L’acqua è in movimento e non torna mai indietro

Marco Bersani
Attac Italia

Con la riuscitissima manifestazione nazionale del 26 novembre scorso, il popolo dell’acqua ha segnato un importante punto politico.

Sappiamo tutti che non era facile, per diversi motivi : il fallimento della giornata del 15 ottobre, la fine del governo Berlusconi, l’esclusivo e ossessivo accento sulla triade crisi/debito/rigore, potevano costituire un cocktail che, unito all’attacco diretto dei poteri forti contro il risultato referendario, avrebbe potuto sfiduciare qualsiasi tentativo di ripresa della mobilitazione.

Così non è stato, e le diverse decine di migliaia di donne e uomini che, da ogni parte d’Italia, sono giunte a Roma, hanno colorato le strade di allegria e determinazione, di creatività e consapevolezza.

Il movimento per l’acqua c’è e indietro non si torna.

Questo hanno detto tutte quelle donne e quegli uomini, marcando una persistenza che segnala quanto l’esperienza della lotta per la riappropriazione sociale dell’acqua, dei beni comuni e della democrazia sia consolidata, nei cuori e nelle menti delle persone, dentro i territori e a livello nazionale.

Ma la piazza del 26 novembre ha anche dimostrato l’autonomia del movimento per l’acqua.

Un movimento che, avendo chiari i propri obiettivi e un comune linguaggio della trasformazione sociale, mantiene alta la propria capacità di mobilitazione, non cedendo all’illusione che l’uscita dalla crisi possa avvenire attraverso i cambiamenti del quadro politico-istituzionale, bensì con la forte consapevolezza che solo una società in movimento potrà determinare un altro futuro per tutte e tutti.

E’ questo che temono i poteri forti : quei poteri che, dopo aver annunciato per anni “privato è bello”, oggi, dopo lo straordinario risultato referendario, sono costretti a dire “privato è obbligatorio”. Devono imporre, perché non possono più convincere.

Ma il re è nudo e tutti se ne sono accorti. E, con la manifestazione nazionale del 26 scorso, il popolo dell’acqua ha lanciato la sua prossima campagna.

Sarà “obbedienza civile” in tutti i territori per ottenere direttamente ciò che con il referendum tutte e tutti abbiamo deciso : la fine dei profitti sull’acqua, il pagamento delle tariffe così come determinato dal voto del popolo italiano.

Una nuova stagione di partecipazione diretta e diffusa che metterà in campo le stesse energie che hanno prodotto la stagione referendaria e che proporranno a tutte le donne e gli uomini del Paese di prendere direttamente in mano il proprio destino, riappropriandosi dell’acqua e di tutto ciò che a tutte e tutti appartiene.

Contemporaneamente, partirà una mobilitazione diffusa per chiedere ad ogni ente locale di procedere alla ripubblicizzazione del servizio idrico e alla sua gestione partecipativa.

La città di Napoli ha dimostrato come tutto ciò sia possibile, ora saranno gli amministratori di ogni Comune a dover scegliere da che parte stare, se tornare ad essere i garanti dei beni comuni delle popolazioni o continuare ad essere gli alfieri delle banche e dei capitali finanziari.

Perché a chi ogni giorno continua a ricordarci le “esigenze” dei mercati, noi da anni e in ogni territorio continuiamo a ripetere “Si scrive acqua, si legge democrazia” .

Ne facciano adeguato oggetto di studio, i professori al governo.