Perché, Paola?

Letizia Santoni
www.eilmensile.it, 9 gennaio 2012

Lettera aperta a Paola Severino ministro di Grazia e Giustizia della Repubblica Italiana
di Letizia Santoni, dal 2007 volontaria dell’Associazione Pantagruel

“Che faccia fare. E io, che faccia faccio? Che faccia si può fare o forse si deve fare quando si prova ad affrontare un argomento così grande e terribile come la guerra?”

Sono giorni che ho in mente di scriverle, volevo farlo con la testa ma credo che oggi, dopo l’ennesimo suicidio nelle nostre carceri italiane, nel “mio” carcere fiorentino di Sollicciano, non riuscirò ad usare la testa ma solo anima e pancia.

Si Paola, avevo deciso di leggermi la tua biografia, di capire che eri e da dove arrivi. Prendere in mano dati, numeri, sentenze, leggi ed usarli per farle presente il punto di vista di una volontaria che dall’agosto 2007, quasi ogni sabato, varca quel maledetto cancello, supera i controlli ed i metal dedector per passare uno dei due giorni liberi della sua settimana lavorativa in mezzo a quell’umanità che si trova costretta nel carcere di Sollicciano.

Ma oggi è successa una cosa che mi ha fatto abbandonare l’iniziale, razionale, idea ed eccomi qui con un dolore ed una rabbia che mi spaccano dentro.

Oggi per me doveva essere giorno di vacanza dalla galera ma di prima mattina un sms di un’amica-volontaria mi ha svegliata: “non ci fanno entrare al giudiziario, pare ci sia stato un tentativo di suicidio” Subito partono le telefonate per capire se e quanto la notizia fosse vera.

Di poco fa le notizie di “radio carcere” che, se corrette e confermate dalla struttura, parlano di un ragazzo italiano, di 33 anni, che “viveva” nella prima sezione del giudiziario e che questa mattina avrebbe dovuto incontrare i suoi familiari per un colloquio. La mia “radio carcere” è un agente di polizia penitenziaria che montava di servizio nel pomeriggio e che io avevo contattato telefonicamente questa mattina, allarmata dal messaggio e dalle telefonate ricevute.

Ed è stata proprio la telefonata con questo agente che mi ha spinta a scriverti subito, di getto.
E’ stato il tono della sua voce, il dolore che passava attaverso il telefono, le sue riflessioni che sono anche le mie, le nostre di volontari. E’ stato sentire questa condivisione totale sulla situazione che tutti i reclusi: detenuti, agenti, operatori vivono da anni. Esasperazione ed impotenza, abbandono e dolore.

“Non ci sono soldi, questo è uno dei problemi primari. Pensa che manca la carta igienica ed a volte la porto in sezione, nelle celle, togliendola dal nostro bagno, tanto noi se dobbiamo andare in bagno possiamo prendere quella che abbiamo nelle nostre stanze. Stessa cosa con le lampadine, lo so che non dovrei farlo ma a volte stanno così tanto tempo senza una lampadina che non riesco a non procurargliela di nascosto.

La notte controlliamo le celle dei detenuti che sono sotto osservazione, che possono avere problemi. Quando lo facciamo non entriamo in cella, guardiamo dal blindo ma le materasse sono talmente vecchie che spesso non riusciamo a capire se sul letto c’è il detenuto oppure no, perché ci scompare dentro. Per sicurezza non entriamo nella cella di notte e allora cerchiamo di guardare nella finestrina del bagno per capire se è lì ma a volte loro la tappano con fogli di giornale. Ma come facciamo a lavorare così? Durante i cambio turno ci passiamo le consegne e le ci scambiamo delle sensazioni ma è tutto così difficile, siamo sotto organico e questo è uno dei periodi peggiori perché ci sono le feste e la tv li devasta con tutte quelle luci, la gioia, le famiglie riunite intorno al tavolo imbandito. Invece loro sono qua con quel carrello di ferro che distribuisce cibo immangiabile. Ma come si fa?”

Già, come si fa? Come si fa a vivere in sei in una cella da tre. Come si fa a fare la doccia solo quando c’è l’acqua e, quasi sempre, fredda anche d’inverno. Come si fa a non avere la dotazione che ti permette di lavarti, pulire la cella, andare in bagno perché non ci sono soldi per acquistarla? Come si fa ad elemosinare la carta igenica dal compagno di cella che, fortunato lui, conosce un volontario che gli versa 5 euro sul conto? Come si fa ad usare, di nascosto, il suo spazzolino da denti perché non possiamo permetterci di comprarne uno nostro? Come si fa a stare 22 ore su 24 chiusi dentro una stanza e magari anche senza lampadine. Come si fa ad aspettare ore, a volte giorni, prima di poter prendere un antidolorifico mentre la testa ti scoppia.

Come si fa ad aspettare settimane la visita del dentista che non può curarti una carie ed allora decide che è meglio se ti estrae il dente. Come si fa ad essere sieropositivi, malati di cuore, diabetici, con la necrosi delle anche ed essere chiusi in una cella e non in una stanza di ospedale o in una struttura più adeguata? Come si fa a non sentire la moglie, i figli, i genitori per mesi e mesi solo perché non abbiamo i soldi per fare una telefonata o, peggio, abbiamo i soldi ma non possiamo chiamare perché i familiari hanno solo il cellulare?

