Rinascere insieme agli altri di Cdb S.Paolo

Comunità Cristiana di Base di San Paolo – Roma
Eucarestia del 15 aprile 2012

Rinascere insieme agli altri

Canto iniziale: Bisogna gridare

Introduzione al tema – RESTIAMO UMANI

Molto difficile oggi ripetere le parole di speranza che ripeteva Vittorio Arrigoni di cui oggi ricorre l’anniversario dell’uccisione, e che aiutino ad esprimere e conservare la nostra umanità: sono giorni in cui leggiamo di persone che si tolgono la vita per la di-sperazione di un lavoro perduto,(dall’inizio dell’anno sono 23 solo i piccoli imprendi-tori che hanno fatto questa scelta estrema) di una pensione dimezzata, o di giovani che il lavoro non lo trovano, o di barconi di migranti che finiscono il viaggio e la vita in mezzo al mare…

Difficile perché siamo consapevoli che non siamo noi ad avere i mezzi per dare un lavoro, per arrestare la corsa alla chiusura delle aziende, per offrire asilo e solidarietà sufficienti a coloro che vengono a cercare di vivere, o sopravvivere, nel nostro paese: un paese che ha conosciuto il benessere e che oggi conosce invece enormi difficoltà nel compito di mantenere la dignità ai suoi cittadini.

Non siamo politici, non siamo industriali.. Cosa possiamo fare? Eppure questa domanda ci tormenta, giustamente. Possiamo condividere con più impegno; possiamo agire per “dare credito” in modo da favorire le iniziative dal basso; soprattutto, possiamo alzare la voce perché non si accantonino i problemi reali delle persone, non cali il silenzio sulla disperazione e sulle paure di tanti.

Certo, è molto poco. Eppure come non dobbiamo autoflagellarci, non dobbiamo ras-segnarci, come se tutto ciò fosse ineluttabile. Dobbiamo essere testimoni di speranza.

Gesù ha dato speranza di vita all’adultera che volevano lapidare (secondo la legge e-braica); a noi chiede di amare, di agire insieme per dare speranza di vita; il nostro compito è ascoltare questa richiesta, cercare di offrire un appiglio a chi sta precipi-tando. La nascita del bambino a Srebrenica ci sembra che sia un segno concreto di amore, ovvero di speranza, capace di opporsi alla guerra, alla distruzione, alla sfidu-cia e alla desolazione umana.

Con la speranza di “resurrezione”,ovvero di rinascita, Gesù ci lascia un messaggio di vita e di apertura al futuro: e lo lascia non ad uno, al prediletto, ma all’insieme dei suoi discepoli: nemmeno la morte vince sempre, nemmeno la morte può porre fine al-la ricerca di equità e di giustizia per tutti, nemmeno la morte può impedirci di sperare in una vita che si apra all’amore, alla fraternità, alla condivisione, alla felicità per tutti.

Restiamo insieme e, con l’esempio di Gesù sforziamoci di RESTARE UMANI, e quindi “rinascere” anche tra tutte le difficoltà che attraversano i nostri giorni.


Letture

Matteo 11-28-30
“Venite con me, voi tutti che siete stanchi e oppressi: io vi farò riposare. Accogliete le mie parole e lasciatevi istruire da me. Io non tratto nessuno con violenza e sono buono con tutti. Voi troverete la pace, perché quel che vi domando è per l vostro bene, quel che vi do da portare è un peso leggero”.

Luca 23, 39-43
I due malfattori intanto erano stati crocifissi con Gesù. Uno di loro, insultandolo, diceva:
– Non sei tu il Messia? Salva te stesso e noi!
L’altro invece si mise a rimproverare il suo compagno e disse:
– Tu che stai subendo la stessa condanna non hai proprio nessun timore di Dio? Per noi due è giusto scontare il castigo per ciò che abbiamo fatto, lui invece non ha fatto nulla di male.
Poi aggiunse:
– Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno.
Gesù gli rispose:
– Ti assicuro che oggi sarai con me in paradiso.

