Sulla natura dei diritti di L.Bifulco

Luca Bifulco
Cdb Cassano – Napoli

Attraverso i concetti e la capacità di imporre la propria definizione della realtà passa la strutturazione e la legittimazione delle disuguaglianze materiali e del potere.

Nella puntata de “L’infedele” del 05 dicembre Eugenio Scalfari sosteneva che il vitalizio che ex parlamentari già percepiscono entra nel novero dei diritti acquisiti.

Ora, vedere il concetto di “diritto acquisito” svilito alla sola percezione di denaro in atto è mortificante. C’è urgenza di interrogarsi sulla natura dei diritti.

Una persona che è alle soglie della pensione, ha un evidente progetto di vita maturato negli anni, e ora – dalla sera alla mattina – vede il suo progetto stravolto (all’improvviso si trova, in virtù di una gradualità minima se non fittizia, a lavorare tanti anni in più) non può pensare che sia stato violato un diritto acquisito in un’intera biografia?

Ripetiamo, il diritto è tale solo in virtù della continuità di riscossione del denaro? E, se è questo il principio, perché lo stesso Scalfari sostiene che il sistema pensionistico retributivo è un privilegio mentre un vitalizio per pochi anni di impiego parlamentare è un diritto?

Ritrovarsi in pensione con una remunerazione nettamente inferiore all’ultimo stipendio, dover stravolgere la propria esistenza e il proprio stile di vita (soprattutto per i ceti medio-bassi, quelli alti potrebbero risentirne relativamente… sebbene il principio sia lo stesso) non sembra una forma di negazione quanto meno fastidiosa in uno Stato occidentale moderno?

Di esempi simili potremmo farne tanti. Rimane il fatto: l’uso parziale, di comodo dei concetti è l’anticamera della sopraffazione.

Avere il potere di decidere ed imporre nei fatti cosa sia un privilegio e cosa un diritto vuol dire disporre dei mezzi per perpetrare iniquità e forme di dominio, spesso in maniera sottile, nascosta e ambigua.