Sulla prostituzione

Lidia Menapace
www.womenews.net

05.02.2012 | Dopo aver commentato la sentenza della Cassazione sugli stupri a carico di minorenni, dicevo: adesso manca solo che qualcuno chieda la riapertura dei casini: finalmente, dopo tante liberalizzazioni, qualcosa di “pubblico” su cui mettere tasse, tanto il denaro non puzza, come ben sapeva l’imperatore Vespasiano, inventore di quegli utili servizi a pagamento che ancora portano il suo nome.

Detto fatto: pochi giorni fa una trasmissione molto seguita e spesso interessante, anche se sempre un po’ maschilista -bonariamente- quella di Corrado Augias sul 3 dopo il tg di mezzogiorno, inopinatamente recensiva un libro sulla prostituzione come fenomeno letterario, tema interessante perchè infatti il fenomeno prostituzione è speso mescolato alla letteratura. Ma Augias attribuisce importanza storica e sociale al testo recensito e questo è molto più discutibile.

Inoltre parla di prostituzione senza dare la parola alle prostitute coscienti di sè, e intervistando -non in studio, ma registrate- solo un gruppo di prostitute tradizionali favorevoli ai casini e ovviamente anche ai protettori, benchè gli stessi siano colpevoli del reato di sfruttamento della prostituzione. Faccio alcuni passi indietro, non senza aver sottolineato che l’unica a non avere avuto risposta è stata una studente liceale, che aveva chiesto come mai una donna può indursi a fare “il mestiere più antico del mondo”, come si suol dire: eppure sarebbe stato facilissimo rispondere che -essendo un mestiere- obbedisce al mercato e alla sua legge fondamentale che si chiama della domanda e dell’offerta.

Questo mestiere non ha nel nostro paese nessuna copertura sindacale come invece in altri. Ma la trasmissione, tutta tenuta con sorrisi che a me sembravano tra compiaciuti e imbarazzati (sono malpensante) è andata nel senso di alludere al fatto che “ormai” sarebbe tempo di andare oltre la legge Merlin e stabilire il diritto di esercitare la prostituzione (diritto che c’è già) ma non affittando due o tre prostitute o una cooperativa di loro un appartamento in un condominio (“con tutto quel passaggio di clienti per le scale!”) e del resto i probi cittadini protestano anche per lo spettacolo sulle strade.

Insomma alla fine veniva indicato come superiore civiltà il quartiere a luci rosse di Amsterdam, uno dei luoghi più tristi che abbia mai visto con le donne in vetrina e la criminalità che gestisce la tratta. Suggerisco di rivolgersi al Comitato per i diritti civili delle prostitute, che ha lottato per liberare le prostitute italiane dai magnaccia e poi si sono accorte che adesso è cominciata la prostituzione delle immigrate, con pieno coinvolgimento della criminalità organizzata. Carla Corso e Pia Covre, che del Comitato sono i nomi più noti, adesso gestiscono servizi notturni di assistenza alle prostitute rispetto ai pericoli che corrono per clienti violenti o che non vogliono sesso protetto e diffonderebbero allegramente l’Aids: tutto ciò va concordato con i Comuni.

Ad esempio si può stabilire che si sta su un marciapiede davanti a un grande supermercato che di notte è chiuso, così i baldi giovinotti che organizzano i “Puttantours” non disturbano col baccano che fanno e nemmeno offendono le coscienze con la vista dele prostitute in attesa: insomma il punto è che non si può nè decidere nè parlare senza riconoscere l’esistenza e i diritti delle prostitute, le quali essendo persone che esercitano un mestiere che non è illegale, hanno diritto di essere riconosciute e interpellate rispetto ai pericoli che corrono e ai bisogni che esprimono.

Quando verrà il tempo in cui i maschi parleranno della loro sessualità e ci spiegheranno alcune aporie, tipo che hanno il raptus sotto la patta e il viagra in tasca e che ci vogliono tanto bene che quando li lasciamo spesso ci uccidono al grido “Senza di te non posso vivere!”. Suicìdati,no?