Lettera aperta di Valeria Belli, di “Benvenuti in Palestina” a Mario Pirani

Valeria Belli, della campagna “benvenuti in palestina”, domenica 15 aprile all’aeroporto di Fiumicino si e’ vista rifiutare l’imbarco sul volo alitalia Roma-Tel Aviv per ordine del governo israeliano. Ieri, 18 aprile, in replica al suo articolo pubblicato su la Repubblica del 16 scorso ha inviato a Mario Pirani la seguente lettera aperta.

Egregio Sig. Mario Pirani,

mi permetto di rispondere al suo articolo su “la Repubblica” del 16 scorso. Sono una pericolosa attivista dei diritti umani, una delle tante e dei tanti che l’altro giorno sono stati fermati negli aeroporti europei in quanto diretti nei territori palestinesi occupati militarmente da Israele, per un progetto umanitario riguardante la costruzione di una scuola.

La missione si chiama “Benvenuti in Palestina”e, oltre che l’obiettivo dell’aiuto concreto, ha anche lo scopo di rompere il muro di bugie per cui chi va nei territori palestinesi occupati è costretto a dire all’aeroporto che va in Israele, in pellegrinaggio o per qualche altro motivo fittizio, ma mai che va a Betlemme, o in qualsiasi città o paese palestinese.

Noi, per questo, risultavamo infatti su una “lista nera” di persone “non gradite” dal governo israeliano o suoi servizi segreti, alla quale la compagnia aerea Alitalia si è strettamente attenuta, e anche il governo italiano.

Certo, se l’aeroporto palestinese non fosse stato distrutto sul nascere da Israele, insieme al sogno di uno Stato indipendente palestinese, dopo gli accordi di Oslo, saremmo sbarcati lì, senza disturbare i servizi segreti israeliani.

Non entro nei particolari dei soprusi (carcere, maltrattamenti) con cui il governo israeliano ha “accolto” i pochi che sono riusciti ad arrivare all’aeroporto di Tel Aviv degli oltre mille da vari aeroporti europei, che erano partiti per la stessa missione; ma il ricordarlo è solo per dirle che i fatti dimostrano esattamente il contrario di ciò che lei dice nel suo articolo: è il governo israeliano ad essere antisemita, sì proprio antisemita, e non lo scrittore Gunter Grass, come lei afferma.

Lo scrittore tedesco ha semplicemente detto che il re è nudo, cioè che Israele possiede la bomba nucleare almeno dagli anni ’70 (l’averlo reso pubblico è costato più di 20 anni di carcere a un suo fisico nucleare), ed è uno dei pochi Paesi a non firmare il trattato di non proliferazione delle armi nucleari. Il fatto quindi che Israele minacci l’Iran ci dovrebbe allarmare tutti/e. Sono d’accordo con lui e, come lui, non per questo sono, né mi sento a fianco di Ahmadinejad, né delle sue irresponsabili minacce contro Israele.

Se io vivessi in Israele mi sentirei minacciata non dall’Iran, non dai palestinesi a cui è impedito di coltivare la propria terra, di studiare, di lavorare, di spostarsi, insomma di avere diritti, ma dal governo israeliano che, in nome della “sicurezza del Paese”, impone azioni militari di stampo ” cileno” e colonialista al suo esercito, che impunemente uccide, ferisce, schiaccia con il tallone di ferro la popolazione araba e si avvale in questo anche della violenza dei coloni messi lì apposta per realizzare il sogno sionista della “Grande Israele”. E le assicuro che, come me, la pensano tanti cittadini/e del mondo, israeliani, atei, ebrei, cristiani o musulmani che siano, e non solo gli intellettuali che lei cita (e poi perché

solo loro sarebbero in “buona fede”? Non pensa che essi rappresentino appunto quella parte di umanità che è contro le politiche di guerra, dei soprusi in nome di una “civiltà” senza diritti umani e sociali?). Secondo il suo ragionamento gli intellettuali ebrei israeliani che si oppongono al governo israeliano lo possono fare in quanto ebrei (l’oppo-sitore qualunque in genere viene punito); tutti gli altri no perché lo farebbero solo per antisemitismo.

Posso capire che la coscienza sporca degli europei per l’Olocausto pesi ancora così fortemente da far cadere in banali fraintendimenti, ma non vorrei che servisse invece per nascondere e giustificare un’azione razzista e colonialista e a considerare un intero popolo, bambini e donne compresi, meritevole di oltre mezzo secolo di trattamenti disumani e non autorizzato ad alcuna forma di ribellione. In ogni caso quella giusta coscienza sporca non può servire come alibi per coprire le violenze, i soprusi, le nefandezze della colonizzazione attuata ogni giorno dal governo israeliano.