La foto mancante di B.Manni

Beppe Manni
Cdb Villaggio Artigiano, Modena

Da uomo intelligente e sensibile il Papa a Rovereto, nella sua visita ai terremotati, ha saputo esprimere parole di vicinanza e fraternità. Ha citato il Salmo 14 che parla di terremoto e di paura, di fiducia e di amore.

Ha ricordato le parole di Gesù che racconta di una casa costruita nella roccia che non può cadere: la roccia siete voi che ricostruirete il vostro paese; “Dobbiamo fare come il buon samaritano che non rimane indifferente ma si china e porge il suo aiuto…”.

Ci è sembrato che il discorso del papa fosse un ‘buon esempio’ di come un uomo di fede possa dire cose buone e giuste in una terra laica disposta ad ascoltare una verbo di condivisione proposto con gli strumenti della propria fede e cultura: “Rimanete fedeli alla vostra vocazione di gente fedele e solidale”.

Anche se la polizia, i vigili, le guardie del corpo hanno occupato ‘manu militari’ il territorio per 10 ore la visita del Papa è stata complessivamente leggera e sobria “La sua presenza, diceva un assessore di Novi, è preziosa, servirà anche per dare visibilità alla nostra piccola realtà di Rovereto che rischiava di essere dimenticata”.

I giornali nazionali e cittadini di questi giorni avevano lenzuolate di foto: c’era il papa, cardinali, vescovi, onorevoli e presidenti e poi tante facce di gente che toccava il papa, di bambini abbracciati e benedetti, di malati in carrozzina.

Mi sembra mancassero nelle miriadi di immagini, i volti di particolari cittadini che direttamente hanno vissuto questa tragedia. Il papa era venuto, questa era la motivazione principale, per ricordare don Ivan Martini morto sotto il crollo della sua chiesa. Ora tutti i parroci delle chiese cadute o danneggiate erano presenti, ma non sono quasi apparsi. Dovevano essere loro i protagonisti dell’incontro nell’abbraccio fraterno del primo rappresentante della chiesa cattolica.

E poi i sindaci che in questi giorni si sono prodigati con un lavoro straordinario e con una dedizione totale. Sembrava che non ci fossero. Dimentichiamo troppo spesso che sono queste le sentinelle dei nostri paesi che insieme gli amministratori ai tecnici, presidiano i territori di confine dei nostri paesi. E riscattano con la loro competenza, onestà e dedizione tanti guasti della politica romana.

Dei mille volontari della Protezione Civile e dell’associazionismo laico e cattolico si è già detto.

Continuano anche le iniziative di solidarietà e di anonimi donatori che come la piccola vedova del vangelo hanno dato un sostanzioso contributo parte del loro bilancio già risicato. Questa era forse una buona citazione che poteva fare il papa. I Morandi, i Ligabue, le Caterine Caselli, i Guccini che si sono esibiti domenica a Bologna: “Abbiamo fatto gratuitamente lo spettacolo” ci hanno fatto sapere tra le luci rutilanti e i canori gorgheggi dello stadio strapieno…

Vi ringraziamo. Ma grazie soprattutto a tutti coloro che si danno da fare gratuitamente, pure loro, ma ogni giorno su queste terre martoriate e arroventate dal sole cocente. (1 luglio 2012)

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Post scriptum

Alcuni giorni fa la inquietante notizia che il “fratellastro” di don Ivan è stato sorpreso in una doccia in atteggiamenti equivoci con un ragazzino nord africano. Poi si è specificato che non era un fratellastro ma solo un abitante della canonica, che già si sapeva della cosa… che comunque ecc…

Tutto questo non toglie nulla alle opere buone che don Ivan e che lo stesso ‘fratellastro’ possono aver fatto. Mi vien in mente ‘lo scandalo’ del prete don Giacomo di Fano sorpreso ad avere atteggiamenti intimi con una ragazzina. Era un prete brillante, stimato, impegnato tra i giovani.

“Preghiera per un amico prete caduto nel fango” recita il titolo di un interessante articolo-confessione su Nostro Tempo, settimanale diocesano di Modena (22 VII), del suo amico Giorgio Bernardelli: egli cerca di entrare in qualche modo nel cuore del suo amico prete.

Infatti di fronte a questi casi scandalosi, si parla di mele marce, di punizioni e sospensioni a divinis. Si espelle il pus, per mantenere sano l’intero corpo… Si parla meno di misericordia e di perdono. Quasi mai di corresponsabilità e di revisione delle strutture che costruiscono questi nostri preti.

Tutti noi in fondo vogliamo essere giudicati non per un singolo atto ma per la nostra vita nella sua totalità. Anche Dio se ci sarà un giudizio userà questo sistema.

So che mi inoltro nelle sabbie mobili e cercherò di muovermi con molta cautela. Se un prete è attaccato ai soldi e perde la sua vita a costruire e a guadagnare; se un cardinale gioca in borsa usando i soldi che la gente ha dato per i poveri; se un vescovo predica contro le leggi dello stato e appoggia un delinquente puttaniere al governo; se un presidente di regione votato a Dio ruba, corrompe e manda i soldi all’estero. Va tutto quasi bene. Se un prete invece… guai a lui.

Il cardinale, il vescovo, il capo politico che corrompe non ha scusanti: usa il suo potere in modo freddo e consapevole.

Il prete è un uomo solo. La sua vocazione è stata una scelta d’amore e di dedizione agli altri. Nella sua generosa donazione ha accettato più o meno consapevolmente anche la tassa da pagare del celibato perpetuo. Per tutta la vita non potrà toccare donna, corrispondere a un sentimento d’amore, avere una carezza o un bacio da una ragazza.

Se vorrà cambiare strada sarà un rinnegato, uno spretato, uno che abbandona e lascia… In parrocchia se ne parla sottovoce. Non avrà più nessuno incarico nella chiesa. Sarà bene che cambi anche città per non creare scandalo agli altri fedeli.

Il tempo logora anche le promesse e i voti. Non credo che Dio voglia il sacrificio della solitudine totale. Senza una stabile relazione sentimentale, il prete può ‘cadere in tentazione’ rivolgersi alle persone più vicine e diciamo pure più fragili.

Ho conosciuti amici preti tragicamente combattuti tra queste pulsioni e la loro promessa. Sono eroi quelli che hanno superato le tentazioni o sono loro pure vittime di un sistema disciplinare ecclesiastico cattivo e crudele?

Non credo che ‘liberalizzando’ l’accesso al sacerdozio sia ai celibi che agli sposati si possa risolvere totalmente il problema, ma credo che quanto meno si chiarirebbero alcuni termini del terribile equivoco.

Le parole che dobbiamo usare allora sono sì condanna e risarcimento per le vittime; ma anche misericordia, comprensivo e specialmente responsabilità. Nostra.

Beppe