Spagna, 20 novembre: Vince la destra di Rajoy. Anzi, perdono i socialisti

Angelo Miotto
www.peacereporter.net

Maggioranza assoluta per il Partido popular. Ma i suoi elettori sono gli stessi del 2008. I socialisti ne hanno persi, invece, oltre quattro milioni. Torna Izquierda Unida, Convergencia i uniò supera i socialisti in Catalogna, Amaiur debutta in grande

Ha vinto Mariano Rajoy. Ma la notizia sta nella débacle socialista. Rajoy ha vinto più di José Maria Aznar, che lo volle come candidato alla sua successione nel 2004, quando cominciò, invece, l’era Zapatero.

Una maggioranza assoluta: 186 seggi contro i 110 dei socialisti capitanati dall’esperto Alfredo Perez Rubalcaba, che non è riuscito nell’impossibile impresa di rivoltare un risultato già scritto da mesi.

In un rapido sguardo, al di là della destra e dei socialisti, risorge Izquierda Unida, si conferma positivamente Convergencia i uniò catalana, debutta con un enorme successo la coalizione basca indipendentista Amaiur, che strappa sette seggi, ben due di più rispetto al partito nazionalista basco, Union Progreso y democracia (Rosa Diez) si afferma con un rapporto fra elettori e seggi che la mortifica, ma questa è la particolare legge elettorale spagnola. E gli indignati? Ne parliamo qui sotto, o almeno proponiamo delle ipotesi, perché i flussi elettorali non sono cose da cronaca spiccia.

Ci sono almeno quattro fatti molto importanti dentro il voto del 20 novembre degli spagnoli.

Il primo: i numeri dei votanti, per capire che cosa sia avvenuto in questo trionfo del Partito popolare. Ebbene, i votanti della destra si sono mostrati, semplicemente, fedeli. Fra il 2008 e il 2011 Rajoy intasca una maggioranza senza precedenti prendendo ‘solo’ cinquecentomila voti in più (nel 2008 ne aveva totalizzati 10milioni e duecentomila).

Il Partito socialista, da 11 milioni e rotti ha subito una voragine di 4 milioni e trecentomila voti. Un dato che ha dell’incredibile. Restando sui numeri: Convergencia i uniò aumenta di 300mila, Union progreso y democracia di 800.000, Amaiur – la coalizione basca indipendentista – debutta con 333mila voti e sette seggi.

Secondo fatto. Risorge Izquiera unida. Cayo Lara, coordinatore del partito è riuscito – grazie alla crisi – a riportare la formazione di sinistra da due a ben 11 seggi, con un saldo positivo di + 700mila votanti. Un grande successo che permetterà a Izquierda unida di tornare a fare gruppo parlamentare.

Terzo fatto. Amaiur, coalizione per la prima volta alle politiche, ha fatto centro. I baschi di una variegata sinistra indipendentista sono riusciti a sopravanzare i democristiani più vecchi d’Europa, il partito nazionalista basco, che si è fermato a cinque seggi, mentre Amaiur ne ha conquistati 7. E, al di là dei numeri del parlamento nazionale spagnolo, l’effetto del voto nelle provincie basche è dirompente: Amaiur e Partito nazionalista basco farebbero in questo momento oltre il 50 per cento del voto espresso sul territorio. Il presidente della regione, il socialista Lopez, è avvisato.

Il tema basco, poi, è quello che toccherà più da vicino il nuovo governo che sarà in prima linea sulla crisi, ma anche sul processo di dialogo da aprire dopo le dichiarazioni di cessazione di attività di Eta.

Il quarto fatto, infine. Il voto, o non voto indignato. Appare poco nei titoloni delle pagine on line che seguono minuto dopo minuto lo spoglio. Eppure il tema è rovente. L’astensione è cresciuta di oltre il 3 per cento rispetto a tre anni e mezzo fa. Il voto non valido è cresciuto del doppio, in percentuale, rispetto al voto precedente: dallo 0,64 percento del 2008, fino all’1.25.

Lì c’è sicuramente una parte del non voto indignato. Come è facile sospettare che la quintuplicazione dell’elettorato di Izquierda unida sia legato all’affondamento del partito socialista. Rubalcaba ha chiesto a Zapatero un congresso. In tempi rapidi, ma ordinario.

Da oggi tocca a Rajoy. Chissà quale sorpresa gli riserveranno i grafici di lunedì 21 nel conteggio dello spread sui titoli di stato. Notte di festa, ma come hanno sottolineato tutti i dirigenti del partito vincitore, da domattina ognuno al proprio posto.