Italia: 71 donne uccise da uomini violenti nell’indifferenza di UdiNazionale

Decine di altre vittime “collaterali” dall’inizio dell’anno

Udi nazionale
www.womenews.net

E’ ancora Femminicidio vite spezzate vite cancellate ancora quante? Avevamo parlato di escalation. Quattro donne in tre giorni. Ogni giorno a orrore si aggiunge orrore. Uomini e donne capiscono e rispondono ma non risponde il governo. Perchè? Non possiamo più aspettare. E’ un grave allarme sociale ma chi nelle istituzioni è davvero deciso a fermare il massacro?

La donna uccisa nel Trapanese, Maria Anastasi, di 39 anni, madre di altri tre figli (di 16, 15 e 13 anni) e prossima a partorire il quarto, era scomparsa ieri pomeriggio e l’hanno trovata morta, parzialmente carbonizzata, nelle campagne di Trapani. Si era allontanato dall’auto in cui viaggiavano insieme e al suo ritorno “non l’ha trovata più” così racconta il marito agli inquirenti, i quali dichiarano di non credergli. Si parla di ennesima lite per la presenza dell’amante che l’uomo aveva imposto alla famiglia. Ma se fosse vero che cosa autorizza un uomo in questo paese a pensare che ha il diritto e la forza di comportarsi come vuole, come un talebano con il suo arbitrio totale e tollerato dalla sua comunità e dallo Stato?

Forse il fatto che assiste da sempre a comportamenti simili al suo senza che nessuno faccia niente e quindi a essere “strano” sia il comportamento di una donna che non sopporta queste violenze e prevaricazioni quotidiane e che per questo debba essere punita fino alla morte insieme al figlio che sta per nascere?

E’ questo che produce l’escalation a cui assistiamo annichilite tutti i giorni? Perché “non c’è dubbio, è una escalation”, così dicevamo all’inizio di questo terribile anno e ancora dicevamo “è allarme sociale”. Come sempre, non ci siamo limitate a denunciare.

Abbiamo scritto, già dall’inizio del 2012, alla Ministra Fornero, manifestando la nostra forte preoccupazione e richiedendo un incontro urgente per esporre le nostre proposte per contrastare e prevenire il massacro a cui assistiamo da tempo. Perché si possono fare molte cose per fermarlo.

La ministra Fornero che è anche ministra delle pari opportunità e ha la delega per coordinare le politiche contro la violenza maschile non ha mai risposto. Come non ha mai detto nulla. L’assoluta indifferenza di questo ministro (e per la verità di tutto il Governo, anche di chi firma Appelli contro il femminicidio) a intervenire sul massacro quotidiano di donne a cui stiamo assistendo da mesi non può che lasciarci esterrefatte.

Cosa ha a che vedere un simile atteggiamento da parte di “tecnici europei” con tutte le politiche e le raccomandazioni europee contro la violenza alle donne? L’Europa serve solo per le pensioni e la “riforma del mercato del lavoro”. Sempre per togliere e mai per dare? Dobbiamo prendere atto che ignorare il femminicidio sia sintomo di incapacità ad assolvere il proprio ruolo istituzionale?

Abbiamo proposto a donne di altre associazioni che condividono l’importanza di contrastare e prevenire la violenza e il femminicidio di lavorare insieme per convincere forze politiche e istituzionali a difendere il diritto alla vita e all’integrità delle donne. Ricordiamo che siamo cittadine di questo stato, ma questo stato mostra livelli di complicità con uomini violenti inaccettabili come ha denunciato anche la rapporteur dell’ONU Rashida Manjoo.

Non ci siamo accontentate di aspettare una risposta che non arriva, in molte regioni d’Italia le nostre sedi promuovono azioni forti “Stop Femminicidio”, come a Roma per quattro mesi, ogni lunedì, siamo state anche, con le “Donne sul Ponte”, promotrici e partecipi di azioni-lampo di sensibilizzazione delle cittadine e dei cittadini romani.

Uomini e donne capiscono e rispondono ma non risponde il governo. Perchè? Non possiamo più aspettare. E’ un grave allarme sociale ma chi nelle istituzioni è davvero deciso a fermare il massacro?

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Alcune riflessioni sul “farsi giustizia da sé”

Paola Zaretti
www.womenews.net

Esiste una violenza delle donne o si tratta dell’ennesima omologazione al maschile?

Non so…magari a sbagliare sono io ma sento il dovere di esprimere il mio disorientamento e il mio profondo dissenso di fronte a discorsi che corrono sul “Farsi giustizia da sé” e a immagini di donne che imbracciano un fucile (proprio stamane in fb) che di fatto – consapevolmente o no, funzionano, per le donne, da istigazione alla violenza come unica via praticabile per contrastare la violenza maschile.

Certo, dal dire al fare, dall’immaginare all’agire, corre differenza ma ciò non toglie che certe parole e certe immagini risultano essere quanto c’è di peggio per concorrere ad alimentare e a fagocitare rabbie represse – ancorché comprensibili – rendendole talmente incontenibili da sfociare in gesti insani e fuori controllo.

Parole e immagini hanno sempre degli effetti – si sa – e occorre dunque assumersene in toto la responsabilità soggettiva, culturale, etica e politica. Il genere di femminismo che conosco, quello che pratico e che si ispira al “pensiero della Differenza”, non ha nulla a che vedere con l’imitazione, l’omologazione e la mimesi a modelli di comportamenti maschi, che, lungi dal prendere le distanze dalla violenza patriarcale, la confermano, la rafforzano legittimandone la continuità.

Questa nuova via dell’istigazione – sia pure anche solo fantasticata come possibile soluzione del conflitto uomo-donna – che si sta facendo largo fra un certo numero di donne, mette in risalto un elemento importante non più eludibile: la via, sia pure indiretta o velata, di un “lasciapassare”, di un’autorizzazione alla violenza femminile, che altro non è se non il segno tangibile ed evidente di una Forza ATTIVA che NON C’E’, di una Forza incapace di volere ciò che può, di una Forza dunque separata, scissa da ciò che può: la Forza di ricostruire, dal basso, un movimento politico femminile-femminista che pare abbia perduto ogni capacità di incidenza sui processi sociali, economici e politici che abbiamo oggi di fronte.

Di qui l’emergere e l’affermarsi di forze reattive estremamente pericolose per una sana convivenza fra donne e fra donne e uomini.