Ferrari di Modena di B.Manni

Beppe Manni
Gazzetta di Modena, 5 maggio 2012

Nella città della “Ferrari”, ci dice una recente ricerca, il cognome più presente è “Ferrari”. Lo sapevamo. Erano lavoratori del ferro. Solo nell’elenco telefonico della città ce ne sono 824. E poi Ferrarini, Ferri, Ferrini, Ferretti, Ferrarotti, Ferroni, Fabbri.

Oggi a Modena sono presenti numerosissime industrie e officine legate alla lavorazione del ferro: fonderie, ferriere (oggi chiuse). Non solo fabbriche di trattori, di auto da corsa, di moto, ma officine di alta meccanica.

La corporazione dei Fabbri-Ferrari dal 1500 in poi è potente, tant’è che figura per importanza come terza dopo quella dei Giudici e dei Notari e prima deli Salsicciai. Lo stemma raffigurava un incudine sovrastato da un martello. Il suo santo protettore era Sant’Alò “c’al mors e po’ al s’amalò” come dicono di lui i Modenesi, morì e poi si ammalò: viene rappresentato mentre mette il ferro a un cavallo e gli sana una zampa troncata.

La nostra terra è ricca di fertili terreni, di fiumi e di canali. Tacito racconta che forniva vini buoni, lane pregiate, stoffe preziose e ottimi insaccati di maiale. Non era però ricca di metalli, qualche piccola miniera c’era solo nel Frignano. Come mai si sviluppò l’arte e la tecnologia legata al ferro?

La ricchezza della terra, l’evoluzione dell’agricoltura e delle industrie, esigevano attrezzi e macchinari con molte parti in ferro, capaci di resistere all’usura. I modenesi hanno costruito carri, macchine agricole e barche, attrezzi quotidiani di ferro e di legno; ruote idrauliche per mulini, martelli, mantici, segherie e folli; saracinesche e chiuse per le acque. Gli Estensi protessero e diedero privilegi ai Fabbri-Ferrari che costruivano anche bilance, orologi, armi, gioielli, strumenti scientifici richieste in tutta Europa. Nel blasone della città figurano in bella vista due trivelle per traforare i pozzi artesiani chiamati appunto modenesi.

Aria, acqua, ferro e fuoco. La ruota con il cerchione, il mozzo e l’asse; l’ingranaggio del mulino; l’argano e la puleggia per i pozzi e le saracinesche; i tubi per l’irrigazione; il ferro del cavallo…Il legno di quercia e la carbonella per le forge dei metalli; l’allevamento degli animali. Sono gli ingredienti della inventiva artigianale meccanica dei modenesi.

Le vie d’acqua che attraverso il Naviglio il Panaro e il Po portavano a Venezia, potevano fornire carbone e metalli. Così attraverso la Garfagnana, (dal 1700 era diventata provincia estense), arrivava il ferro dell’isola d’Elba fin dal tempo degli Etruschi. A Carpi Ciro Menotti, il noto eroe risorgimentale, applicò il primo motore a vapore alle macchine tessili. E si spiega perchè da Sassuolo a Modena nasce una delle prime ferrovie d’Italia.

Uomini e donne modenesi artigiani e contadini, hanno acquisito una grande duttilità e versatilità manuale e intellettuale esprimendo eccellenti artigiani e maestranze meccaniche che sono arrivate fino a noi.