Giovanni 20,19
La sera di quello stesso giorno, il primo della settimana, i discepoli se ne stavano con le porte chiuse per paura dei capi ebrei. Gesù venne, si fermò in piedi in mezzo a loro e li salutò dicendo: “La pace sia con voi”.


Commento del gruppo

Abbiamo scelto queste letture per tentare una reazione alla paura e al disagio collettivo per la situazione sociale che stiamo vivendo.
La reazione a tutto questo non deve essere una risposta di morte: purtroppo abbiamo assistito in questi ultimi tempi a una serie di suicidi da parte di chi non riesce più a fare quadrare il bilancio, sia dipendenti che imprenditori. Sono gesti estremi di persone disperate che non possiamo giudicare e che non dobbiamo dimenticare.
La reazione deve essere un risposta di vita e di speranza come ci suggeriscono:
– la bibbia con la resurrezione di Gesù
– il nostro vissuto quotidiano con i segni delle nascite e rinascite quotidiane (ad esempio il bambino di Srebrenica)
Ma più che consolarci con i segni che spesso non siamo nemmeno in grado di cogliere, dobbiamo impegnarci, come ha fatto Vittorio Arrigoni, con la solidarietà verso i più sfortunati per cercare di costruire insieme una rinascita collettiva, di gruppo, di popolo. Forse questa è la resurrezione che Gesù attende da noi.

Matteo
Gesù annuncia il suo vangelo agli stanchi e oppressi e promette loro il riposo, l’assenza della violenza, la bontà, la pace. La sequela di Gesù quindi,contrassegnata da atteggiamenti collettivi di non violenza, bontà e pace, è una sequela che non è pesante (“peso leggero”), diversamente dai farisei che impongono alla gente fardelli pesanti.
Vittorio Arrigoni in Palestina è stato un interprete di questo vangelo. In una situazione di paura e fardelli pesanti posti sui palestinesi dagli epigoni dei farisei di allora, gli israeliani di oggi, Vittorio ha solidarizzato con i palestinesi, aiutandoli a superare le loro paure e ad allievare, per quanto a lui possibile, i loro pesi.

Luca
Il ladrone di Luca (unico tra gli evangelisti che riferisce questo episodiio) riconosce che Gesù é senza colpa, che è stato condannato ingiustamente. Il ladrone nel momento della paura e della disperazione resta umano, non pensa solo a se stesso ma anche a chi gli sta accanto, vittima innocente, e solidarizza con lui.
Si comporta con l’altro come si è comportato Gesù nel brano di Matteo e come farà Vittorio, molti anni dopo con i palestinesi, restando umano.

Giovanni
I discepoli stanno rinchiusi per paura dei capi degli ebrei. Gesù risponde a questa paura rompendo fisicamente la loro chiusura: stando in piedi in mezzo a loro. L’evangelista non usa la parola “apparve” ma la parola “venne”. Ma Gesù va oltre: risponde a questa paura (segno di morte) potando la sua pace (segno di vita), la stessa che predica nel brano di Matteo e che qui diventa segno di resurrezione e rinascita collettiva.
Avevamo letto anche il testo corrispondente di Luca che pone l’accento sulla paura, non oggettiva verso i capi degli ebrei, ma soggettiva verso Gesù percepito come fantasma (questa paura potrebbe essere spiegata come la proiezione all’esterno delle nostre paure).
Abbiamo però scelto il brano di Giovanni che ci è parso più concreto:
– sia sulla paura verso i capi degli ebrei, che sono uomini veri e non nostre fantasie
– sia sulla percezione di Gesù come un corpo vivo e non come u n fantasma

Silenzio di riflessione

Commenti dei presenti


Preghiere dei presenti

Presentazione della colletta

Canto: Grazie alla vita


Canone e frazione del pane:
Restiamo umani 2 – 58

Padre nostro


Scambio di pace

Comunicazioni dei presenti

Canto finale: Eppure il vento soffia ancora