Cdb San Paolo (Roma) – Assemblea eucaristica del 18 marzo 2012

Domenica… di Quaresima
Omelia comunitaria peparata dal gruppo “Marconi”

Portavoce: Mario Campli

PRIMA LETTURA – Dal secondo libro delle Cronache (36, 22-23)

22 Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, a compimento della parola del Signore predetta per bocca di Geremia, il Signore suscitò lo spirito di Ciro re di Persia, che fece proclamare per tutto il regno, a voce e per iscritto: 23 “Dice Ciro re di Persia: Il Signore, Dio dei cieli, mi ha consegnato tutti i regni della terra. Egli mi ha comandato di costruirgli un tempio in Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il suo Dio sia con lui e parta!”.
SALMO: ALLE FRONDE DEI SALICI di Salvatore Quasimodo

E come potevano noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

VANGELO – Giovanni, cap. 3. 1-21

1C’era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. 2Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: “Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui”. 3Gli rispose Gesù: “In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio”. 4Gli disse Nicodèmo: “Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?”. 5Gli rispose Gesù: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. 7Non ti meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”. 9Replicò Nicodèmo: “Come può accadere questo?”. 10Gli rispose Gesù: “Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? 11In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. 16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. 19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. 21Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.

 

Abbiamo concentrato la nostra rilfessione sul capitolo 3 del vangelo di Giovanni, reinserendo, quindi, il brano previsto dalla liturgia ufficiale domenicale, nel suo ambito naturale.

Il capitolo 3 ci è parso molto rappresentativo di una vicenda di vita vissuta di una Comunità di fede – piccola chiesa locale – di fine secolo primo ad Efeso.

Il testo è anche il risultato di un percorso redazionale lungo circa quarantanni, attraverso cinque stadi circa , partendo dal nucleo iniziale – pressocché simile alla versione sinottica – e passando attraverso predicazione orale e riscritture progressive.

Erano anni di fuoriuscita da vecchie e forti appartenenze (anche da parte della comunità dei giudei piuttosto numerosa ad Efeso) e di entrata, progressiva , debole e incerta in un’altra tipologia di appartenenza.

Dunque: un equilibrio e anche una miscela di :

  • Ricerca, libera, incessante e rischiosa di nuovi orizzonti anche limguaggio e di pensiero

  • Fisssazione di nuovi paletti e confini.

L’intero capitolo esprime questo dramma dentro contesti politici, culturali, economici in movimento.

E’ abbastanza plausibile la fondatezza di un fatto accaduto, nella lontana Palestina e tramandato attraverso la predicazione di Giovanni: un incontro riservato e circospetto (notturno) tra un membro del Sinedrio, serio e onesto, con il giovani Rabbi di Galilea.

Il testo ci presenta un’altalena di approcci e convinzioni, in contrasto tra:

  • apertura di nuovi orizzonti

  • e verità nette e definitive

Se ne possono tracciare quasi due elenchi contrapposti:

* il rinascere dall’alto o di nuovo

l’azione dello spirito che agisce come un vento imprevedibile

un Dio che non vuole condannare il mondo

* La obbligatorietà del credere nell’Unigenito

La lotta tra luce contro tenebre

Il giudizio che fissa, come condanna, il rifiuto

Infine uan sorta di certificazione dei confini, nella citazione dell’atto sacramentale del battesimo (acqua e spirito).

 

Di fronte a questo scenario di una irrisolta duplicità della concezione dell’ev-angelo e della vita di credenti in Gesù ci siamo interrogati sulle domande che essa indirizza alla nostra scelta di comunità di fede collocata in una diversa contepmporaneità.

Diversa quanto? E quali analogie sono rintracciabili?

Efeso:un crogiuolo di globalizzazione dell’epoca:

  • il maggiore centro commerciale ad ovest del Tauro (tra Smirne e Mileto)

  • la capitale politica e amministrativa della provincia romana dell’Asia

  • il luogo del tempio di Artemide, dea della fertilità: una delle sette meraviglie dell’antichità

  • con una una comunità di Giudei abbastanza consistente

  • in seguito diventerà una chiesa locale di prim’ordine (Policarpo, Ireneo, un Concilio -431)

La questione di fondo che questa scrittura pone, riguarda molto anche noi e la nostra contemporaneità. Ed è questa: se la novità di Cristo, appena fuori il piccolo contesto ‘originario’ della palestina, in un quadro di globalizzazione regge all’incontro- scontro senza perdere l’anima; senza smarrire il suo carattere di novità. Se resta novità oppure è condannato a farsi recintare e proteggere per governare le paure dei credenti.

 

E’ di questo problema specifico che un po’ tutto il vangelo cosiddetto di Giovanni è narrazione e pensiero:

  • lo fa nel colloquio tra Nicodemo , uomo del Sinedrio, serio e pensoso e il giovane Rabbi, visionario e in ricerca
  • lo fa vicino ad un pozzo nel dialogo con una donna, per giunta samaritana: anche lì ricorrono acqua e spirito e una visone sorprendente di un tempo senza tempio e di adoratori di Dio in Spirito e verità

E come si articola questo pensiero, seppure costruito in modo combattuto e cotrastato tra visioni diverse?

Ci siamo molto interrogati a tale proposito, situandoci nel contesto proprio della comunità di Efeso: di fronte alle diverse correnti della filosofia greca delle classi colte e alle religioni misteriche delle classi popolari, mentre Roma teneva ben fermo il suo tallone di impero forte e in espansione.

Ci è parso che la comunità efesina , con fatica e passo incerto, ci dica che: il mondo quantunque ostile (chiamato carne o tenebra) è salvabile; oggi noi – con limguaggio e sostanza di contemporanei – diremmo: è dotato di senso. Ha, può avere, un significato ed una direzione. E noi dentro di esso.

 

Ma si tratta di un Eu-angelos/buona notizia – che si incarna sempre nel dramma della storia, dove non è ammesso di cedere a stati d’animo.

Un visione, questa, certamente aspra; ma addolcita dalla consapevolezza che a questa responsabilità siamo chiamati come persone e individui nell’ambito di una scelta comunitaria.

Un vento fresco, imprevisto e soprendente, peraltro, ci ha raggiunto dalle righe di un libro non particolarmente significativo – Le Cronache – dove parole di freschezza e di libertà nel linguaggio e nell’azione, ci hanno confermato che veramente lo Sprito soffia dove e come vuole.

Ciro, un “pagano”, un uomo di potere immenso che sa usare parole amiche per un popolo non suo per una missione che non appartiene alla sua identità:

  • senza volerlo fagocitare

  • senza convertirsi a sua volta

  • con una sorta di pluralismo religioso ante litteram

Il Signore suo Dio sia con lui. Curiosamente, è sempre ed ancora un Immanuel-Dio con te.

Un compagno di strada, che si spera non sia destinato a farsi imprigionare ancora una volta nel tempio che andranno a ricostruire. Ma questo – che accada o non – sta alla specifica responsabilità dei credenti!