La vittoria vichinga degli Islandesi

Ambrose Evans-Pritchard
Telegraph.co.uk

Congratulazioni all’Islanda. Fitch ha migliorato il rating di credito del paese, portandolo a BBB con prospettiva stabile, aspettandosi che il debito tocchi il 100% del PIL.

L’ultima previsione dell’OCSE ha ipotizzato un crescita del 2,4% per quest’anno, dopo il 2,9 nel 2011.

La disoccupazione cadrà dal 7% dello scorso anno al 6,1 di questo esercizio, e poi al 5,3 nel 2013.

Il deficit delle partite correnti era dell’11,2% nel 2010. Si ridurrà al 3,4% questo anno, e sparirà quasi del tutto nel prossimo.

La strategia di svalutazione sostenuta dai controlli sui capitali ha salvato l’economia. (Sì, lo so c’è una disputa su controlli del cambio, ma è un dettaglio.) Il paese ha tenuto insieme il suo welfare nordico e ha preservato la coesione sociale. Sta di nuovo lentamente prosperando, anche se il debito privato è pesante.

Nessuno sta costringendo il governo eletto a rimettere il mandato o a nominare un tecnocrate primo ministro. L’Althingi siede senza intralci all’interno della gloria isolana, il parlamento più vecchio del mondo (930 D.C.).

Il risultato è una rivendicazione delle monete sovrane e delle banche centrali nazionali che sono capaci di rispondere agli shock.

Il contrasto con la catastrofe della disoccupazione e della deflazione del debito che coglie tutto l’arco depressionario in Europa è lampante. I menagrami dell’UEM, che persistono nel dibattere che l’uscita dall’Europa sarebbe suicida, dovrebbero iniziare a trovare un argomento migliore.

Siamo sicuri che l’Islanda si assocerà all’UE e all’euro? Non ci scommettete.

Ecco il testo di Fitch:

Fitch Ratings ha migliorato il rating di credito (IDR) a lungo termine dell’Islanda per l’emissione in moneta estera da ‘BB+’ a ‘BBB-‘ e ha portato la valutazione a lungo termine per le emissioni in moneta locale a ‘BBB+’. Il suo IDR a breve termine per le emissioni in divisa estera è stato promosso a ‘F3’ da ‘B’ e la valutazione per la quantità di debito da ‘BB+’ a ‘BBB-‘. Le prospettive sui rating a lungo termine sono stabili.

“Il recupero della valutazione a lungo termine di investment grade riflette i progressi che sono stati fatti per ripristinare la stabilità macroeconomica, favorendo le riforme strutturali per ristabilire la solvibilità sovrana dalla crisi monetaria e bancaria del 2008”, ha detto Paul Rawkins, Direttore Senior del gruppo addetto ai rating del debito pubblico di Fitch.

“L’Islanda è uscita con successo dal programma del FMI e ha riguadagnato un nuovo accesso ai mercati internazionali del capitale. È in corso una promettente ripresa economica, la ristrutturazione del settore finanziario è ben avanzata, mentre il rapporto tra debito pubblico e PIL sembra essere vicino a un robusto programma di consolidamento fiscale”, ha aggiunto Rawkins.

Essendo stato il primo paese ad aver sofferto la crisi finanziaria globale, l’Islanda ha completato con successo un programma triennale di salvataggio del FMI nell’agosto del 2011. Nonostante alcuni contrattempi, questo piano ha gettato le fondamenta per un accesso rinnovato ai mercati internazionali del capitale alla metà del 2011 e per un impulso incoraggiante sulla crescita economica, pari al 3% nel 2011. La flessibilità del lavoro, dei mercati produttivi e un tasso di cambio oscillante hanno facilitato la correzione degli squilibri esterni e contenuto l’aumento della disoccupazione, mentre il sistema finanziario si è ridotto a un quinto delle dimensioni precedenti.

