliazione – Movimento Nonviolento – OPAL – OSCAR Ires Toscana – Pax Christi – PeaceLink – Rete di Lilliput – Rete Radiè Resch – Traduttori per la Pace – Un ponte per…