Laboratori cdb: solidarietà, questioni di genere e beni comuni per una chiesa altra

Cristina Mattiello
Adista n. 18/2012

L’intrecciarsi di molti vissuti, che tradizionalmente caratterizza i laboratori coordinati dalle diverse Comunità di base, è stato al centro dei lavori della domenica mattina dell’Incontro Nazionale delle CdB

Il tema di fondo del laboratorio coordinato dalla Cdb dell’Isolotto è stata la solidarietà, intesa non come assistenzialismo ma come rapporto reciproco, che comporta un cambiamento di mentalità anche in chi riceve. La CdB di San Paolo ha privilegiato una modalità di co-costruzione partecipata del laboratorio, in cui ha avuto spazio l’ascolto e la condivisione delle proprie paure (esistenziali, individuali e collettive), segno anche della capacità innovativa della folta rappresentanza giovanile. Il laboratorio gestito dalla Comunità di Cassano, ha avviato invece un confronto molto partecipato, da un lato, sui grandi temi politici – il capitalismo finanziario senza regole, la distruzione dell’ambiente –, dall’altro sui nuovi protagonismi, i nuovi soggetti, i nuovi metodi possibili per rispondere alla crisi. Particolare attenzione è stata data alle donne – è stato proiettato un filmato di “Se non ora quando” – e ai giovani.

Anche gli interventi individuali, pur sottolineando il momento drammatico che il Paese sta vivendo, hanno raccontato significativi percorsi di liberazione. Le molteplici attività della “Scuola di pace”, la cui scuola di Italiano L2 può ora anche tenere in sede esami per la certificazione necessaria al permesso di soggiorno, esprimono la volontà di essere interetnici e non multietnici, aprire percorsi interreligiosi, praticare la teologia dell’accoglienza e della solidarietà.

Diversi interventi individuali hanno sottolineato l’importanza del percorso delle donne delle CdB e la drammatica situazione italiana, con un clima diffuso di discriminazione e picchi di violenza – 54 donne uccise dall’inizio dell’anno, la maggior parte da partner, ex-partner o familiari – invitando a firmare l’appello “Mai più complici” di “Se non ora quando”.

L’impegno per l’acqua bene comune è stato ricordato dalla comunità di Alex Zanotelli ed è stata presentata una “Lettera aperta alle comunità cristiane” di un gruppo di credenti laici di Scampia, che si chiede: «Ci facciamo, come Gesù, voce dei senza voce? Abbiamo il coraggio della denuncia chiara ed inequivocabile nei confronti di tutti quei poteri che opprimono l’essere umano?», ed auspica «una Chiesa che testimoni sobrietà e giustizia, capace di rinunciare anche ai privilegi, e di esser perciò più libera per denunciare le “strutture di peccato”, per la difesa dei ceti più deboli».

Un tema che ha percorso molti interventi è quello della memoria del movimento, che va salvaguardata «per dare continuità alla nostra esperienza e non disperdere i valori di cui siamo stati protagonisti»: tutte le CdB sono invitate a raccogliere dati, informazioni e materiali e a collegarsi al progetto di «censimento e archivio storico delle Cdb» già avviato dalla Comunità dell’Isolotto.

Massimiliano Tosato ha portato il saluto del Collegamento CdB europeo, riferendo anche del recente incontro annuale, a cui ha partecipato come delegato italiano e al quale, per la prima volta, era rappresentata anche la Repubblica Ceca, con comunità emerse dalla situazione di clandestinità, anche con donne prete e preti sposati, e che ora però hanno difficoltà a ritrovarsi nella Chiesa ufficiale. Le esperienze sono diversificate: si va da una rete stabile di gruppi di credenti in Spagna a fermenti che potrebbero portare a nuove modalità di espressione in Francia a CdB che operano dentro le parrocchie, come in Austria. Molto sentito è in generale il problema degli abusi sessuali all’interno della Chiesa.

Dal lavoro dei laboratori è anche emerso che una teologia povera, “leggera”, che cerca l’essenzialità della fede, allontana dalle altre realtà del mondo cattolico, ma può anche aiutare ad avviare percorsi di liberazione da schemi bloccanti. Fondamentale è aver portato avanti la sfida di essere ancora «movimento», realtà collettiva al cui interno convivono esperienze molto diverse e davvero le differenze sono vissute come ricchezza e parte del cammino di tutti. Questo sentirsi Chiesa plurale fa del movimento delle CdB non un’altra Chiesa ma una Chiesa altra, capace di declinare il noi nel rispetto delle differenze.