Nuovo allarme CIG: rischio disoccupazione di massa

Monica Maro
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Il ddl del governo sulla riforma del lavoro è già stato trasmesso alla commissione competente in Senato, la discussione inizierà subito dopo Pasqua, ma di certo in quel testo c’è un grande “omissis”, ovvero le politiche per il lavoro e lo sviluppo, citate pomposamente nel titolo del disegno di legge e poi dimenticate nel corpo dello stesso. Eppure è questa la vera emergenza del paese. Senza la creazione di posti di lavoro appare pleonastico ogni sforzo per riscriverne le regole.

Ma il governo dei tecnici, tanto tecnico non lo è se i “numeri” non suscitano alcun brivido. Eppure questi numeri sono certificati dall’Inps e lanciano l‘ennesimo allarme: il lavoro non c‘è e a crescere, in italia, è il ricorso alla cassa integrazione o, per i meno fortunati, il baratro della disoccupazione.

E allora andiamo a vederli questi numeri. I dati Inps certificano a marzo un incremento del21,6% rispetto a febbraio e, se anche su base annuale si registra un leggero calo dell’1,8%, nei primi tre mesi dell’anno il trend è comunque in crescita (+2,1%). A marzo 2012 sono state autorizzate 99,7 milioni di ore di cassa integrazione guadagni. Rispetto a marzo 2011, quando furono autorizzate 101,6 milioni di ore, si registra una diminuzione dell’1,8%. Complessivamente nei primi 3 mesi dell’anno si è giunti a quota 236,6 milioni, contro i 231,8 milioni del 2011 (+2,1%).

Su base congiunturale, invece, la cassa integrazione aumenta a marzo rispetto al mese precedente: l’incremento nel 2012 è stato del 21,6% (99,7 milioni di ore a marzo contro 81,9 milioni a febbraio). Nel 2011, l’incremento era stato del 44,7% (101,6 milioni di ore a marzo contro 70,1 milioni a febbraio).

Passando al dettaglio per tipologia di prestazione, gli interventi ordinari (Cigo) di marzo risultano aumentati del 12,8% rispetto a febbraio, essendo passati da 25,1 a 28,3 milioni di ore.Rispetto al marzo del 2011, quando le ore autorizzate erano state 23,2 milioni, l’aumento è del 22,3%. L’incremento è attribuibile in larga misura alle autorizzazioni riguardanti l’industria, aumentate del 27,2% rispetto ad un anno fa, mentre più contenuto, rispetto a marzo 2011, è l’andamento delle richieste relativo al settore edile (+10,4%).

Gli interventi straordinari (Cigs) di marzo ammontano a 33,7 milioni di ore, con un aumento del 30,9% rispetto a febbraio (25,7 milioni), mentre rispetto al marzo 2011 (42,1 milioni) si registra una forte diminuzione (-19,9%). La variazione negativa è da attribuire anche in questo caso al settore industriale, che registra un calo del 25,9% rispetto alle ore autorizzate a marzo 2011.

Se la fotografia scattata dall’Inps non suscita alcuna reazione da parte del governo, lo stesso non vale per i sindacati . ”Senza interventi in tempi rapidi rischiamo che il 2012 diventi l’anno della disoccupazione di massa”, è l’allarme che lancia il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere. Secondo il sindacalista, i dati “dimostrano lo stato drammatico delle crisi industriali e di quella occupazionale: nessun miglioramento ma anzi aumentano i disoccupati mentre la cassa integrazione in deroga segnala quanto crescano le aziende che ne fanno ricorso come ultima possibilità”.

La Cgil, aggiunge, “continua a ripeterlo: il 2012 rischia di diventare l’anno della disoccupazione di massa se in tempi rapidi il governo non avvia politiche strutturali per il rilancio e per la crescita, attraverso investimenti pubblici e privati che siano una leva fondamentale per invertire la tendenza. E’ ora che il governo batta un colpo serio sui temi della crescita che non è certamente risolta solo dal titolo scelto per il ddl lavoro”, ironizza Scudiere.

L’aumento in particolare della cassa integrazione straordinaria, evidenzia il Segretario generale aggiunto della Cisl Giorgio Santini, “segnala sia problemi di aggravamento strutturale che di allargamento del perimetro delle aziende coinvolte dalla crisi, una crisi che continua ad assestare colpi al nostro sistema produttivo e rende sempre più urgenti politiche più efficaci per la crescita”. Per far fronte alle conseguenze della crisi, fa notare, “risulta di fondamentale importanza che la riforma del lavoro abbia confermato uno strumento importante come la cassa integrazione ordinaria e straordinaria così come è fondamentale poter disporre ancora, nella transizione al nuovo regime, della cassa integrazione in deroga”.

E’ “necessario”, prosegue poi Santini, che la riforma del lavoro “rafforzi consistentemente le politiche attive di ricollocazione dei lavoratori che percepiscono ammortizzatori sociali, prevedendo azioni di orientamento collettive, formazione sulle modalità più efficaci di ricerca di occupazione adeguate al contesto produttivo territoriale; formazione adeguata alle competenze professionali del disoccupato ed alla domanda di lavoro, nonché un sistema di premialità, per la ripartizione regionale delle risorse del fondo sociale europeo, legato alla prestazione di politiche attive e servizi per l’impiego”.

Di fronte ai dati dell’Inps, commenta il segretario confederale Uil Guglielmo Loy, “c’è solo una certezza: la mancata crescita economica trascina con sé il disagio del lavoro”. La cassa in deroga, con il numero di ore autorizzate più alto degli ultimi 20 mesi, “esplode” e ciò “segnala come il calo dei consumi impatti violentemente sulle piccole imprese di tutti i settori”. Loy assicura quindi che il sindacato avanzerà iniziative “affinché la politica si ponga il tema del rilancio economico del paese senza il quale qualsiasi riforma del lavoro rischierebbe di essere insufficiente a dare un futuro meno drammatico ai lavoratori”.

Dall’Inps, dice il segretario confederale dell’Ugl, Nazzareno Mollicone, arriva “l’ennesimo campanello d’allarme: l’Italia sta attraversando un gravissimo periodo di recessione. Anche il dato relativo alle domande di disoccupazione, che sono aumentate dell’8,7% rispetto a febbraio, fa notare, “è conseguenza evidente della continua chiusura di piccole imprese che non possono ricorrere alla cassa integrazione“.

Davanti ad uno scenario “così drammatico” l’Ugl ribadisce il suo ‘no’ alla riforma del mercato del lavoro: “non possiamo sostenere una riforma che restringe immediatamente le tutele dei lavoratori senza lasciare il giusto margine di tempo per promuovere una transizione adeguata dal vecchio al nuovo sistema”.