Vademecum pasquale per fruitori annuali di preti e sacramenti di B.Manni

Beppe Manni
Cdb Villaggio Artigiano (Modena)

E’ ormai Pasqua e molti modenesi anche dopo anni di comunismo ‘imperfetto’ si sentono in obbligo di andare a messa e forse di confessarsi, memori del vecchio precetto che obbligava a “confessarsi almeno una volta a Pasqua”.

Ecco un piccolo vademecum per scegliere, nei giorni di Quaresima e Pasqua, il prete o la chiesa, adatti alle tue ‘esigenze spirituali’. Ci scusiamo per la grezza approssimazione.

Se cerchi un prete che fa una omelia sostanziosa basata sui testi biblici. Se vuoi essere interpellato sui problemi della società. Se sei divorziato o accompagnato. Se vuoi invece sentire tuonare contro omosessuali, divorziati, aborti, comunisti e musulmani.

Oppure vuoi una bella messa tranquilla con canti, paramenti colorati e processioni, dove non si parla di immigrati, zingari e peccati dei politici. Senza creare sensi di colpa e preoccupazione nei fedeli.

Guarda come veste il prete. Perchè alle volte è l’abito che fa il monaco. O meglio il modo di vestire esprime la qualità del prete. Alcuni hanno ripreso a vestire la talare: il vestito lungo nero. Molti indossano il clergyman con o senza collarino bionco, altri il vestito normale con una crocetta d'argento sulla giacca, pochi vestono in borghese senza segni di riconoscimento.

Ancora: si può affermare che la messa è lo specchio della comunità parrocchiale o meglio del prete che celebra. Ci sono molti parroci che cercano di fare liturgie comprensibili; che coinvolgono i fedeli con omelie che partono da una interpretazione ‘intelligente’ delle letture bibliche e che affrontano le problematiche contemporanee. Pagando anche alti prezzi, come è successo al parroco della BVA di Modena. O al prete antimafia di Polistena don Pino, che è venuto due volte a Modena nell’ultimo mese.

In altre chiese si sta ritornando a un passato che si pensava superato: genuflessioni, scampanellii alla consacrazione, flotte di chierichetti colorati, vestimenti appariscenti, comunione in bocca, soppressione della preghiera dei fedeli spontanea. Le chiese sono state ripopolate di santi e madonne. In alcune parrocche viene detta la messa in latino con le spalle del prete volte al pubblico.

Ma non fu sempre così. Il Concilio cinquanta anni, aveva cambiato la liturgia tradizionale. Tutte le comunità si sforzarono con entusiasmo di applicare le norme conciliari.

Da mille e cinquecento anni si celebrava la messa in latino: letture della Bibbia, preghiere e canti non erano compresi dai fedeli. Questa lingua misteriosa accompagnata da gesti arcaici e paramenti sontuosi faceva della liturgia uno strumento misterioso e magico.

Dal 1963 si poteva ascoltare le parole della messa e degli altri sacramenti in italiano. Si comprendevano le scritture, si poteva intervenire nella spiegazione della Bibbia e nella preghiera spontanea dei fedeli. L'altare era rivolto al pubblico. La comunione veniva data in mano, era stato introdotto l'abbraccio della pace dopo il Padre Nostro recitato insieme in italiano.

Il tessuto della messa era più lineare e le parole del canone arricchite. Nuove parole: come mensa, eucarestia, comunità, popolo di Dio, omelia, liturgia penitenziale, sostituivano altre parole come altare, messa, parrocchiani, pulpito, predica. Nuovi canti. Una liturgia non più solo adorazione, mistero e riverenza. Ma partecipata, compresa, vitale.

Il ritorno ad una liturgia solo da guardare che non coinvolge i fedeli e che riporta il credente in silenzio dietro i banchi della chiesa è un tradimento del Concilio, un impoverimento e una regressione pericolosa al devozionismo che relega di nuovo il credente nello spazio angusto del banco e dell'inginocchiatoio. Muto e obbediente come vuole in questi anni certa parte della gerarchia.

I preti in Italia hanno ancora una grande responsabiltà sulla maturità religiosa dei cristiani e sulla qualità delle comunità parrocchiali.

A Modena a 50 anni cinquanta annni dall’apertura del Concilio Vaticano II si stanno facendo importanti iniziative per riproporre i ‘rivoluzionari’ contenuti del Concilio.