In ricordo di Ciro Castaldo

Cristofaro Palomba
Cdb Cassano – Napoli

Oggi 7 marzo ricorre il nono anniversario della morte di Ciro Castaldo. Testimone coraggioso di un vangelo incarnato nella storia che trova nella comunità  la sua espressione di forte partecipazione democratica ai processi di liberazione. Liberazione dall’oppressione da  tutti i poteri sia della società civile che ecclesiastica.

Ciro amava la democrazia non in modo formale ma reale e la viveva e la testimoniava nella vita di ogni giorno. L’esperienza delle Cdb, di cui fu segretario nazionale per più di 30 anni, testimonia con forza come per lui la fede andava vissuta nella libertà del Popolo di Dio che responsabilmente  vive e testimonia il vangelo senza mai imporre agli altri le proprie  scelte di fede.

Trasmetteva costantemente a quanti gli erano intorno l’esigenza di essere presenti nella realtà  per costruire , come credenti  una sempre agognata “Chiesa altra” e , come cittadini consapevoli,  un mondo di giustizia e di pace. Così Ciro si esprimeva in una delle sue moltissime lettere inviate alle comunità

“L’essere direttamente coinvolti nella realtà per il movimento delle Cdb non è un aspetto secondario, nè tantomeno un bisogno tattico o di sopravvivenza, ma rientra nella specificità stessa dell’ essere comunità e movimento”. Nell’incontro di collegamento non poteva , quindi, sfuggire una riflessione sul momento attuale e sulla situazione che in Italia stiamo vivendo in rapporto anche alle prospettive politiche ed al futuro della democrazia in Italia”.
 
e nell’introdurre il convegno delle comunità cristiane che si tenne a Firenze nel 1987 così si esprimeva:
“In una società dove le masse, purtroppo facilmente, sono fagocitate dagli aspetti più deteriori dell’era della tecnologia avanzata e spinte, specialmente dai mass-media, verso una supina accettazione di quanto i Poteri esprimono, occorrono dei segni credibili di riferimento, individuabili nelle spinte verso l’autonomia, la partecipazione e l’autogestione, che forniscano sostanza vitale alla liberazione delle coscienze collettive e delle singole persone”.

e nell’introdurre il convegno di Napoli del 1989 diceva

“La scelta di Napoli per il nostro nono Convegno nazionale  sta ad indicare la convinzione delle cdb, di tanti credenti e di tante forze politiche, sociali, culturali che dove maggiormente la rassegnazione, l’impotenza, il disorientamento, l’assuefazione alla agonia sembrano avere la prevalenza, più forte e più convinto, invece, si alza il grido della speranza, dell’impegno, della volontà di reagire e di respingere i tentativi di coloro che intendono sopprimere le spinte verso il nuovo, verso una democrazia compiuta, verso una società solidale e giusta.”
La sua visione della realtà è ancora oggi stimolo per tutti  ad un impegno a tutto campo per realizzare un mondo nuovo “più solidale e più giusto”

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Riflettendo ricordando Ciro

Aldo Bifulco
Cdb Cassano – Napoli

Non so se riusciremo mai ad esprimere in modo esauriente la stima e l’affetto per Ciro Castaldo.
Oggi voglio cambiare registro, voglio miscelare immaginazione e riflessione nel ricordo di Ciro…e forse sarà un altro modo per rinnovare affetto e stima.

Chi sa cosa avrebbe pensato e detto Ciro di fronte alla situazione politica, sociale e culturale di oggi. Una situazione in rapida trasformazione “Il passaggio dal ventesimo al ventunesimo secolo ha radicalmente ridimensionato il ruolo dell’Occidente, dell’Europa e con essa dell’Italia. La Società ed anche la Chiesa esigono nuovi processi di liberazione e partecipazione …..”, avvertiamo, come si dice, un cambio di paradigma.

Mi ricordo che Ciro, quando negli anni novanta, insistevo sul tema dell’ecologia, come uno dei pilastri fondamentali sul quale costruire il futuro, mi guardava un po’ perplesso, un po’ scettico (non solo lui, anzi)….ma lui non ha mai infierito! Perplessità dovuta, forse, alla sua impronta direi “positivista”, orientata ad un progresso che coinvolgesse gli ultimi, gli esclusi dal banchetto, e al forte riferimento alla classe operaia come soggetto perno della storia ( in fondo era stato in Azione cattolica, assistente del “movimento operaio”!). Allora lo immagino pensieroso, in silenzio rispettoso, in attesa …..per poi prendere posizione (quasi sempre quella giusta!).

In effetti fu questo l’atteggiamento e il percorso mostrato nei confronti di alcune esperienze della Comunità che, nella fase iniziale, non condivideva in pieno, anche perché pensava che ci potessero distrarre dall’impegno costante, ordinario che per lui era vitale. Non fu facile fargli accettare la proposta della “scrittura collettiva” del libro “Radici e Speranze”, ma poi si impegnò moltissimo, regalandoci la perla conclusiva, il capitolo sulla “Nascita e sviluppo delle Comunità Cristiane di base in Campania”. Ne fummo felici, fu felice.

