Per la guerra i soldi ci sono sempre

Giovanni Sarubbi
www.ildialogo.org/ 27 Maggio,2012

Economia al servizio dell’umanità o umanità al servizio o peggio ancora schiava dell’economia? Bene comune o interessi individuali al centro dell’attività dello Stato e delle sue istituzioni? Pianeta Terra nostra madre comune da amare o schiava da sfruttare e poi uccidere senza pietà?

Domande apparentemente retoriche ma che rispecchiano la realtà nella quale viviamo.

L’economia non è al servizio dell’umanità. Lo Stato e le sue istituzioni non sono al servizio del bene comune. Il pianeta Terra è diventata un’enorme pattumiera dell’economia capitalistica. Da qui bisogna ripartire per cercare di mettere ordine alla crisi economica, politica, morale e anche religiosa che stiamo attraversando.

Gli operai della FIAT di Pomigliano lavorano in condizioni durissime per produrre un’auto che loro stessi non possono comprarsi, eppure non si tratta di un auto di extra-lusso.

I terremotati dell’Emilia, a differenza di quanto è avvenuto finora, dovranno arrangiarsi da soli per ricostruire tutto ciò che il terremoto ha buttato giù. Non ci sarà più alcun intervento dello Stato in questi casi come è avvenuto in Irpina nel 1980 o nei terremoti successivi. Lo ha deciso il governo Monti, facendo venire meno la solidarietà che lo Stato deve avere nelle catastrofi naturali. Se viene meno questa solidarietà viene meno lo Stato stesso.

I professori piangenti e incartapecoriti che ci governano ed il Presidente della Repubblica che li ha voluti e i partiti che lo sostengono, approvando questa norma hanno dato un colpo mortale alle nostre istituzioni e hanno messo di più in luce come al governo del paese non ci siano più i principi sanciti dalla nostra Costituzioni ma gli interessi di ristretti poteri economico-finanziari che stanno facendo strame di qualsiasi principio costituzionale ma anche semplicemente umano.

L’Art. 2 della nostra Costituzione definisce la “solidarietà politica, economica e sociale” come “doveri inderogabili” del nostro Stato che invece sono stati cancellati in nome del “pareggio di bilancio” o “patto di stabilità” che dir si voglia, cioè di regole economiche capestro imposte ai popoli europei dalle grandi banche raccolte nella BCE.

C’è il terremoto? Si arrangi chi può. Chi ha i soldi faccia un’assicurazione, ovviamente privata e a costi elevati visto l’elevato rischio sismico che c’è in Italia. E chi non può si impicchi! Questo hanno scritto i professori piangenti e incartapecoriti con i partiti che lo sostengono ed il Presidente della Repubblica che lo ha promulgato.

Se questo è il quadro, esso non è ancora chiaro a livello di opinione pubblica generale che percepisce solo disgusto e disagio crescente ma non reagisce come sarebbe necessario. C’è la risposta drammatica dei suicidi, che è una caratteristica costante dei periodi di crisi economica; c’è la risposta dell’astensionismo dal voto, che è il vero vincitore delle elezioni oramai da molti anni a questa parte; c’è l’antipolitica coltivata proprio da chi è il responsabile primo della situazione di degrado economico-politico-morale nel quale ci troviamo. Manca un movimento di massa di milioni e milioni di persone che imponga il rispetto della legalità sancita dalla nostra Costituzione.

I più disorientati, divisi, sfiduciati sono i lavoratori dipendenti di tutti i settori produttivi pubblici e privati, soprattutto quelli delle grandi aziende industriali, che sono rimasti privi di un riferimento politico nazionale che, fino al 1990, era costituito dal PCI e che sono vittime della profonda divisione e corporativizzazione dei sindacati. Molti credono ancora che la soluzione della propria specifica vertenza sindacale possa esserci se il segretario generale di questa o quella organizzazione sindacale porti la propria vertenza al tavolo delle trattative governative. Si inveisce contro “la politica”, intendendo con ciò il deputato del proprio collegio elettorale o il segretario nazionale di uno dei partiti che sostengono il governo, ma non si comprende il perché nessuno di essi è in grado di fare nulla.

Il risultato è che ci sono ben 230 vertenze aziendali di grandi gruppi industriali aperte al ministero dello sviluppo economico (espressione questa che è una vera e propria beffa) senza alcuna soluzione, e questo perché la scelta del “pareggio di bilancio” o “patto di stabilità” che dir si voglia insieme alla decisione di tenere fuori lo stato dall’economia con le privatizzazioni, impedisce qualsiasi soluzione. Nessun ministro, nessun segretario nazionale di qualsiasi partito o sindacato, anche di quelli che si sono prostrati di fronte ai Marchionne di turno, può risolvere alcunché. Hanno ridotto o tagliato persino i classici ammortizzatori sociali che consentivano di tamponare le situazioni di emergenza. Si sono ammanettati da soli con le mani dietro la schiena. Non si può muovere nulla che la BCE non voglia. I lavoratori, le loro famiglie, gli stessi Stati nazionali sono al servizio, anzi schiavi, dell’economia finanziaria della BCE e di tutte le istituzioni finanziarie che ad essa fanno capo. E i padroni degli schiavi hanno diritto di vita o di morte su di essi.

