Mezzolombardo, gli ultrà cattolici censurano Margherita Hack

Maria Mantello
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Mezzolombardo è diventato famoso in questi giorni perché alcuni bigotti stanno cercando d’impedire la presentazione di un libro della scienziata Margherita Hack.

Il paese è in provincia di Trento. La città sede del famoso concilio controriformista, i cui deliberati vennero sintetizzati nel 1564 nella Professio fidei tridentina, sorta di guida pratica, diffusa in ogni pieve per riportare all’obbedienza cattolico-papista. Un prontuario di regole e precetti che ribadiva l’integralismo e chiamava alla crociata permanente fedeli e chierici con questa formula: «prometto, mi impegno e giuro di mantenere e confessare integra e immacolata sino all’estremo della mia vita, costantemente, con l’aiuto di Dio, questa vera fede cattolica (fuori della quale nessuno può essere salvo), che adesso spontaneamente professo e tengo per vera; e che curerò, per quanto sarà in me, che sia osservata, insegnata e predicata dai miei sottoposti, o da coloro la cui cura spetterà a me nell’ambito del mio ufficio».

Una professione di fede che sembrerebbe animare ancora gli attuali censori di Mezzolombardo, dove è stata annullata la presentazione del libro dell’astrofisica Margherita Hack, La stella più lontana, riflessioni su vita etica scienza in programma il 6 aprile prossimo presso il cinema teatro di S. Pietro, di proprietà della parrocchia omonima a cui è annesso; ma le cui attività sono finanziate dal Comune che del teatro ha il comodato d’uso.

La gestione del cinema-teatro S. Pietro spetta a un Comitato di amministrazione composto di sei membri. Tre in rappresentanza dell’istituzione Comune. Tre della Parrocchia. Ma la pariteticità è solo nominale, perché è la Chiesa, attraverso i suoi delegati, a stabilire cosa sia da mandare in scena, in virtù del diritto di veto su quanto ritenga difforme dalla sua dottrina.

Insomma, la messa all’indice di tridentina memoria, che la Congregazione per la difesa della fede (ex Sant’uffizio) continua a redigere per i suoi credenti, sembra essere ancora legge erga omnes a Mezzolombardo, in uno spericolato scambio di veste che intonaca anche il Comune.

Così, sulla questione del “libro proibito” della scienziata di fama internazionale, Margherita Hack, il sindaco di Mezzolombardo Anna Maria Helfer e la sua Giunta, si sono visti recapitare una missiva datata 27 febbraio, a firma degli esponenti della componente parrocchiale del S. Pietro (Caset Sara, Dalfovo Laura e Andrea Bezzi. Quest’ultimo anche Preside dell’Istituto Comprensivo statale della scuola elementare e media del Paese) che hanno ricordato il contratto con cui «il Comune si impegna a non consentire lo svolgimento di spettacoli e/o manifestazioni che possano recare offesa ai valori religiosi e alla dottrina della Chiesa cattolica», di cui «sono garanti il Legale rappresentante dell'ente parrocchia e l'Ordinario di Trento».

Pertanto «avendo appreso che è in programma l'anteprima di presentazione del libro “La stella più lontana" dell'astrofisica Margherita Hack, presso il Teatro San Pietro, il giorno 6 aprile 2012 "Venerdì Santo", i sottoscritti componenti parrocchiali del comitato di gestione della struttura in questione, sentito il parroco, esprimono un deciso no all'uso del Teatro per la manifestazione in questione».

Coi censori della componente parrocchiale si è schierato anche uno dei rappresentanti del Comune, Francesco Betalli, membro di Comunione e Liberazione e che in Consiglio comunale aveva presentato anche una mozione per il ritiro del registro dei testamenti biologici deciso dalla maggioranza. E proprio di testamento biologico e di scelte di vita, dalla parte della libertà di autodeterminazione parla pure il libro di Margherita Hack.

Probabilmente, La stella più lontana, riflessioni su vita etica scienza sarà infine presentato a Mezzolombardo, visto l’impegno per trovare un’altra sala idonea dell’Assessore alla cultura, Roberto Guadagnini, promotore dell’iniziativa. Lo scandalo – ha detto – sarebbe infatti azzerare l’evento!

Ma non sarebbe opportuno che il Comune pensasse anche a rescindere il contratto della sua soggezione al teatro parrocchiale? E non sarebbe anche il caso che creasse una struttura propria, magari utilizzando i fondi che decidesse di non versare più al teatro parrocchiale?