Chiara di Assisi: il coraggio di una donna innamorata di L.Boff

Leonardo Boff, Teologo/Filosofo
Ricevuto dall’autore e tradotto da Romano Baraglia

Ottocento anni fa, nella notte del 12 marzo del 1212, il giorno dopo la Domenica delle Palme, Chiara di Assisi, tutta agghindata, fuggì di casa per unirsi al gruppo di Francesco di Assisi nella chiesetta della Porziuncola, che esiste ancora oggi. Le Clarisse del mondo intero e tutta la famiglia francescana celebrano questa data che commemora la fondazione dell’ Ordine di Santa Chiara diffuso nel il mondo intero.

Chiara insieme a Francesco – non dobbiamo mai separarli, dato che si erano ripromessi, nel loro puro amore, che mai si sarebbero separati, secondo la bella leggenda dell’epoca – rappresenta una delle figure più luminose della Cristianità. È bene ricordarla in questo mese di marzo dedicato alle donne. Per causa sua, milioni di donne nel mondo intero portano il nome di Chiara e Maria Chiara.

Lei, appartenente alla nobile famiglia dei Favarone, di Assisi, e lui, figlio di un ricco sfondato mercante di tessuti, dei Bernardone. A 16 anni di età volle conoscere il già famoso Francesco che aveva circa trent’anni. Bona, sua amica intima, racconta, sotto giuramento negli atti della canonizzazione, che tra il 1210 e il 1212 Chiara “era andata molte volte a conversare con Francesco, in segreto, per non essere vista dai parenti e per evitare maldicenze”. Da questi due anni di incontri, nacque il fascino reciproco.

Come commenta uno dei migliori ricercatori in materia, lo svizzero Anton Rotzetter, nel suo libro “Chiara di Assisi: la prima donna francescana” (Vozes 1994): “Su di loro irruppe l’Eros nel suo senso più proprio e più profondo, perché senza l’Eros non c’è niente al mondo che abbia valore, né scienza né arte né religione, è l’ Eros la fascinazione che spinge l’essere umano uno verso l’altro e che ci libera dalla prigione di noi stessi” (p.63). Questo Eros fece sì che ambedue si amassero e avessero cura uno dell’altra ma in una trasfigurazione spirituale che impedì che si chiudessero in se stessi. Francesco affettuosamente la chiamava “la mia Pianticella”.

Tre passioni coltivarono insieme lungo durante tutta la loro vita: la passione per Gesù povero, la passione per i poveri e la passione di uno per l’altra. Ma in quest’ordine. Organizzarono dunque la fuga di Chiara perché si unisse al loro gruppo, che voleva vivere il Vangelo puro e semplice.

La scena non ha nulla da perdere in creatività, coraggio e bellezza di fronte alle migliori scene di amore dei grandi romanzi o film. Come potrebbe una giovane ricca e bella fuggire di casa per unirsi a un gruppo che somigliava agli hippies di oggi? Poiché è così che dobbiamo rappresentare il movimento iniziale di Francesco. Era un gruppo di giovani ricchi, che vivevano tra feste e serenate e che risolsero di fare un’opzione di totale spoliazione e rigorosa povertà sui passi di Gesù povero. Non avevano intenzione di fare la carità ai poveri, ma di vivere con loro e come loro. E lo fecero con uno spirito di grande giovialità, senza nemmeno criticare la opulenta chiesa dei papi.

Nella notte del giorno 19 marzo, Chiara, di nascosto, fuggì di casa e arrivò alla Porziuncola. Tra le luci tremolanti delle torce, Francesco e i suoi compagni la ricevettero con gran festa. E come segno di sua aggregazione al gruppo, Francesco le tagliò i bei capelli biondi. Poi Chiara venne vestita con i vestiti dei poveri, non tinti, più un sacco che un vestito. Dopo la gioia e molte preghiere fu portata a dormire nel convento delle benedettine a 4 km da Assisi. E 16 giorni dopo la sua sorella più giovane, Agnese, fuggì anche lei di casa e si unì alla sorella. La famiglia Favarone tentò perfino con violenza di riprendersi le figlie. Ma Chiara si aggrappò alle tovaglia dell’altare, mostrò la testa rasata e impedì che la portassero via. La stessa ostinazione mostrò quando il papa Innocenzo III non volle approvare il voto di povertà assoluta. Lottò tanto che il Papa alla fine acconsentì. Così nacque l’Ordine delle Clarisse.

Il suo corpo intatto, dopo ottocento anni è una prova in più che l’amore è più forte che la morte.