Terrorismo post elettorale di M.Vigli

Marcello Vigli
www.italialaica.it | 17.05.2012

L’analisi puntuale dei risultati delle recenti elezioni amministrative, volta ad interpretare gli orientamenti politici che stanno prevalendo nella società italiana e le conseguenti tendenze in vista delle prossime elezioni politiche, non deve distrarre l’attenzione dall’enfasi con cui governo e media hanno accreditato la matrice terroristica della “gambizzazione” del dirigente dell’Ansaldo. Ad urne ancora aperte, in mancanza di elementi certi sulle circostanze dell’attentato e, soprattutto, in assenza di rivendicazioni, da più parti si è evocato il fantasma delle Brigate rosse quasi prima ancora che il ferito giungesse in ospedale.

La ministra Cancellieri ha, poi, azzardato un legame con le lotte contro la Tav. Costretta a correggersi, è stata categoricamente smentita dalla dichiarazione di Askatasuna, il centro sociale vero cuore politico della protesta in val di Susa, che definisce gli attentatori di Genova: Autistici, narcisisti, nichilisti. Soprattutto, vittime dei metodi di spettacolarizzazione dei media, gente che “si guarda l’ombelico pensando di fare altro, e magari se lo guarda in televisione, come sta facendo in questi giorni chi ha scritto la rivendicazione”. Un giudizio duro, a tratti sprezzante. Un giudizio meditato: “Abbiamo voluto aspettare qualche giorno – dicono i militanti del centro – perché non ci piace entrare nel tritatutto dei media su quella storia”. Lo scrive il Secolo XIX.

Anche il segretario Pd Bersani esclude che il ferimento Adinolfi sia da inserire in un’unica strategia dettata dal disagio e non va confuso con il terrorismo.

Eppure si evoca la mobilitazione dell’esercito e si distribuiscono scorte: se c’è il rischio che tornino gli anni di piombo è necessario aumentare i competenze discrezionali delle forze dell’ordine, e non solo, cioè a quella zona grigia dell’apparato statale dove s’intrecciano servizi deviati e settori istituzionali fuori controllo.

Proprio in questi giorni della sua esistenza, da molti tacciata di fantapolitica, giungono testimonianze dalla magistratura di Caltanisetta che ha riaperto le indagini sulle stragi di Capaci e via D’Amelio e, con esse, si riapre il capitolo dei “poteri occulti”: i veri protagonisti dell’antipolitica, di quella nascosta, non urlata, che condiziona molto più pesantemente sia la vita interna dei partiti sia le scelte dei governi.

Non altrettanto occulto, ma ugualmente condizionante, è il potere della gerarchia ecclesiastica che, pur legittimata come soggetto politico dal regime concordatario, agisce al di fuori delle regole democratiche.

Articolato al suo interno e particolarmente diviso in questa fase in conseguenza della fine del sistema di potere berlusconiano, è anch’esso in fibrillazione post elettorale e s’interroga sul quadro politico che va emergendo dalle urne.

L’avvento del governo Monti ha acuito le divergenze fra Santa Sede e Conferenza Episcopale proprio per il diverso atteggiamento nei suoi confronti. Papa e Cardinale Bertone sono favorevoli al nuovo corso, a differenza di molti vescovi più sensibili, per il diffuso radicamento nella società delle loro parrocchie, al forte disagio sociale che i suoi provvedimenti stanno provocando.

Queste divergenze si riflettono nelle diverse valutazioni dei risultati elettorali. Sono irrilevanti per la tenuta del governo o segno di una crisi di fiducia nei suoi confronti? L’astensionismo è poco significativo o è l’altra faccia dell’antipolitica nel dare la misura del distacco dei cittadini dalle istituzioni?

Si ha l’impressione che le divergenze si siano acuite.

La scelta del presidente Monti di andare ad Arezzo per ricevere il papa in visita alla città nasce proprio dall’esigenza di garantire al governo il suo sostegno anche in vista dei sommovimenti all’interno del mondo cattolico in seguito alla scomposizione del centro destra e al ridimensionamento della Lega Nord. Ad essi faceva certo riferimento il papa nel rivolgersi ai cattolici aretini per richiamarli ad un forte impegno nel mondo, che ha nobilitato paragonandolo ai “molteplici ministeri” come: il sacerdozio ministeriale, la vita consacrata o coniugale e nel precisarne le caratteristiche. Testimoniare l’amore di Dio nell’attenzione agli ultimi si coniuga anche con la difesa della vita, dal suo primo sorgere al suo termine naturale … La difesa della famiglia, attraverso leggi giuste e capaci di tutelare anche i più deboli, costituisca sempre un punto importante per mantenere un tessuto sociale solido e offrire prospettive di speranza per il futuro.

Sono precise indicazioni che valgono per i ministri cattolici all’interno del governo Monti, ma anche e, sopratutto, per i politici – da Pisanu a Lupi, da Casini a Fioroni – impegnati nei tentativi di ricostruire un polo dei moderati, mentre si spegne l’astro Formigoni e vacilla il potere, lombardo e non, di Comunione e Liberazione.

Ce n’è abbastanza per essere preoccupati.

Non è certo, però, che Monti abbia fatto la scelta giusta, se si considera che anche l’autorevolezza del papa è minata dalle manovre interne alla curia che con sistematica determinazione permettono che documenti “riservati” passino dalla scrivania del papa alle pagine dei giornali. Il settimanale Sette del Corriere della Sera oggi ne pubblica alcuni che gettano ombre sulle vicenda ancora non del tutto chiarita delle dimissioni del direttore dell’Avvenire Dino Boffo.

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Martino Luzi: Askatasuna non è il vero centro politico dei notav, anche se ne è un importante fiancheggiatore. E’ sufficiente andare in Valle per rendersene conto. E’ la popolazione che è notav! Per schematizzare, si può dire che almeno il 60% dei valligiani è notav ed il restante 40% è indifferente, ma nessuno di loro si dichiara a favore dell’alta velocità. Andate a fare una vacanza in Val di Susa quest’estate e capirete molto.

Marcello Vigli: Ringrazio il signor Luzi per l’attenzione e per il chiarimento sul rapporto fra Askatasuna e i notav. Mi pare, però, che nulla tolga al senso della citazione finalizzata, non certo ad esprimere una valutazione del movimento della Val di Susa, ma solo a dissipare ogni dubbio sulla collusione degli autori dell’attentato di Genova con i notav stessi ipotizzata dalla ministro Cancellieri, evidenziando che neppure un loro importante fiancheggiatore approva l’attentato. Con il rilancio di questa opinione implicitamente ho anche inteso significare che la condivido, onde evitare ogni equivoco: la mia denuncia della sua strumentalizzazione per evocare lo spettro del terrorismo brigatista è altrettanto ferma della confutazione del valore “politico” del vile attentato, che è folle se non … eterodiretto!