Ancora donne e bambini innocenti nella strage di Kandahar

Alidad Shiri
autore del libro “Via dalla pazza guerra. Un ragazzo in fuga dall’Afghanistan” (il Margine)

“Lunedì,mentre guardavo il Tg, dove si dava la notizia della strage criminale in Afghanistan, mi scendevano le lacrime. Ho pensato alla mia famiglia, a come ho perso i miei cari, a come sono stati uccisi innocenti. Ho pensato a mio padre, dicendo: “Adesso tu avresti saputo cosa dirmi, o magari no, ma il tuo sguardo e la tua espressione del viso sarebbero serviti a farmi capire”.

Sono passati più di 12 lunghi anni e la mia ferita rimane sempre aperta. Ora avrei potuto raccontarti, avrei potuto ridere con te di quelle leggerezze che la vita ci dà. Tutto era più bello, papà, quando tu eri con me, la mamma, la nonna e la sorellina sorridevano, ed eravamo felici.
Ora sono un ragazzo di 20 anni e mi manchi come quando ero bambino. Il vuoto che porto ogni giorno dentro di me è quello un figlio che non ha avuto tempo di dimostrare, il tempo di dire: Papà, ti voglio bene”.

L’ uccisione di bambini, di donne e di anziani innocenti è avvenuta nel villaggio di Zanghi Abad, nella provincia di Kandahar. Ancora una volta si parla di un crimine commesso da militari americani, ma chi conosce il territorio pensa che è improbabile che sia stato opera di una sola persona, per diversi motivi: i militari non escono mai da soli perché sanno che sarebbe molto difficile tornare indietro vivi, inoltre i villaggi sono sorvegliati dalla polizia afghana e infine da parte americana si dice che era un militare ubriaco da solo, ma sarebbe stato per lui impossibile portarsi addosso anche l’attrezzatura per poi bruciare i corpi delle vittime.

Questa terribile notizia circola mentre la popolazione afghana è ancora segnata da recentissimi atti di una crudeltà e gravità inaudita, quali lo scempio di cadaveri afghani su cui militari americani pisciavano addosso oppure l’incendio di copie del Corano nella carceri di Bagram.

La guerra in Afghanistan da parte dei soldati americani entra nell’undicesimo anno, il doppio di quella nel Vietnam. Questa guerra un giorno finirà, noi sappiamo che non è l’ultimo traguardo. L’Afghanistan ha bisogno di strategie per una soluzione politica: qual è la strada? La guerra in Afghanistan, iniziata nel 1978 con l’invasione dell’Unione Sovietica, continua in vari modi. Il sette ottobre 2001 sono iniziati i bombardamenti. E’ stata definita “guerra umanitaria”, ma di umanitario non c’era proprio niente.

È una guerra che da trent’anni continua, dove muoiono famiglie innocenti. Qual è la strategia degli USA per ottenere sicurezza, risolvere la questione politica, arrivare alla pace e riconoscere l’indipendenza dell’Afghanistan? Se questa guerra va avanti, quanti soldati americani continueranno a macchiarsi di questi efferati delitti? Se questa guerra continua, quanti soldati afghani non smetteranno di sparare sui loro alleati e quanti soldati americani saranno ancora colpiti nei Ministeri, come è successo recentemente? Se questa guerra non finisce, i taliban ed i loro alleati interni ed esterni continueranno ad uccidere militari e civili.

Se l’esercito americano lascerà l’Afghanistan, come annunciato, nel 2014, dobbiamo programmare bene il periodo successivo, perché non succeda quello che abbiamo già visto nel 1992, al ritiro dell’esercito sovietico, ovvero la guerra civile. Per evitare ritorsioni anche a livello internazionale, occorre riconoscere l’indipendenza dell’Afghanistan e trovare un sistema internazionale dove siano coinvolti i Paesi più vicini (Pakistan, Iran, India, Cina, Russia) capaci di garantire i diritti fondamentali della popolazione afghana.