Chi è ideologico? di V.Bellavite

Vittorio Bellavite
www.noisiamochiesa.org

Alcune riflessioni del coordinatore di “Noi Siamo Chiesa” a proposito dell’intervista del Card. Angelo Scola a “Famiglia Cristiana” del 27.3.2012 su “L’Italia ha voglia di famiglia”

L’intervista tocca molti punti ed è importante perché parla del tema del VII Incontro mondiale delle famiglie di fine maggio e perché proviene dall’Arcivescovo della città dove si terrà l’incontro. Un punto di esplicito accordo riguarda la sua posizione critica nei confronti delle liberalizzazioni in corso nei confronti degli orari dei negozi durante la domenica. Come non consentire con le sue parole “sul bisogno di vivere gli affetti e la dimensione gratuita del riposo che ha nella festa il suo culmine” e sul rischio che venga a “mancare la dimensione del tempo condiviso, che è tempo per la relazione con Dio e con gli altri”?. Le logiche del mercato e del consumo, passo dopo passo, tendono ad inserirsi sempre più in ogni aspetto della nostra vita quotidiana. E ciò avviene nel momento stesso in cui sarebbe necessaria una nuova riflessione sull’uso dei beni e sugli stili di vita, anche perché sollecitati dall’aggravarsi di una crisi economica che rischia di diventare vera e propria crisi sociale.

Perplessità suscitano invece i passi dell’intervista che sono stati più osservati dai media. Scola afferma che le proposte di una legge sul cd “divorzio breve” e sui registri delle coppie di fatto sarebbero la conseguenza di una scelta ideologica che si vorrebbe imporre alla società. Mi chiedo invece se non ci sia un po’ di ideologia proprio nella posizione del Cardinale. Egli infatti, in nome di un modello di famiglia, certamente apprezzabile ma rigido, si attende che le istituzioni non facciano i conti con la necessità di regolamentare, in modo pragmatico, rapporti tra soggetti legati da vincoli affettivi che sono sempre più largamente diffusi, che sono ora privi di qualsiasi tutela giuridica e che, in quanto tali, non recano alcun danno che abbia una vera rilevanza sociale. Si tratta di rendere effettivi principi di uguaglianza contenuti nella Costituzione (ma anche evangelicamente ispirati) che la magistratura tende sempre di più a riconoscere.

Scola, nel seguito dell’intervista, su questa questione afferma: “ho il dovere di proporre ciò, sottolineo “proporre”….”. Voglio interpretare questa sottolineatura nel senso che il Cardinale intenda sì esprimere con convinzione la sua opinione ma non fare una “campagna” contro la proposta di prossima discussione nel consiglio comunale di Milano sul registro delle coppie di fatto. L’auspicio è quindi che non si ripeta l’accanimento che i vertici dei vescovi italiani organizzarono nel 2007 nei confronti della proposta dei ben noti PACS fatta dal governo Prodi. La similitudine tra le due proposte è evidente, pur nelle evidenti differenze tra i due livelli istituzionali. A me sembra che sono soprattutto altri i valori etici ed evangelici, poco o niente negoziabili, e i problemi a promozione della famiglia sui quali i cattolici, che non lo fanno ancora, dovrebbero impegnarsi sollecitati dai loro Pastori.

Ne faccio un elenco: educazione, anche sessuale, dei figli, conseguenze di separazioni e divorzi, precarietà del lavoro dei giovani che ostacola la formazione di nuove famiglie e la natalità, mentalità maschilista e violenze di ogni tipo nei confronti della donna, condizione concreta degli extracomunitari e delle loro famiglie, prassi di infedeltà di coppia sostenuta da messaggi mediatici, trasmissioni televisive degradanti, consumo del sesso anche sfruttando prostitute ecc…A questi problemi e ad altri, bisognerebbe accostarsi, oltre che con le parole dell’amore, della misericordia e dell’ascolto, con un intervento fraterno, anche energico e socialmente rilevante, più che con le norme del diritto canonico o facendo “campagne” per bloccare o imporre leggi.

Il Cardinale interviene anche sull’antico e sempre fortemente ripetuto leitmotiv di tutte le organizzazioni cattoliche e di tutti i vescovi, che consiste nella denuncia della “assenza di politiche sociali e culturali in favore del bene prezioso della famiglia”. Parole sacrosante, ma vorremmo qualche volta sentirne anche di altre. Ci chiediamo perché non esiste, da parte delle autorità ecclesiastiche, una presa d’atto, non con parole generiche e lamentose, delle responsabilità vere di questa situazione, indicandole esplicitamente facendo nomi e cognomi di partiti e di uomini di governo. E’ una situazione che dura dalla Liberazione a oggi. Troverebbero responsabili sia di destra che di sinistra, ma soprattutto dovrebbero constatare che essi sono stati e sono in gran parte cattolici, che della famiglia parlano solo per sciacquarsi la bocca e farsi propaganda. Siamo costretti a invidiare la laica Francia e la sua politica per la famiglia.

Milano, 2 aprile 2012