I cristiani e la crisi

Gennaro Sanges
Cdb Cassano – Napoli

La lettera aperta di un gruppo di credenti “adulti” di Scampia rivolta alle comunità cristiane del territorio, mi ha riportato alla mente l’ importante contributo di Nino Lisi, pubblicato in questa stessa rubrica all’ inizio di ottobre scorso, che avrebbe meritato, a mio parere, una più ampia discussione all’ interno della nostra rete comunitaria. Richiamo, molto sinteticamente, alcuni interrogativi di fondo che Lisi ci poneva.

Di fronte allo sfacelo che è in atto, noi cristiani, anche se comunque coinvolti in qualche misura in questo sistema, ed in particolare noi delle comunità di base, possiamo continuare a restare in silenzio ed inerti? O non dobbiamo denunciare lo scandalo che è sotto i nostri occhi e gridare forte “guai a voi”? E non dovremmo schierarci apertamente e attivamente con quanti –stati,movimenti,studiosi,operatori- stanno cercando di opporsi e di costruire alternative, invece di accontentarci di partecipare a striminziti sit-in e a esigui cortei? E non dovremmo tutti insieme modificare i nostri consumi e comportamenti costringendo il mondo della produzione ad adeguarsi alla nuova domanda? Altrimenti quel “guai a voi” potrebbe tramutarsi in un “guai a noi”, e la faccenda della cruna dell’ ago riguardare anche noi, non nell’aldilà, bensì qui e ora”?

Interrogativi giustamente severi, se rivolti alle molte contraddizioni che caratterizzano i comportamenti quotidiani di tanti cristiani-e noi con loro- ; forse troppo severi, almeno questa è la mia impressione, se rivolti specificamente ai posizionamenti e agli impegni di movimento delle comunità di base.

Anche la lettera da Scampia ha una sua durezza. E’ una denuncia contro le posizioni prudenti e moderate espresse da tempo, e ancora in questo periodo , da tanti cristiani e dalle stesse gerarchie della Chiesa in una fase storica che, a fronte del palese fallimento delle politiche neo-liberiste, vede i poteri forti dell’economia e della finanza continuare ad accanirsi contro le condizioni di vita degli strati popolari e dei giovani soprattutto, mettendone in discussione reddito e diritti sociali fondamentali, nell’ illusione di una uscita dalla crisi tesa a rilanciare l’attuale modello di produzione e di consumo, accentuandone scandalosi privilegi e inaccettabili disuguaglianze. Ritorcendo contro i poveri e i ceti popolari i guasti causati dall’egoismo dei ricchi. Nella lettera viene citato Matteo 23,4 “Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neanche con un dito”.

E anche questo governo Monti, sugli aspetti economici in continuità con quello Berlusconi, interviene sulla crisi da un lato con politiche recessive che arrecheranno altri colpi durissimi all’occupazione e ai diritti delle persone, dall’altro distribuendo i sacrifici per il risanamento con un singolare concetto di “equità”. Per lor signori è “equo” ricavare per esempio nel 2014 un terzo di tutta la manovra dal solo attacco alle pensioni, con un accanimento inaudito verso lavoratori e soprattutto lavoratrici che , in procinto di andare in pensione, si sono visti allungare fino a 6 anni l’uscita dal lavoro e, invece, scalfire appena, con mano di velluto, i vergognosi vantaggi fiscali regalati dal Governo Berlusconi ai possessori di capitali “scudati”. Per lor signori è “equo” ricomporre la cosiddetta frattura generazionale del mercato del lavoro non nell’ accrescimento delle tutele per chi ne è privo (innanzitutto i giovani e le donne colpiti dalla precarietà), ma , con l’ attacco all’ art.18 dello Statuto dei Lavoratori, riducendo le tutele per tutti.

La lettera di Scampia si conclude con un invito ai credenti, in coerenza con il messaggio evangelico,ad alzare forte la voce in difesa dei diritti fondamentali delle persone, ad uscire dai propri recinti e ad incontrarsi nello spazio pubblico con tutti gli uomini e le donne di buona volontà impegnati nella costruzione di una nuova società. Allo stesso tempo le gerarchie cattoliche vengono invitate a rivedere la loro moderazione, forse condizionata dai favori di Stato che il Concilio aveva detto di respingere e si cita ciò che nel libro dell’ Apocalisse viene detto della chiesa di Laodicea : “Conosco le tue opere, tu non sei né freddo, né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo. Ma poiché sei tiepido, sto per vomitarti dalla mia bocca. Tu dici : sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo”. (Ap.3,15-17).

Come si può notare sia nelle domande di Nino Lisi che nella lettera di Scampia è interpellato specificamente il mondo cristiano: i credenti laici, le gerarchie, le stesse comunità di base. Il momento è grave. La crisi del capitalismo è profonda. Se ne può uscire con opzioni e scelte alternative tra di loro. I cristiani possono giocare un ruolo importante: come cittadini consapevoli schierandosi apertamente con le elaborazioni e le lotte per una nuova società; come credenti consapevoli testimoniando fino in fondo, sul piano personale e di gruppo, nella concreta esperienza quotidiana, quelle pratiche di relazione, di giustizia, di solidarietà a favore degli ultimi e dei “penultimi”, coerenti con la radicalità del messaggio evangelico e la costruzione del Regno di Dio. Se non ora, quando?