Omofobia e transfobia: un problema soprattutto italiano

Caterina Bianchi
www.nnuovapropostaroma.it

Mentre negli Stati Uniti Barack Obama si pronuncia con forza sulla legittimità del diritto di coppie dello stesso sesso di unirsi in matrimonio – «Same-sex couples should be able to get married», ha detto il presidente Usa –, in Italia l’omofobia e la transfobia appaiono fortemente radicate nella società.

Nel nostro Paese omofobia e transfobia sono termini ormai diffusi, ma vengono associati soltanto ad episodi estremi di violenza, attribuiti a singoli individui borderline. Però non si vedono, e quindi si legittimano, tutti quegli episodi di discriminazione, umiliazione, non riconoscimento civile e politico, che caratterizzano il vissuto quotidiano della minoranza omosessuale e transessuale e che sono responsabili del cosiddetto minority stress, una particolare forma di stress che porta molti omosessuali e trans a vivere come se non avessero le “carte in regola”, condizionati da una disistima verso se stessi che impedisce di gioire pienamente della propria vita. Affrontare tali difficoltà attraverso la condivisione delle esperienze e la lotta comune contro le discriminazioni, ad esempio nell’associazionismo, è un modo per sviluppare la “resilienza”, cioè la capacità di superare le difficoltà trasformandole in occasioni di crescita.

Si può lottare contro omofobia e transfobia nei luoghi di lavoro, come per esempio si impegna a fare l’associazione Parks, aiutando le aziende a comprendere come garantire un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso delle diversità, al di là dei motivi etici, aumenti la produttività delle imprese. Più difficoltoso da sgretolare è invece il muro della lesbofobia, in un’Italia che appare ancora oggi come un Paese per uomini “bianchi-eterossessuali-cattolici”, dove le disuguaglianze di genere e la violenza sulle donne ci portano ad avere un triste primato rispetto ad altri Paesi europei e dove le donne lesbiche subiscono perciò una doppia discriminazione.

In comune con il resto dell’Europa è purtroppo il grado di arretratezza giuridica e sociale nel campo dei diritti per la minoranza transessuale e transgender, nonostante una legge italiana, promulgata nel lontano 1982, regolamenti il cambiamento di sesso. Oggi la transfobia continua a palesarsi attraverso gli altissimi livelli di disoccupazione, gli episodi di violenza e gli omicidi di cui sono vittima le persone transessuali e trasgender.

Sono da ricercare nella tradizione patriarcale giudaica e nella visione ellenistico-romana della sessualità, intesa come pericolosa passione da controllare, gli elementi alla base della profonda omofobia che permea il cristianesimo ed in particolare la posizione attuale delle istituzioni cattoliche, come spiegato dal pastore valdese Eric Nolfke, durante una conferenza sul tema “Omofobia e Transfobia: osserviamole da vicino”, organizzata dall’associazione Nuova Proposta a Roma lo scorso 12 maggio. Soltanto laddove la Chiesa diventa il luogo in cui si riflette sulla vita e non dove la si controlla e la si ingabbia in un rigido sistema di regole, può scaturire l’originario e liberatorio messaggio di amore di Cristo.

Un impegno sempre più pressante per prevenire e contrastare l’omofobia viene sollecitato dalle associazioni che rappresentano i genitori di figli omossessuali e le famiglie omogenitoriali. Nonostante le fortissime difficoltà vissute quotidianamente, si riscontrano nella società tanti gesti di “disobbedienza civile”, come il riconoscimento di coppie omosessuali all’interno delle comunità valdesi o l’elezione di un papà gay come rappresentante dei genitori in un nido comunale.

Ma non basta. Accanto all’impegno concreto di formazione, informazione e ai coraggiosi gesti di visibilità, per sconfiggere queste forme di intolleranza e odio, anche e soprattutto nel nostro Paese, sono indispensabili leggi che da un lato garantiscano l’uguaglianza dei diritti e dall’altro prevedano profili di responsabilità penale per chi attua gesti di violenza contro omossessuali e transessuali.

—————————————————————————————-

Da Cassano a Fioroni, è l’Italia della omofobia

Giacomo Russo Spena

Non fa ridere per niente. E la situazione, in Italia, è molto più grave di quanto si possa pensare. Da un punto di vista politico e culturale. Si parla di omosessualità, di diritti mancati, di razzismo. Chiamiamo le cose col proprio nome. Antonio Cassano, l’attaccante della nazionale italiana, è l’emblema dell’ignoranza e del pensiero retrogrado e soprattutto bigotto e “vaticanista”: ”Speriamo che non ci siano froci, sono problemi loro”, è la sua risposta al giornalista che gli aveva chiesto di commentare la frase del conduttore Cecchi Paone sulla presenza tra gli Azzurri di due gay e un bisex. E Fantantonio si è anche tenuto, meglio “che non dico tutto quello che mi passa per testa”. Figuriamoci, avrebbe iniziato a fare battute da osteria sulle saponette che scivolano per terra durante la doccia o roba simile degna del Pierino di Alvaro Vitali. La cosa sconvolgente è l’ilarità generale, nessun giornalista che indignato replica a questa sortita. Non è finita qui.

Pochi minuti dopo il quotidiano Libero sul suo sito lancia un sondaggio: “Per voi chi sono i giocatori segnalati da Cecchi Paone?” Votate votate votate. Tutti alla ricerca del “frocio”, del diverso. Perché come ha detto anche Totò Di Natale prima di partire per la Polonia il calcio non è pronto per l’omosessualità. Niente coming out. E la società italiana è pronta per l’omosessualità? Sconcerto.

In un’Europa in cui le coppie di fatto sono riconosciute un po’ ovunque nel nostro Belpaese si subisce un attacco bipartisan. A destra come a sinistra si fa a gara a cavalcare l’omofobia facendo ostruzionismo in materia. Siamo indietro, anni luce. Da Fioroni a Lupi passando per la Binetti, la lobby cattolica e oscurantista è ovunque! Così anche la legge sull’omofobia – che prevederebbe un’aggravante per il reato di discriminazione sessuale, religiosa, di genere ed età – non riesce ad ottenere i numeri per passare in Parlamento. Cassano ci ride su, milioni di persone che vedono mancare i proprio diritti basilari quotidianamente ridono meno. Ma il problema è oltre Fantantonio, la questione è il vento omofobo che soffia nel Paese!