E così fu anche per l’impegnativo progetto circa la costruzione di un recital su Giordano Bruno, “Bagliori di rogo”. Gli dovemmo promettere che tutta la lunga fase di scrittura l’avremmo fatta senza intaccare l’incontro del sabato. Infatti per molti mesi ci riunimmo di mercoledì a casa di Marcella. Ma quando fu presentato al pubblico fu quello che lo accolse con più entusiasmo di tutti, fino a commuoversi!

Ecco perché di fronte a questo discutere, forse confuso, senza apparente chiarezza e prospettiva, lo immagino mettersi in una umile e pensierosa posizione di ascolto, evitando una accondiscendenza superficiale, dettata, magari, dalla moda. La sua adesione doveva essere sempre frutto di una riflessione profonda, magari lenta ma sostanziale.

Questa sua enorme duttilità interiore a fronte di un’apparente rigidità esterna è ancora una lezione per tutti noi. E questo me lo fa ricordare con gratitudine e tenerezza.
L’incontro nazionale delle Cdb italiane torna a Napoli e Ciro non ci sarà… o forse ci sarà!

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Ricordo di Ciro Castaldo

Sergio Sbragia

Il prossimo 7 marzo ricorre il nono anniversario della morte di Ciro Castaldo, infaticabile animatore delle Comunità cristiane di base ed esponente …di primo piano del cristianesimo conciliare nella nostra realtà napoletana. Pur con il passare degli anni non è possibile dimenticare la tenacia, la discrezione, la dedizione e l’umiltà, con la quale ha testimoniato lungo la sua vita una scelta di fede, incarnata in un modo alternativo di essere chiesa: povera nei mezzi, ma anche nell’esercizio dell’autorità.

Una chiesa in cui l’autorità sia veramente servizio, nella certezza che è lo Spirito l’autentica guida della Comunità ecclesiale in coerenza con l’insegnamento del Vangelo: «versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto» (Gv. 13,5).

Nella sua concreta pratica di vita Ciro Castaldo ha inteso con continuità sperimentare un cammino di fede e di evangelizzazione dal basso senza privilegi e al di fuori di ogni compromesso col potere politico. Ho avuto l’onore di conoscerlo di persona e mantengo vivo il ricordo di Ciro: un uomo buono e allegro, un insegnante motivato e autorevole, un cittadino impegnato.

Non è possibile dimenticare il suo costante impegno nel movimento dei lavoratori né quello per il superamento della logica concordataria, inteso a proporre un essere cristiani nella quotidianità, come uomini tra gli uomini, senza poteri e privilegi. Significativo anche il contributo dato negli anni ’70 alle iniziative del movimento Cristiani per il socialismo.

Ma è soprattutto la sua lunghissima esperienza nell’attività di collegamento delle Comunità cristiane di base il dono che Ciro ha lasciato a tutti noi, un impegno assolto con continuità e determinazione, nel rispetto assoluto della diversità e della autenticità delle diverse esperienze di fede.

Ritengo sia doveroso per la comunità ecclesiale napoletana coltivare il ricordo della grande testimonianza di fede lasciataci da Ciro Castaldo. Una testimonianza scomoda, ma genuina, di un cristiano innamorato della realtà sociale della nostra terra e protagonista di una scelta di fede autentica e coerente, fedele al Vangelo e innervata nel profondo dalla conciliare esperienza della “primavera dello Spirito”.

Un ricordo, quello di Ciro Castaldo, che ci aiuta senza dubbio a condurre una revisione coerente e rigorosa della concezione del “potere” nella comunità ecclesiale, alla luce dell’insegnamento evangelico sul “potere”, nella consapevolezza dei tempi lunghi della storia ma certi della fecondità della testimonianza autentica: «se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv. 12,24).

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Gaetano Placido

Non uno. Tanti i ricordi che mi legano al caro Ciro. Gli anni trascorsi dalla sua scomparsa non hanno minimamente scalfito l’immagine indelebile della sua presenza discreta, festosa, stimolante, affettuosa… Faceva sentire ciascuno utile, importante, necessario al comune cammino. La sua autorevolezza consisteva in un modo di porsi sempre “leggero”, tollerante, rispettoso di tutti e di tutte.

Un’autorevolezza vigorosa ma non invasiva, determinata eppure sempre comprensiva. Metafora vivente di una “fede” intimamente laica, fondata sull’incessante ricerca di una chiesa altra, attenta al soddisfacimento dei bisogni primari dell’uomo, ai suoi percorsi di liberazione, non certo alla celebrazione del proprio “trionfo”.

A chi non ha avuto il privilegio di conoscerlo di persona può sembrare strano: Ciro non mi ha lasciato alcun vuoto interiore perché di lui resta una testimonianza ed un patrimonio morale incommensurabili che niente e nessuno potrà mai dissipare. Almeno fino a quando ci sarà ancora qualcuno a raccontare di una vita spesa nell’amore e nella coerenza.