Controllo dello sviluppo e delle mutazioni di L.Menapace

Lidia Menapace
25 marzo 2012

Beh! é una bella soddisfazione sapere che il Portogallo non ci sta più con i Tav. Mi ricordo la prima volta che incominciò la grancassa sui treni ad alta velocità, che avrebbero attraversato l’Europa, consentendo di partire da Lisbona e arrivare fino a Kiev per mangiare lì le fragole. Mi sembrò una stupidaggine colossale: le fragole hanno un habitat sterminato, vengono ovunque in Europa, avrei voluto vedere la faccia di chi prendeva il treno a Lisbona per andare a Kiev a mangiare le fragole! Mi restò in mente appunto la stupidità del discorso della “modernità”, parola che -come dico sempre- ha per me un suono funesto, perchè mi fa sempre venire in mente il dialogo della Moda e della Morte leopardiano. Ciò che è moderno ha corta vita, perché le mode passano presto. Questa, a dire il vero, è durata anche troppo. Anche mettendo in giro un linguaggio truffaldino: non sono Tav, bensì Tac, cioè treni ad alta capacità. Dovrebbero servire per il trasporto merci.

Ora, è vero che i treni sono meglio delle autostrade, perchè inquinano meno, ma la questione della misurabilità del territorio vale anche per loro. Saggio sarebbe trovare come dove e quando sostituire una linea ferroviaria a una autostrada, e ancora fare un bel bilancio di tutto ciò che un territorio può produrre da solo, in modo che non si prendono le fragole a Kiev per portarle a Lisbona, dove ce ne sono già abbastanza o a Lione, dove certamente ce ne sono pure.

Dunque i tracciati di enormi linee sono consumatori irrazionali di terra; non si può nemmeno incominciare a pensare agli appalti prima di aver fatto un bilancio della redditività del terreno e dei suoi usi corretti. Infatti sia pure per far fare a tutti e tutte indigestioni ricorrenti di fragole, bisogna sapere quanta terra serve pro capite in Europa. Si tratta di quantità misurabiii e anzi credo siano già state misurate, se sappiamo che l’Italia ha già consumato molto più terreno di quello giusto.

Fatto un bilancio della terra disponibile, si può fare il calcolo delle risorse alimentari e abitative che a quella terra si possono chiedere e perciò quante patate cavoli cicoria carciofi melanzane pere mele uva polli conigli vacche cavalli baccalà abitazioni scuole ospedali negozi teatri impianti sportivi uffici parchi ostelli ecc.ecc. si possono prevedere. Diviene anche possibile calcolare quante persone vi possano agevolmente dimorare e si affaccia la questione demografica e del controllo delle nascite.

Da quanto sommariamente indicato si capisce che i ragionamenti corporatvi non consentono di capire quel che sta succedendo. E da quando la tecnica ha raggiunto dimensioni molto cospicue, ll suo controllo diventa ancor più importante. Cioè la tecnica senza giudizio politico generale produce guai, spesso nemmeno rimediabili. Dunque se al controllo del diritto all’acqua e all’aria, si aggiunge il diritto alla terra, non si può non incorrere subito nel diritto alla sopravvivenza della specie, attraverso la regolazione della riproduzione.

Si tratta di un problema molto delicato, che può produrre “soluzioni” barbare, ad esempio che muoiamo pure bambini e bambine poveri, é un modo “naturale” di regolare la riproduzione. Oppure, sprechiamo pure le risorse energetiche non rinnovabili; qualcuno troverà qualche soluzione all’occorrenza. Oppure, incominciamo a decidere chi ha diritto di riprodursi, anticamera di un nuovo nazismo. Dunque è indispensabile non perdere tempo e incominciare subito a costruire una cultura antagonista, che rimetta in discussione i fondamenti di quella vigente, che essendo la cultura capitalistica (e patriarcale) in crisi non riformabiie, produce barbarie e mostri.

