Bisogna fermarli!

Germano Zanzi
www.paneacqua.eu, 22 febbraio 2012, 11:55

La china che sta assumendo la vicenda sull’art. 18, ci porta alla conclusione che non é più solo questo il punto del contendere (o il contenuto della battaglia politica in corso). Il punto é il modello di Paese e del suo governo. E’ tutto ciò che emerge dagli sviluppi di questo scorcio di storia italiana che ci mostra una prospettiva che dobbiamo saper respingere.

Non possiamo accettare una democrazia indebolita al punto che la gente non incide più minimamente nelle scelte dei partiti e delle istituzioni: Subisce, nel terrore che ogni sua resistenza, si carichi della responsabilità di far cadere il governo e far fallire il Paese. Non é questa la sorte (o la punizione) che si merita un popolo che ha sempre saputo reagire con grande forza di responsabilità, anche nei momenti più drammatici della nostra storia. Un popolo che ha pagato duramente i costi delle crisi, con dignità (talvolta con eccessi di pazienza). Crisi delle quali non era e non é responsabile. La frase di Marcegallia sulle caratteristiche dei lavoratori italiani, della quale dirò a cosa é finalizzata, non solo offende, distrugge ogni naturale relazione di convivenza tra le oggettive diversità sociali presenti.

Si ha un bel invocare a iosa “coesione sociale” e “coesione sociale”. Il doppione non è erroneamente ripetitivo, ma il suono di una insistenza insincera che sa più da intimidazione che da appello patriottico. Il punto da cui prende la mossa l’insanabile contrasto (perché così carica e si vuole) il dibattito sul’articolo 18, può portare a ciò che segue: Un partito, oggi quello più votato secondo i sondaggi, il PD, preso da una crisi interna che non ha saputo evitare la degenerazione provocata dalla componente segugia di Veltroni (e con alleati nella maggioranza che guida il partito), la quale conduce una sua riscaldata al vertice del partito e, fors’anche, di una prossima presidenza del consiglio, buttando il peso di un tema importante come quello che sottende al’ articolo 18 in questione, coinvolgendo una parte consistente della condizione di vita di un’intera classe sociale e della sua dignità.

Parlo del mondo del lavoro. Suggerisco maggior attenzione (sapendo di non essere ascoltato). Non si dovrebbe usare strumentalmente tale questione, per una battaglia politica interna. Il rischio é più alto dei vantaggi che se ne possono ricavare. Legittima ogni diversità di opinione, ma la delicatezza dell’argomento suggerisce di esprimere tali opinioni quando si ha la totale conoscenza dei valori che si mettono in ballo. Si é oramai talmente appesantito il clima su questo suggestivo argomento della “riforma dell’articolo 18”, al punto che si costringerà la gente a dare un suo inconsapevole consenso, sotto la pesante ascia del terrore di doversi assumere la responsabilità di ostacolare la soluzione del futuro dei giovani e della loro occupazione. Quindi, un popolo che vive in costanza di ricatto morale.

La frase di Marcegallia (parlo della frase sui “sindacati che proteggono lavoratori assenteisti cronici e ladri”) non è uno scatto d’ira incontrollato. E’ una strategia di rottura del confronto, con il disegno intenzionale di lasciar fare al governo che, con molta determinazione, (sia pure con alternanze di smentite e conferme di chi lo presiede e dei suoi ministri) dichiara che la trattativa aperta é inutile, tanto decide il governo come crede. E deciderà nel modo che Confindustria vorrà. Questo é chiaro!

Ma é chiara anche l’intenzione ricattatoria di Marchionne (ma é normale per lui fare ricatti, é la sua indole, e stavolta ha allargato il suo campo d’azione su Confindustria oltre che sui lavoratori Fiat) per influire sull’elezione del presidente dell’associazione. Associando il suo candidato alla modifica del’ articolo 18.

Si ha spesso l’impressione che la “fase Greca” dell’Italia sia già iniziata, almeno per quanto riguarda la mazzate sulla testa della classi sociali meno abbienti. Ciò ci renderà un Paese più povero e liberista e meno autonomo dalle strategie della destra politica Europea. Mi vien da dire: ci destina in una sorta di stato in semi-occupazione, ma so di esagerare – spero – eccessivamente preso da timori che tali potrebbero non restare.

Ipotesi, molto verosimile, di come finisce se, disgraziatamente, vincono i “modificazionisti” del’ art. 18: ci sarà un Pd che vota si per non far cadere Monti e per non dividere il partito. Ma il partito si dividerà anche se vota no. Sarebbe meno tragico per l’Italia perché non si dividerebbe il centrosinistra; ci sarà una Cgil che dirà, giustamente di no, sulla quale pioveranno rimproveri di conservatorismo e si tenterà un suo ulteriore isolamento.

A questo punto mi chiedo. Ma riusciremo a fermarli? Ognuno di noi, membro della grande articolazione della gente comune, dobbiamo chiedere alla politica – quella buona che ancora c’é – di fermarli in tempo.