L’Islanda è stata tra le prime a operare un consolidamento fiscale tra le economie avanzate: il deficit primario si è contratto dal 6,5% del PIL nel 2009 allo 0,5% nel 2011, e sembra poter raggiungere un’eccedenza fiscale primaria dal 2012 e un surplus dal 2014.

Fitch ritiene che il debito governativo lordo potrebbe aver raggiunto il picco nel 2011 a circa il 100% del PIL (escludendo le potenziali passività di Icesave); il debito netto è significativamente più basso, circa il 65% del PIL, riflettendo cospicui depositi alla Banca Centrale (CBI). Riuscendo a contenere ulteriori shock, l’Islanda dovrebbe vedere una forte riduzione nel suo rapporto tra debito e PIL dal 2012, nel caso in cui continui la ripresa economica e che il governo raggiunga gli obbiettivi fiscali di medio termine. Gli ingenti depositi del governo presso la CBI e le riserve record in divise straniere alleviano le preoccupazioni di finanziamento a breve termine. Comunque, il rischio di eventuali e ulteriori passività che verranno scaricate nei bilanci governativi resta alto.

La risposta politica non ortodossa dell’Islanda alla crisi è riuscita a preservare la solvibilità sovrana, malgrado le difficoltà del settore finanziario senza precedenti. Comunque, rimangono problemi insoluti, come per la disputa protratta su Icesave, una branca off-shore della fallita Landsbanki che accettava depositi in divisa estera dal Regno Unito e dai Paesi Bassi, e il lento alleggerimento dei controlli sui capitali imposti nel 2008.

L’impatto di Icesave sulla solvibilità dell’Islanda si è affievolito col passare del tempo e Landsbanki ha cominciato a retribuire i conti di deposito. Comunque, Fitch ritiene che Icesave abbia ancora la capacità di far alzare il debito pubblico tra il 6 e il 13% del PIL, se un tribunale E.F.T.A. dovesse pronunciarsi contro l’Islanda. La risoluzione del problema Icesave sarà importante per il ripristino di normali relazioni con i creditori esteri e per rimuovere l’incertezza per le finanze pubbliche.

I controlli sui capitali continuano a bloccare il rimpatrio di una somma tra i 3 e i 4 miliardi di dollari di investimenti di soggetti non residenti in debito pubblico denominato nella corona islandese e in altri strumenti di deposito. Fitch ammette che l’abbandono dell’Islanda dei controlli sui capitali sarà un processo lungo, dati i rischi sottostanti di stabilità macroeconomica, di finanziamento fiscale e della nuova base, appena ristrutturata, della banche commerciali.

Sinora, l’Islanda è stata relativamente poco toccata dalla crisi del debito sovrano dell’eurozona e, anche se ci si attende che la sua crescita rallenti fino al 2–2,5% nel 2012-13, Fitch non prevede che torni in recessione. In ogni caso, il settore privato rimane molto indebitato. Il debito delle famiglie supera il 200% del reddito disponibile e quello delle imprese il 210% del PIL, evidenziando la necessità di un’ulteriore ristrutturazione del debito nazionale, mentre il settore fondamentale per le esportazioni è stato frenato dai limiti di capacità produttiva e da una mancanza di investimenti, aggravate in parte dal lento alleggerimento dei controlli sui capitali.

Fitch ritiene che le iniziative future per il rating sovrano prenderanno in considerazione una lunga serie di fattori, che includono il proseguimento della ripresa economica, il consolidamento fiscale e i progressi verso la riduzione del debito pubblico e di quello estero. L’Islanda è ancora un paese con un reddito relativamente alto, con standard di governabilità, uno sviluppo umano e una facilità di impresa più simili a uno stato con un credito di primo livello che a uno con un rating basso. L’accelerazione della ristrutturazione del debito privato, un rilassamento progressivo dei controlli sui capitali, la normalizzazione delle relazioni, oltre a una durevole stabilità monetaria e dei tassi di cambio, aiuterebbero il miglioramento dello status creditizio dell’Islanda.