Ospedali psichiatrici giudiziari: le nuove strutture affidate anche al privato

Manuela Perrone
Il Sole-24 Ore, 7 aprile 2012

Potranno essere affidate dalle Asl al privato sociale o imprenditoriale oppure essere gestite in proprio attraverso i dipartimenti di salute mentale. Comincia a delinearsi il profilo delle nuove strutture sanitarie che dal 31 marzo 2013 dovranno nascere nelle varie Regioni per dire addio all’«orrore» dei sei ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), come li ha definiti il capo dello Stato Giorgio Napolitano.

Ad aprire alla gestione privata anche per questi centri, che ospiteranno parte dei circa 1.300 internati attuali e tutti i malati di mente autori di reati che i giudici destineranno alla misura di sicurezza del ricovero in Opg o in casa di cura e custodia, è l’ultima bozza riservata del decreto ministeriale sui «requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi» delle strutture, predisposta dai tecnici del ministero della Salute sulla base delle osservazioni delle Regioni.

Il testo, approfondito sul prossimo numero de «Il Sole-24 Ore Sanità», è il frutto del lavoro di una task force mista istituita da assessori alla Sanità e dicastero proprio per sfornare l’identikit dei centri, previsti dal decreto “svuota-carceri” (legge 9/2012), che ha sancito lo smantellamento degli Opg e stanziato 180 milioni per realizzare le residenze, 38 per il funzionamento nel 2012 e 55 annui dal 2013. La legge fissava il termine del 31 marzo scorso per l’emanazione del Dm di natura non regolamentare da parte del ministro della Salute, di concerto con il ministro della Giustizia e d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni. Impossibile però rispettare la scadenza: solo nei giorni scorsi le posizioni dei tecnici ministeriali e regionali (Lombardia, Emilia Romagna e Veneto hanno fatto fronte comune) si sono avvicinate.

Ora si spera in un accordo in modo da inviare presto la bozza alla Giustizia per le necessarie integrazioni. Necessarie soprattutto per chiarire gli aspetti riguardanti la sicurezza e l’eventuale vigilanza esterna: la Salute ipotizza intese tra Regioni e prefetture nonché strutture «a diverso livello di protezione», le Regioni chiedono di demandarli ad accordi con l’amministrazione penitenziaria o le forze dell’ordine. Chiaro il nodo: qui si parla di residenze sanitarie da 20-30 posti letto in cui comunque va fatto rispettare l’ordinamento penitenziario (a Codice penale invariato. il concetto di «pericolosità sociale» resta).

La bozza lascia aperti altri due interrogativi. Chi deciderà sull’assegnazione dei rei alle diverse sedi? E ancora: chi sarà l’interlocutore del magistrato di sorveglianza che deve valutare le condizioni psicopatologiche dei pazienti, visto che il testo non specifica una gerarchia nell’équipe multiprofessionale che seguirà i pazienti? Domande chiave, a maggior ragione se le strutture saranno gestite da privati.