Come la storia insegna. Ancora sulla Sira e sull’entrata in guerra dell’Italia

Giovanni Sarubbi
http://www.ildialogo.org/ 25 Febbraio,2012

Il meccanismo, per chi vende armi e per chi ha un esercito, è molto semplice e collaudato. Se non puoi fare tu direttamente la guerra perché te lo vietano le leggi internazionali, paga ed arma qualcuno che la faccia per te. E’ quello che è successo in Libia lo scorso anno e che sta succedendo in Siria oggi, come racconta l’articolo di Silvia Cattori di cui di seguito vi diamo il link (clicca qui per leggerlo). Se poi da questa guerra per bande si passerà ad un intervento organizzato dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, come avrebbero voluto fare un paio di settimane fa ma che è stato impedito dal veto russo-cinese, è tutto grasso che cola per i mercanti d’armi e i banchieri. A farne le spese è la popolazione civile.

Oltre all’articolo di Cattori prima citato, ci sono tantissime altre fonti di informazione che confermano che lo stato dell’arte della situazione siriana è questo. Non solo non centrano nulla i diritti umani ma si stanno strumentalizzando e ingannando i tanti siriani che negli utlimi 30-40 anni sono stati costretti a lasciare la Siria.

Un piano di intervento militare in Siria, infatti, sarebbe già pronto e lo stanno mettendo in atto cinque paesi fra cui l’Italia. Armare i ribelli, che compiano una o più stragi di civili e la distruzione di città importanti, è il primo passo. Il successivo, quando il clamore mediatico su questi massacri, che vengono attribuiti al governo Assad, avrà fatto il suo corso, sarà quello del bombardamento dei centri militari del governo. La stessa questione dei cosiddetti “corridoi umanitari” servirà allo scopo di far entrare in Siria soldati armati e non certo aiuti umanitari.

Non c’è telegiornale che non riporti con grande evidenza immagini di morte e distruzione provenienti dalla Siria senza ovviamente dire chi realmente sta facendo la guerra, chi paga e arma gli insorti, chi li addestra e li dirige, quali paesi favoriscono questo traffico di armi ed istruttori. Non si sa neppure le immagini mostrate siano effettivamente state girate in Siria o siano il frutto del montaggio di immagini di altri conflitti. Il dato certo è che queste immagini hanno lo scopo di ingigantire a dismisura quello che sta accadendo in Siria, con vari ministri degli esteri o primi ministro che gridano allo scandalo e alla insostenibilità della situazione, ed il gioco è fatto. Queste immagini fanno crescere nella coscienza delle persone la necessità della guerra, la sua ineluttabilità.

I paesi coinvolti nella preparazione del piano di intervento in Siria, secondo notizie circolate in ambienti diplomatici israeliani, sarebbero Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Turchia e Italia. Il ruolo principale, questa volta, sarebbe svolto dagli Inglesi mentre in Libia a farla da padrone fu la Francia. Fra predoni ogni tanto si passano la mano, giusto per rimanere in allenamento.

Al Pentagono, manco a dirlo, stanno aspettando il via libera del “premio nobel per la pace”, Barack Obama che, con le elezioni USA oramai alle porte e con le dichiarazioni che ha fatto, è certo. Ed infatti in queste ore Hillary Clinton, ministro degli esteri USA, è in Africa per allargare sempre di più il cosiddetto “fronte dei volenterosi” contro il governo Assad, coinvolgendo Arabia Saudita, Quatar, Lega Araba.

Già la settimana scorsa su queste colonne denunciammo come guerrafondaie le dichiarazioni del ministro degli esteri del Governo Monti, Terzi di Sant’Agata, contro la Siria e l’Iran. Dichiarazioni che riguardavano anche la presenza prolungata presenza dell’Italia in Afghanistan per altri dieci anni. Dopo qualche giorni altri soldati hanno perso la vita in quelle remote terre. E’ incredibile come nessun partito presente in parlamento abbia detto alcunchè. Eppure la partecipazione dell’Italia alle avventure belliche attualemte in corso, costa un miliardo e mezzo di euro all’anno. La guerra in Libia è costata circa 300milioni. Come fanno a non rendersi conto che la guerra costa cara, carissima, al nostro paese sia in termini di vite umane distrutte che di enormi risorse economiche altrettanto distrutte? Ovviamente non c’è sordo più sordo di chi non vuol sentire!

Rispetto a quell’articolo abbiamo ricevuto, oltre ad email di sostegno e di consenso, anche una email di dissenso da parte di un lettore che si è definito pacifista. «Non condivido l’articolo – ha scritto questo lettore – dove ci si scandalizza per il fatto che il governo siriano sia stato tacciato dal nostro ministro degli esteri di ‘regime’. Come lo definisce Il dialogo il governo siriano?».

Il problema, abbiamo risposto a questo lettore, non è come lo definisce “il dialogo”, questo è veramente poco importante, ma come lo definisce il ministro degli esteri italiano che, se vuole svolgere un’azione pacifica, si comporta in un modo rispetto al Governo siriano, se ne vuole fare una bellicista se ne comporta in un altro e lo chiama “regime”. Dipende dal ruolo che egli vuole svolgere e che noi, da cittadini italiani, crediamo debba essere ispirato alla nostra Costituzione che, com’è noto, ripudia la guerra e impedisce al nostro paese di ingerirsi negli affari interni di un altro paese sovrano. Ingerenza che, bisogna ribadirlo, è formalmente proibita a qualsiasi paese dallo Statuto Dell’Onu.

Che un siriano in esilio parli del governo del suo paese come di un “regime” è del tutto logico, sarebbe strano che non lo facesse; che lo faccia il ministro degli esteri italiano che non è in guerra con la Siria e con la quale non vi sono contenziosi e con la quale ci sono normali rapporti diplomatici è quanto meno non coerente con la Costituzione (art. 11), per non dire altro.

Critiche di questo tipo sono purtroppo molto diffuse perché da trent’anni a questa parte ha prevalso nel nostro paese l’illegalità diffusa e la violazione sistematica della Costituzione che non viene più considerata un punto fermo né nei rapporti interpersonali, né in quelli sociali. La forza bruta, la corruzione materiale e morale delle persone a tutti i livelli ha preso il sopravvento e l’Italia si appresta a partecipare ad una nuova guerra, la sesta (se non abbiamo perso i conti) della sua storia repubblicana e questo con una Costituzione tutto vigente ed avente forza di legge fondamentale che ripudia la guerra. E’ una contraddizione che prima o poi si risolverà e, purtroppo, non sarà un fatto indolore. Come la storia insegna.