Il manifesto in liquidazione coatta

Redazione
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Una notizia che mai avremmo voluto dare: Il ministero per lo Sviluppo economico ha avviato la procedura di liquidazione coatta amministrativa della cooperativa editrice Il Manifesto. Lo rende noto il collettivo del quotidiano, spiegando che sarà lanciata una campagna straordinaria a sostegno del giornale, che resterà in edicola

“E’ il momento più difficile della storia quarantennale de Il Manifesto”, scrive il collettivo. “Questa procedura particolare, alternativa alla liquidazione volontaria e riservata tra gli altri alle cooperative, cautela la cooperativa da eventuali rischi di fallimento – si legge ancora nella nota -. La decisione di non opporsi alla procedura indicata dal ministero si è resa inevitabile dopo la riduzione drastica e retroattiva dei contributi pubblici per l’editoria non profit. Nonostante le promesse di intervento fatte dal presidente del consiglio Mario Monti e l’esplicita richiesta in tal senso del presidente della Repubblica, a oggi nessuna soluzione è stata trovata”.

“Dovete capire che questa è una prova di affetto e di amore verso il giornale me è anche una prova politica per tutti”. Norma Rangeri si rivolge direttamente ai lettori del ‘Manifesto’ in un video appello pubblicato sul sito del quotidiano per commentare la notizia dell’avvio, da parte del ministero per lo Sviluppo economico, della procedura di liquidazione coatta amministrativa della cooperativa editrice del quotidiano.

“Siamo alla prova più difficile di quelle finora avute nella vita di questo giornale -spiega il direttore-. Io lavoro al ‘Manifesto’ da tanti anni, ho attraversato tantissime crisi, tutte molto serie, abbiamo lottato ma questa volta c’è un contesto politico esterno molto più pesante”. La Rangeri sottolinea che “questo taglio è lo specchio di una cultura politica che all’interno di un oligopolio informativo ci tratta come sudditi e non come cittadini e considera l’informazione come una merce come le altre”. La Rangeri conclude il suo appello chiedendo ai lettori di “comprare il giornale tutti i giorni. So che la crisi stringe ma la nostra sopravvivenza è legata alla vostra fedeltà. Noi abbiamo fatto sacrifici grandissimi ma adesso non ce la facciamo più da soli, abbiamo bisogno di un continuo quotidiano aiuto”.

In Italia il pluralismo e la libertà di informazione stanno subendo un colpo pesantissimo. Non è più sufficiente parlare di ‘rischio’, come abbiamo fatto per mesi, illudendoci che il fondo per l’editoria, come era stato promesso, venisse almeno in parte ripristinato.

La volontà politica di assegnare le risorse indispensabili per consentire a più di cento testate di sopravvivere non c’è. Hanno già chiuso giornali locali, ha chiuso Liberazione, e il manifesto si trova in una situazione difficilissima, forse la più drammatica della sua storia pur travagliata.

La nostra democrazia, già così malconcia, non può permettersi di perdere una voce che va considerata parte fondamentale del suo patrimonio storico e che ha rappresentato negli anni, per più di una generazione, un punto di riferimento politico, civile e culturale.

Sono a rischio 100 testate e 4 mila posti di lavoro. Il Governo non può aspettare. Deve intervenire adesso, in queste ore, dando seguito agli ordini del giorno approvati dal Parlamento, all’appello del Capo dello Stato, agli interventi dei sindacato dei giornalisti e di tutti coloro, associazioni o singoli cittadini, che da mesi denunciano gli effetti perversi dei tagli al fondo per l’editoria su un diritto costituzionalmente sancito.

Ci auguriamo che intorno alla vicenda del manifesto si determini la più ampia solidarietà, che si levi un’indignazione diffusa, che finalmente il Governo adotti quelle misure indispensabili per consentire a questo giornale e alle altre testate in crisi di continuare a vivere.