Uganda, la guerra che conviene

Alberto Tundo
www.peacereporter.net

Da oltre 20 anni Kampala tenta di sgominare il Lord’s Resistance Army, senza risultati. Il giornalista americano Peter Eichstaedt, uno dei massimi conoscitori della brutale milizia guidata da Joseph Kony, spiega perché

Il governo americano ha deciso di recente di inviare forze speciali per aiutare l’Uganda a sconfiggere il Lord’s Resistance Army. Come spiega il timing di questa mossa? Washington non dovrebbe avere altre priorità in questo momento?
Il presidente Barack Obama ha inviato consiglieri militari in Uganda come conseguenza dell’atto approvato dal Congresso e che lui ha firmato. La legge prevede che gli Stati Uniti forniscano supporto ai governi della regione impegnati nella lotta contro Joseph Kony e il suo Lord’s Resistance Army. I consiglieri non sono equipaggiati per il combattimento, anche se resta il fatto che sono tutti pronti a entrare in azione, che è una condizione permanente, non importa dove si trovino. Questa è la seconda volta che gli Stati Uniti mandano militari in Uganda per aiutare l’esercito ugandese a catturare o uccidere Kony. La prima volta, nel 2008, fu sotto la presidenza di G.W Bush. In quell’occasione, aiutarono gli ugandesi a preparare un attacco contro il campo di Kony nel nord del Congo. L’assistenza includeva un milione di dollari per logistica e rifornimenti. L’attacco fallì perché venne rinviato e Kony ricevette una soffiata che permise a lui e al suo esercito di dileguarsi. Ma dal momento che continua ad uccidere, stuprare, saccheggiare nella regione che segna il confine tra il Sud Sudan, l’Uganda, la Repubblica democratica del Congo e la Repubblica Centrafricana, gruppi di attivisti hanno convinto il Congresso americano a ribadire lo sforzo per aiutare l’Uganda e questi Paesi a continuare a dare la caccia a Kony.

Quali sono gli interessi americani nell’area e come questa decisione li tutela?
Gli interessi degli Stati Uniti sono legati alla crescita della minaccia terroristica in alcune remote regioni del Nordafrica. Un gruppo africano affiliato ad al Qaeda è attivo al momento nelle regioni desertiche e gli operativi americani stanno dando la caccia a questi elementi perché non mettano radici nell’area. Molti sostengono che gli Usa puntino soprattutto a risorse naturali, petrolio incluso, ma io non credo. Credo che siano molto più interessati alla sicurezza e alla lotta al terrorismo. Il 25 per cento del petrolio che ricevono gli Stati Uniti arriva dalla Nigeria e così gli Usa non hanno bisogno di altro greggio dall’Uganda, tanto più che le capacità estrattive di quest’ultimo sono ancora tutte da sviluppare. Se ce n’è uno, l’interesse americano è quello di liquidare la minaccia terroristica che sta crescendo in Africa.

Lei è uno dei pochi autori che abbia fatto ricerca e scritto dell’Lra: quali sono la struttura, i metodi e gli obiettivi di questa formazione?
La risposta più semplice a questa domanda è che uccidere, saccheggiare e rapire è tutto ciò chel’Lra sa fare. Proprio per questo, loro continuano a farlo. Dopo che nel 2006 lasciarono il nord dell’Uganda, rimasero tranquilli per un paio d’anni. Ma poi Kony non firmò il terzo trattato di pace nel 2008 e così la caccia al suo gruppo è ricominciata e lui ha risposto con carneficine che hanno fatto oltre mille morti. Quando Kony era in Uganda, giusitificava l’attività della sua formazione con la lotta al governo ugandese, rovesciarlo era la sua ragione d’essere. Ma lasciando il Paese ha perso questa scusa. In questo modo Kony e i suoi hanno mostrato chi sono davvero: un gruppo di feroci assassini.

A proposito di Kampala, nel suo blog ha messo in discussione la reale determinazione ugandese di neutralizzare una volta per tutte il problema dell’Lra. In effetti è strano che in oltre 20 anni un potente apparato militare non sia riuscito in questa impresa. Conferma questo scetticismo?
Resto convinto che l’Uganda, che ha uno dei più forti eserciti africani, poteva catturare e uccidere Kony in qualsiasi momento avesse voluto. Ma l’esercito non vuole. Perché? Perché al presidente Yoweri Museveni fa comodo che Kony continui a vivere e operare, visto che ciò gli consente di chiedere alla comunità internazionale milioni di dollari in aiuti militari. La maggior parte dei fondi vengono stornati dal governo e dagli ufficiali di alto rango e ben poco degli stanziamenti viene usato per il suo scopo principale. Cionostante, la comunità internazionale continua a dare soldi all’Uganda e così finge di contribuire alla cattura di Kony e allo smantellamento dell’Lra. Ma la verità è che non le interessa davvero se Kony sarà catturato o no. Un altro fattore importante è che l’Uganda fornisce la quasi totalità delle truppe che l’Unione Africana schiera a Mogadiscio, in Somalia. Questo fa sì che non debbano muoversi gli Usa, che si sdebitano fornendo all’Uganda ingenti aiuti. L’invio di consiglieri è parte della ricompensa.