Cittadinanza e nuovi diritti, così si ferma la deriva razzista

Liliana Ocmin
Europa, 22 dicembre 2011

I recenti fatti di Firenze e di Torino hanno riportato al centro dell’attenzione la grande sfida dell’integrazione nell’attuale società interetnica in cui viviamo. In questo senso, è terribile che il ritorno sulla scena di una delle grandi sfide del nostro tempo sia frutto di una cronaca xenofoba e omicida che ci costringe a ragionare di nuovo in un quadro in cui la razionalità sembra perdersi nel ventre silenzioso dell’avversione e del pregiudizio.

Di fronte all’insorgere di così gravi forme di razzismo, abbiamo il dovere di fare quadrato e respingere ogni forma di violenza come premessa essenziale per la pacifica e civile convivenza. Il rischio più grande da scongiurare è che si possa cadere nelle strumentalizzazioni come, purtroppo, rischiano di apparire le manifestazioni dei giorni passati.

Come Cisl, di fronte all’immigrazione abbiamo intrapreso un concreto percorso di superamento del bipolarismo culturale che vede, da una parte, chi esprime chiusura e rifiuto e dall’altra, invece, chi, fatalisticamente, legge il fenomeno migratorio come evento governabile solo attraverso la lente dell’accoglienza indiscriminata.

Per fermare la deriva razzista e xenofoba non è sufficiente l’indignazione, ma servono risposte forti, di rigore e di accoglienza, di riconoscimento dei diritti e di rispetto dei doveri. L’integrazione è un processo complesso che ha bisogno di un’azione congiunta su più fronti: culturale, normativo, sociale.

Ecco perché, ora più che mai, il tema del diritto di cittadinanza, a nostro avviso, può costituire il banco di prova di un approccio più responsabile e dialogante.

La Cisl è favorevole ad un intervento graduale, in grado di costituire una sperimentazione vincente, lo strumento più efficace di de-ideologizzazione del confronto. Dobbiamo togliere ogni impronta ideologica allo ius soli, focalizzando l’attenzione sulla centralità dell’integrazione dei giovani e dei bambini immigrati, in modo tale che essi possano rappresentare, nel tempo, i “precettori” di una esperienza capace di contaminare positivamente l’intera società. In parallelo, occorre lavorare anche su altri versanti.

Ad esempio quello della promozione dei diritti delle donne che rappresentano non solo l’anello forte dell’integrazione sociale e culturale ma anche il ponte che consente agli immigrati di vivere l’integrazione in forme armoniche e collaborative.

Ma per portare a termine con successo questa sfida dobbiamo tutti assumerci le nostre responsabilità, ricordando sempre che le parole sono pietre e che la polarizzazione del tema immigrazione non fa altro che riproporne i contenuti in termini che possono essere percepiti come una sorta di spartiacque tra la ragione e il torto. Abbiamo un estremo bisogno di moderazione e di buonsenso, virtù essenziali in questa particolare fase storica del nostro paese scandita da una crisi profonda e da misure di risanamento che rischiano di minare la coesione sociale.

Bisogna agire con cautela, consapevoli, come siamo, che se entra in crisi il patto sociale su cui si fonda la nostra vita individuale e collettiva torneranno in circolo pulsioni e paure che possono trovare nell’immigrato un capro espiatorio facile ed indifeso.

Firenze e Torino ci parlano di questo. Come Cisl siamo pronti a fare la nostra parte, immaginando una governance condivisa dei fenomeni migratori e dell’integrazione sociale e culturale, così come auspicato anche dal ministro Riccardi.

È una sfida che possiamo vincere solo se avremo dalla nostra parte la grande maggioranza degli italiani e se anche a loro sapremo dare risposte rispettose e rassicuranti.