I mass media, dal canto loro, danno ampio spazio a proposte indecenti demolitrici della nostra Costituzione presentate come “riforme” ma che riforme non sono, essendo piuttosto esse abiure, negazione, vilipendio e oltraggio dello spirito e delle lotte che portarono alla fondazione della nostra Repubblica con la sconfitta del nazi-fascismo alla fine della Seconda Guerra Mondiale. La proposta del cosiddetto “semi-presidenzialismo alla francese” rappresentano non il tentativo disperato di chi è stato sonoramente battuto alle ultime elezioni comunali, bensì l’aspirazione antica della parte più reazionaria della borghesia italiana ad una dittatura aperta, all’uomo solo al comando, che risponda unicamente non al popolo sovrano ma agli interessi delle caste, delle massonerie, P2,P3,P4 e cricche varie.

Sono arrivati a risuscitare anche i morti per indirizzare la sfiducia crescente della popolazione verso soluzioni, presentate come nuove e degne di fede, che distruggeranno definitivamente la Costituzione e la democrazia nel nostro paese.

Mi riferisco all’apparizione in TV su RAI3 a “Ballarò” di un personaggio come Cesare Romiti, l’ex amministratore delegato della FIAT che, trentanni fa, impose le regole della FIAT a tutto il mondo politico e imprenditoriale italiano, con la tristemente famosa “marcia dei quarantamila quadri di Torino”, così come oggi sta facendo Marchionne. Regole, quelle del liberismo sfrenato e dell’umanità schiava dell’economia, che sono la radice della crisi economica-politica che stiamo oggi vivendo a livello planetario.

Siamo assolutamente fuori strada. Tutto il nuovismo e la ventata di pulizia di cui si parla sono quanto meno strumentalizzate dai soliti noti, cioè da chi ha pesantissime responsabilità personali e di classe sociale di appartenenza per la situazione nella quale ci troviamo.

Queste cose sono possibili perché in questo paese, bisogna prenderne atto, la corruzione è diffusa e i diritti sono stati trasformati in “favori alla singola persona” che li chiede al singolo personaggio politico a cui esso così si lega. Per quarant’anni la maggioranza relativa è stata di un partito che si chiamava DC, nella cui storia troviamo certo figure come quella di Aldo Moro ma troviamo anche i peggiori traffichini, come e più di quelli di oggi, della nostra storia repubblicana. Ed erano quelli che venivano eletti con almeno centomila preferenze. Dopo la Dc è venuto il berlusconismo. I partiti corrotti chi li ha votati? Chi ha votato la Lega Nord non vedeva che sul simbolo c’era il nome di Bossi, proprietario del partito? E chi ha votato per Berlusconi, nonostante tutta la sua storia nota e arcinota, che diritto ha oggi di fare la voce grossa e di chiamare tutti ladri?

Non discuto che in Italia esistano persone oneste che sono stufe della troppa immondizia esistente nel nostro paese a livello politico-economico. Ci mancherebbe altro.

Dico che queste persone oneste sono divise fra loro, per lo più sfiduciate, prive di punti di riferimento politico e culturale, deprivati di una capacità di analisi della realtà da trent’anni di martellamenti pubblicitari sulla fine delle ideologie e sulla esaltazione del pensiero unico neoliberista. Pensiero unico che rende incapaci di capire persino, come si diceva una volta, i propri personali interessi di classe tanto che è facilissimo trovare operai, che lavorano da schiavi, esaltare o votare per miliardari siano essi padroni di TV o comici di mestiere.

Siamo oramai a Giugno. Difficile pensare che nei prossimi mesi possa succedere qualcosa che dia una svolta decisiva per il ripristino della legalità Costituzionale. Andando avanti così, senza la formazione di un blocco politico di sinistra coeso e chiaro e profondamente ancorato ai valori della nostra Costituzione, la prospettiva di una involuzione reazionaria del nostro paese si fa sempre più drammatica e concreta. La rinnovata strategia della tensione che in questi giorni sta tenendo banco sui mass-media confermano queste pessimistiche previsioni. La stessa crisi che sta vivendo la Chiesa Cattolica ai suoi massimi vertici accentuerà la ventata reazionaria. I cattivi responsabili della crisi si asserragliano nel loro fortino e fanno terra bruciata. Oltretutto la guerra in Siria, come ci annunciano le ultime notizie che vengono da quel paese, è alle porte ed il nostro governo è pronto a parteciparvi, violando la Costituzione. Per i terremotati dell’Emilia ci sono i vincoli di bilancio, per la guerra invece i soldi ci sono sempre.