Siamo sempre a correr dietro ai pifferai? di G.Codrignani

Giancarla Codrignani
www.womenews.net

Care amiche, qualcuna di voi che mi vuole bene, mi chiede come mai è molto tempo che non scrivo. Forse perché sono arrabbiata. Anzi, preoccupata.

Preoccupata per i problemi di tutti, uomini e donne; ma non (solo) per le conseguenze della crisi. Preoccupata perché, nonostante tutti ormai abbiano la licenza media, restiamo analfabeti politicamente. E perché ci sembra strano che si possa dire questo, soprattutto in una regione come la nostra, dove di tutto si può essere stati carenti, tranne che di politica. Peccato che si tratti di politica dell’altro secolo, che in questo caso vuole dire dell’altro millennio: mi sembra di sognare quando sento qualcuno/a fare confronti con la Francia, come se fosse pensabile ignorare l’abisso del 120 % di debito sul Pil.

Ancora di più resto stupita quando persone giovani (anche meno giovani) e perfino sinceramente democratiche non percepiscono che un Beppe Grillo – a prescindere dal linguaggio che loro correttamente di solito non usano – di vere proposte ha fatto solo quelle di negare la cittadinanza agli stranieri nati in Italia, uscire dall’euro, non pagare le tasse, preferire la mafia ai partiti. Siamo sempre a correr dietro ai pifferai? con “questa” crisi incombente?

Intanto, siccome le donne vengono ammazzate da chi dice di amarle o ha con loro una relazione “proprietaria” al ritmo di una ogni tre giorni, più quelle di cui non si sa (questo il dato 2011, ormai sembra in via di superamento), vediamo chi dei maschi (politici soprattutto) sta firmando l’appello di “Se non Ora Quando”. Personalmente continuo a pensare che sarebbe interessante se, con una legge di iniziativa popolare (di per sé improduttiva), tornassimo a riempire tutto il paese di tavolini e dibattiti. Temo molto che i problemi della crisi riporteranno presto il silenzio sul nostro appello.

Però oggi non voglio accrescere la depressione collettiva. C’è una bella cosa da segnalare sulla stampa odierna. A Bagdad è andata in scena, con grande successo, una Giulietta e Romeo da brivido: lei è sunnita e lui sciita (o viceversa, poco importa), si amano contro la volontà della politica religiosa e la morte che li condanna avrà il volto del kamikaze. Davvero dà i brividi, sapendo come è la situazione internazionale. Ma questo dimostra che cosa può fare la cultura che vuole creare cittadinanza civile e pace anziché divisione e guerra. Vale per la politica in Iraq, ma anche in Europa e in Italia. Speriamo?