Vorrei dire qualcosa sulla terra come bene d’uso, ma prima devo spiegare perchè preferisco sempre parlare di beni d’uso invece che di beni comuni. Bene d’uso (e non di scambio) è quel bene che essendo necessario e disponibile, è giusto che non sia lasciato al privato, che potrebbe farne mezzo di ricatto, sfruttamento, speculazione; ma anche la proprietà pubbllca non esce dall’orizzonte proprietario: invece aria acqua terra e riproduzione, che sono necessarie alla specie, è meglio che vengano fatte uscire dall’ambito della proprietà e siano definiti “d’uso”. Mi è sempre sembrato che questa definizione sia una delle massime scoperte del marxismo. Infatti ciò che è in uso, essendo un diritto non negoziabile, diventa un bene da non sprecare, da lasciare in uso a chi verrà dopo di noi, da trattare con riguardo ecc., sicchè diventa fondamento di una nuova etica sociale.

Mi sono spesso domandata come mai questa idea della terra non sia passata nella cultura europea, dato che si trova nella Bibbia. Dovrebbe essere passata anche nella Cristianità. Invece sulla terra e la proprietà la Chiesa cattolica ha sposato il diritto romano, sostenendo la propria preferenza con il falso storico della Donazione di Costantino, contro la quale inveiva già Dante (“Ahi Costantin, di quanto mal fu matre, non la tua donazion, ma quella dote che da te ebbe il primo ricco padre”); e durante l’Umanesimo Lorenzo Valla dette la prova filologicamente precisa della falsificazione: (“De falso credita Constantini donatione”ecc) . L’attacco al cristianesimo costantiniano, cioè proprietario e politico, che partì insieme al Concilio Vaticano II avviò ricerche e proposte contro il potere temporale e le ricchezze della Chiesa cattolica, ma ben presto si arenò.

Nell’Antico testamento la terra è definita “di Dio” e data in usufrutto agli umani. Che avedola in uso e non in proprietà la debbono rispettare lasciandola riposare un anno (anno sabbatico) ogni sette; ogni Giubileo, cioè dopo sette anni sabbatici, tutta la terra deve essere rimessa tutta insieme, restituita a Dio e poi redistribuita in uso all’umanità. Questo ordinamento che probabilmente nacque nel nomadismo, fa anche da calmiere. In generale i popoli nomadi rispettano molto la terra e i luoghi che percorrono, perché intendono trovarli in ordine e usabili, quando vi ripassano; non hanno proprietà e quindi non controllano la sessualità delle donne perchè non è importante a fini ereditari sapere chi è figlio di chi; non hanno nemmeno schiavi: gli Ebrei, unici tra tutti i popoli antichi non ne avevano. La Cristianità scelse il diritto romano e la filosofia greca invece dell’ordinamento dei beni d’uso, e la famiglia rigidamente monogamica ed eterosessuale, come unica “naturale”, in verità a tutela della proprietà . Come nella filosofia la propensione verso il pensiero greco al posto della tradizione sapienziale ebraica, così nel diritto, nella filosofia, nella famiglia: si tratta di uno dei più antichi inquinamenti del messaggio biblico.

Non so se Marx, essendo ebreo sia pure non praticante, non avesse dentro di sè l’idea della terra data in usufrutto e da quella antica memoria abbia preso ispirazione per parlare di beni d’uso.

Resta comunque un pezzo molto fertile della riflessione marxiana, che oggi potrebbe essere rimessa in circolazione: siamo infatti a una svolta che va affrontata con risposte antagoniste, rivoluzionarie, dando il via a un movimento che muti lo stato delle cose presenti . Osservo che il verbo “mutare” indica una mutazione evolutiva, cioè non reversibile, cioè non riformista e che tale mutazione investe “lo stato delle cose presenti”, non solo l’economia la finanza la tecnica: lo stato delle cose è espressione della quale sarebbe difficile trovarne una più onnicomprensiva.