A sinistra: tentazioni di “nuova laicità” di M.Vigli

Marcello Vigli
www.italialaica.it

03.11.2011 – La casa brucia e non è privo d’importanza sapere quali sono le forze in campo con cui allearsi per spegnere l’incendio. Si sta ristrutturando il sistema di governo del pianeta con la crisi del primato dell’Occidente, l’Unione europea scricchiola, la speculazione finanziaria profitta della debolezza dei governi e della politica, il sistema Italia è alla vigilia del collasso e quattro rappresentanti dell’intellettualità di formazione marxista, Sorbi, Barcellona, Tronti, e Vacca, in una lettera L’emergenza antropologica: per una nuova alleanza, pubblicata sull’Avvenire, favoleggiano di una possibilità di collaborazione fra la Chiesa italiana e il Partito democratico per concorrere a prospettare soluzioni efficaci della crisi attuale.

Per di più Il terreno comune è la definizione della nuova laicità, che nelle parole del segretario del Pd muove dal riconoscimento della rilevanza pubblica delle fedi religiose e nel magistero della Chiesa da una visione positiva della modernità, fondata sull’alleanza di fede e ragione

Giungono a questa conclusione dopo aver letto la prolusione del cardinale Bagnasco alla riunione del Consiglio permanente della Cei e la propongono alla vigilia dell’incontro dei cattolici a Todi. Non è certo che, se fossero stati più attenti nella lettura di quella e avessero atteso lo svolgimento di questo, i quattro non avrebbero scritto la lettera è certo che ad ispirarla ha contribuito l’errata concezione che sia necessario scoprire una “nuova” laicità.

Il riconoscimento della rilevanza pubblica delle fedi religiose, che pure fa giustizia della pretesa di ridurre le religioni a fatto privato e di negare diritto di parola alle organizzazioni che le rappresentano, ma non evidenzia che tale rilevanza pubblica non dà diritto a rapporti privilegiati con le pubbliche istituzioni

Esistono certo una dimensione pubblica della religione e il diritto alla parola della Chiesa cattolica, ma il vero problema è se ad esse le istituzioni debbono riconoscere una specificità rispetto a tutte le altre ideologie, orientamenti culturali e relative organizzazioni, specie dopo che perfino gli Accordi di Palazzo Madama riconoscono che la cattolica non è la religione dello Stato.

Ogni interlocuzione con la gerarchia cattolica sui rischi attuali della nazione italiana: la tenuta della sua unità, la “sostanza etica” del regime democratico diventa perciò equivoca se non si sciolgono i legami imposti dall’attuale regime concordatario che, fra l’altro, le conferisce un potere all’interno della stessa comunità ecclesiale, che il Concilio Vaticano II aveva ampiamente ridimensionato.

Con la chiesa non si può essere ingenui. Essa spesso è saggia, ma è indebolita da forti pretese e astuzie. Dove trova terreno propizio ara, si impianta e pretende dettar legge. È il caso soprattutto dell’Italia, scrive Vittorino Merinas nell’articolo La nuova laicità, pubblicato in Nuova Società e reperibile su questo stesso sito.

Ovviamente non si chiede di porre nel programma di un partito, che si vuole composto da credenti e da non credenti, la lotta anticoncordataria, ma si deve almeno pretendere dai suoi iscritti, oltre che dal suo gruppo dirigente, l’impegno a battersi, pur nel quadro dell’anomalia imposta dal Concordato craxiano, per la laicità delle istituzioni senza cedere alla tentazione di porsi in concorrenza con i cattolici militanti nel Popolo della Libertà. Questi si sono offerti per promuovere in questi mesi la riconciliazione e il confronto tra tutti coloro che sono separati in Italia e uniti, guarda caso, in Europa sotto le insegne del Partito popolare europeo e a realizzare una stagione costituente, capace di ridare slancio al nostro stare insieme, nasce insomma non da “ammucchiate” consociative, ma dalla proposta di un soggetto politico attore a pieno titolo di una visione dell’Europa corrispondente al progetto ideale dei padri fondatori. Lo propongono Mario Mauro, Maurizio Lupi, Raffaele Fitto, Franco Frattini, Maurizio Gasparri, Mariastella Gelmini, Alfredo Mantovano, Gaetano Quagliariello, Eugenia Roccella, Maurizio Sacconi, Antonio Tajani a partire dalla premessa che Se davvero Berlusconi è l’origine di tutti i mali, tutti noi cattolici militanti nel Popolo della Libertà altro non siamo che complici risibili e inerti.

Propongono di ricostituire l’unità dei cattolici senza mettere in discussione il valore della stagione dei governi di Berlusconi pronti a perpetuare quell’impegno concreto e testardo dei cattolici per la difesa di questi principi (i “valori non negoziabili”), perché vanno oltre la nostra volontà, ma sono l’immagine stessa di Dio impressa in ogni uomo… Non farlo sarebbe ignavia, ma anche un affronto per la democrazia.

Così ha sentenziato mons. Fisichella in un dibattito con Bersani il 20 ottobre.

Un affronto per la democrazia è al contrario pretendere che valori e principi di una parte della società, che si proclama depositaria della Verità, siano tradotti in leggi perché conformi a natura, come è stato confermato all’incontro di Todi convocato per indicare ai cattolici la via da seguire nella stagione del post berlusconismo.

Non sembra possibile costruire alleanze con la gerarchia cattolica per individuare soluzioni efficaci della crisi attuale senza essere tentati di avviarsi su tale via entrando in concorrenza con chi non si pone neppure il problema di definire una nuova laicità.

Per di più l’incontro di Todi, pur se introdotto dal Presidente della conferenza episcopale, fatto anomalo e impensabile in altri paesi a maggioranza cattolici, non può essere considerato un’assemblea rappresentativa dell’intera comunità ecclesiale italiana, al cui interno i tanti “cattolici adulti” hanno imparato a declinare il loro rapporto con la politica alla luce della ragione e secondo la loro coscienza ispirata al messaggio evangelico e non alle encicliche pontificie.

Di questa complessità dovrebbero tener conto quanti, ipotizzando un’alleanza fra uomini e donne, credenti e non credenti, religioni e politica, coltivano colpevole nostalgia per una strategia che, all’insegna del Dialogo fra cattolici e comunisti o del Compromesso storico, ha impedito che a sinistra si affermasse la cultura della laicità.

Forse potrebbe giovare loro una più attenta rivisitazione del percorso ecclesiale e politico che ha portato Enzo Mazzi della Comunità cristiana di base dell’Isolotto, morto due settimane fa, a scoprire e praticare la laicità, senza aggettivi, e a vivere, senza compromessi, la politica come strumento per l’affermazione della giustizia.