Bossi, bacio al crocefisso. Leghisti e cattolici: alchimia possibile?

www.blitzquotidiano.it/ 9 aprile l 2012

– Ha scelto i minuti che precedevano il suo primo vero incontro politico da ex leader, quello con Roberto Maroni. E ha scelto l’unico giorno dell’anno in cui, in Chiesa, non ci sono messe, il venerdì santo. Umberto Bossi, da ieri ex segretario della Lega Nord, prima di incontrare quello che per alcuni suoi fedelissimi è un “giuda” ma almeno ufficialmente non lo è per lui, è entrato in Chiesa.

E il suo ingresso nella chiesa di Santa Giustina, a due passi da via Bellerio, non è passato inosservato. Dentro, raccontano le signore che lo hanno avvistato, il Senatur si è fermato pochi minuti. Ma c’è chi racconta di averlo visto baciare il crocefisso. Atto di devozione quantomeno inusuale per uno che, con la Chiesa, negli anni ha sempre avuto un rapporto complesso. Anche perché non può non sfuggire la dimensione “pagana” di rituali come l’ampolla del Po’ come non può sfuggire la “santificazione” che di Bossi hanno fatto tanti militanti della Lega. E non solo.

Più che allinearsi ai dettami dell’altra autorità “romana”, in verità, la Lega ne ha incidentalmente condiviso (e cavalcato) alcuni degli insegnamenti salvo invece scontrarsi anche a muso duro su temi in cui la visione era distante. L’esempio più lampante, ovviamente, è il tema dell’immigrazione. Di scontri, anche duri, ce ne sono stati a decine: dalla politica dei respingimenti, fortemente voluta da Roberto Maroni, all’emergenza di Lampedusa. Nel 2009, con la Chiesa che criticava la stretta sui clandestini, Bossi contrattaccò: ”Il Vaticano ha i suoi problemi e in Vaticano è vietato far entrare i clandestini”. Ma la Lega è lo stesso partito che, contro il parere della Corte Europea, chiese di esporre il crocefisso alla Camera dei deputati, e lo pretese in Regione Lombardia.

Non a caso il rapporto Chiesa Cattolica Lega Nord è stato, di recente, anche oggetto di un libro ”Il Dio dei leghisti” (Edizioni San Paolo, pp. 192, euro 14,00) ultimo lavoro del teologo e filosofo Augusto Cavadi. Libro che, partendo dai numeri, le statistiche attestano che ”il 39% dei leghisti e’ cattolico praticante”, e a questa percentuale va aggiunto chi, pur non praticando, si dichiara credente, vuole rispondere ad una domanda ambiziosa: si può essere allo stesso tempo cattolici e leghisti in modo coerente?

Il volume in copertina sullo sfondo di un Alberto da Giussano che anziche’ la spada brandisce una croce. Ma la risposta di Cavadi, piu’ che problematica, è decisamente negativa. L’autore dice di aver voluto ”evincere la filosofia” della Lega, ”la sua visione dell’uomo, del mondo, della storia”, e in modo particolare ”la sua teologia: chi e’ Dio, chi e’ Gesu’ Cristo, che cos’e’ la Chiesa, che cos’e’ l’etica secondo la Lega Nord”.

”Sono arrivato alla conclusione – spiega in un intervento sul web – che si tratta di una visione molto organica, molto coerente, molto armonica, ma che ha ben poco a che fare col Vangelo di Gesu’ Cristo”. Cavadi ha anche analizzato la posizione della Chiesa cattolica ”per capire come mai alcune sue frange, alcuni suoi esponenti anche autorevoli hanno nei confronti della Lega Nord un rapporto di intesa, qualche volta di sinergia, qualche volta un vero e proprio feeling”. E anche qui la conclusione e’ che questa ”compatibilita”’ e’ ”assolutamente discutibile”.

L’autore del libro invita quindi il movimento fondato da Umberto Bossi ”a prendere consapevolezza della sua visione dell’uomo, della storia e di Dio, e a capire la distanza che c’e’ tra la sua visione del mondo e il Vangelo di Gesu”’. Fa appello poi alla stessa Chiesa cattolica a ”scoprire o riscoprire l’abissale lontananza da qualsiasi proposta politica che non metta come valore non negoziabile la giustizia sociale, la fraternita’, l’accoglienza e lo spirito di cooperazione internazionale”. Insomma, si chiede ancora Cavadi, ”il messaggio di accoglienza e amore per il prossimo predicato da Cristo come si concilia con le dichiarazioni aggressive e a tratti violente del Carroccio nei riguardi di musulmani, zingari, rumeni ed extracomunitari in genere?”.

E’ la tradizione cattolica ”ad aver prodotto le menti leghiste o sono le menti leghiste ad aver stravolto la dottrina cattolica?”. O forse ”e’ stato l’incontro del cattolicesimo mediterraneo tradizionalista con l’egoismo piccolo-borghese ipermoderno a costruire una miscela infernale?”.

E’ un’analisi molto dettagliata quella che emerge dal lavoro di Cavadi, a partire dai pilastri del codice culturale leghista (tra gli altri, l’intangibilita’ delle proprie radici, il razzismo regionalistico, il neo-tribalismo, il familismo amorale, il perbenismo moralistico, la xenofobia provinciale, il machismo esibizionistico, l’omofobia ossessiva) fino a ”quale cattolicesimo va bene alla Lega”, in cui strumentalmente fanno spicco le battaglie contro l’Islam e per il crocifisso nei locali statali. ”Siamo la Padania bianca e cristiana, non merdacce levantine”, proclamava pubblicamente Mario Borghezio ”senza provocare crisi di coscienza nei correligionari del medesimo schieramento politico”. Ma ”se davvero il Dio dei leghisti e’ garante delle tradizioni, baluardo contro gli stranieri, assicuratore contro le incertezze della storia – conclude Cavadi -, e’ un Dio che non m’interessa: con Juan Arias posso dichiarare serenamente che è un Dio in cui non credo”.