Come si fa ad incontrare il proprio educatore solo dopo che sei definitivo ed entri nei termini per i permessi ed allora, nonostante la mancanza di tempo per mancanza di organico, gli educatori sono costretti, dalla tua istanza di permesso premio, a farsi vivi? Come si fa, quando sei lontano dalla tua famiglia perché straniero, a sperare che quella tua domandina riesca ad emergere tra tutte le altre centinaia e rimanga attaccata alle mani di un volontario che trova il tempo per incontrarti e capire quali sono le tue necessità? Come si fa a vivere (?) con la speranza di non essere sempre l’ultimo. Come si fa a vivere da bestie essendo degli esseri umani?

Come si fa a stare in galera perché non abbiamo il permesso di soggiorno, perché siamo tossicodipendenti, perché abbiamo spacciato pochi grammi di schifosissima droga mentre il mondo fuori pullula di veri delinqueti (e per deformazione professionale penso immediatamente alle decine di centinaia di grandi e piccoli evasori fiscali che affossano il nostro sistema economico e sociale godendosi soldi rubati alle tasse – e quindi alla comunità – ad Ibiza piuttosto che a Cortina)?
Come si fa a non modificare SUBITO delle leggi assurde come la Bossi-Fini la Fini-Giovannardi la Cirielli? perché, Paola, non lo può fare il Governo Monti?

E invece si sostiene che dare la possibilità di passare gli ultimi 18 mesi alla detenzione domiciliare svuota le carceri quando le nostre carceri sono piene di stranieri che non hanno la possibilità di un alloggio alternativo alla galera. Quando un’altra importante fetta di detenuti è tossicodipendente e, spesso, abbandonato da famiglie esasperate che non ne vogliono più sapere di loro e i SerT non hanno i soldi sufficienti per trovare strutture di recupero alternative alla detenzione.

Come si fa ad utilizzare milioni di euro per completare le carceri invece di utilizzarli per creare strutture alternative alla carceri stesse? Come si fa a non fare una VERA riforma fiscale che costringa tutti a pagare le tasse perché permette a tutti di detrarsi le spese quotidiane che sosteniamo, invogliandoci a PRETENDERE ricevute e scontrini?

Il Governo Monti ha dovuto prendere provvedimenti immediati in materia di finanze e di pensioni.
perché non sono altrettanto IMMEDIATI i provvedimenti per le carceri? Cos’è che frena, che blocca, che ostruisce dei provvedimenti immediati che diano RISULTATI immediati? Cosa dobbiamo ancora aspettare, noi che viviamo le carceri sotto varie forme e livelli, prima di poter vedere uno sprazzo di luce in questa notte della ragione? Quanti morti ancora, Paola, dovranno assommarsi ai disperati che ci hanno già lasciato?

Pechè il Governo Monti non utilizza i soldi stanziati per la difesa per difenderci veramente?
Perché tanti miliardi spesi per ammazzare bambini in Afganistan, piuttosto che in altre parti del mondo, invece che per salvare vite qua, nel nostro paese? Perché Paola? Perché non utilizzare quei soldi per Ministeri come quello della Salute, delle Politiche Sociali, dell’Ambiente, dei Trasporti, del Lavoro. Utilizzarli per investire sul futuro, quel futuro che se ben gestito darebbe un ritorno di equità e sicurezza sociale che farebbe invidia a tutti i governi precedenti.

Come vorrei Paola poter vedere le SUE lacrime durante una conferenza stampa: lacrime di gioia, non di imbarazzo e di difficoltà come quelle della tua collega Elsa Fornero, lacrime che fossero il risultato di una vittoria nel campo della Giustizia carceraria.

Ho iniziato questa mia valanga di parole con una frase dello spettacolo di Lella Costa “Stanca di guerra”. E’ una delle frasi che, purtroppo, molto spesso mi rimbalzano nella mente quando vivo situazioni nelle quali non so che faccia fare. La voglio lasciare con un altro monologo, con la speranza che tu e molti dei tuoi colleghi troviate il tempo per realizzarlo trascorrendo alcuni dei vostri giorni dentro le nostre carceri, in mezzo a quell’umanità che le popola cercando di sopravvivere anche a sè stessa…. ficcandoci i piedi sopra, appunto, perché anche la morte di quest’ultimo ragazzo recluso, in qualche modo non è accaduta, è stata provocata.

“… Però, visto che si può fare, non è così lontano… Una volta nella vita vai a ficcare i piedi là sopra… E poi ritornaci… Prova a smentirmi, metticela tutta… Prova a fartene una ragione… Ma senza fermarti alla diga, perché non si capisce niente alla diga. Vai avanti fino ai paesi. Poi girati indietro, ficcaci i piedi sopra… Se hai coraggio e voglia, parla con qualcuno… E poi leggi, documentati. Quella che hai sotto i piedi è la seconda più grande frana che sia caduta sul pianeta da quando è apparso l’uomo: la più grossa è caduta in India, nel Pamir, sul tetto del mondo. La seconda nel cuore dell’Europa. E non è caduta. E’ stata provocata.”

Un saluto.