Se è una proposta, quella del Sindaco di Napoli di creare una zona a luci rosse è una cattiva idea

Stefania Cantatore
UDI Napoli

L’idea o il desiderio di istituire delle zone deputate all’esercizio della prostituzione implica più d’un ragionamento e sollecita le differenti sensibilità alle quali la giunta attuale ha assicurato attenzione. Tra gelati e cinema, lo sfruttamento e la schiavitù possono cambiar faccia, ma comunque restare la piaga più infamante “dell’occidente evoluto”

L’idea o il desiderio di istituire delle zone deputate all’esercizio della prostituzione implica più d’un ragionamento e sollecita le differenti sensibilità alle quali la giunta attuale ha assicurato attenzione. Un luogo destinato alle “prostitute”: donne o uomini che siano (se il maschile va bene per tutto , analogamente il femminile in questo caso): il progetto, se lo è, prende le mosse da uno stereotipo.

Prostitute, nell’immaginario collettivo imposto, sono quel popolo variegato che vive ai margini di economie ufficiali e criminali sostenendole significativamente. Ma anche si tratta di individui che per libera scelta si definiscono sex workers.

Le sex workers chiedono da tempo di pagare le tasse e di svolgere il loro lavoro dignitosamente , come già fanno personalmente, anche sul piano sociale. Se qualcuno, come il provincialismo nazionale detta, vede in Amsterdam un modello è forse vittima di qualche semplificazione indotta da un maschilismo gaudente un po’ nostalgico.

Soprattutto bisogna considerare che nell’Italia delle disapplicazioni, l’articolo 18 del TU di pubblica sicurezza è forse il meno frequentato dalle amministrazioni.

Si tratta di un articolo che rappresenta l’opportunità, per i sindaci, di intervenire a livello locale nel contrasto alla tratta e allo sfruttamento di giovani e giovanissimi ridotti in schiavitù sessuale. Chi denuncia il proprio aguzzino non può essere estradato o punito per il reato che, apparentemente, commette. Ha diritto, chi denuncia, ad ottenere protezione e il diritto al soggiorno. Un articolo che se pubblicizzato ed effettivamente applicato spunterebbe l’arma di ricatto più usata dagli aguzzini: il pericolo del rimpatrio forzato. Senza contare che sarebbe un elemento di contrasto al femminicidio, tanto dichiarato e per nulla agito.

Le senza nome non possono essere né contate, perché per lo stato non esistono, grazie ai delinquenti che le privano della loro identità, per diventare l’unico terribile punto di riferimento, di donne importate come merce.

Per quella che è la percentuale più rilevante del popolo superficialmente detto “mondo della prostituzione”, la proposta di un luogo per l’esercizio sicuro della professione suona come una beffa, per gli affaristi e clienti cinici un’ulteriore slabbratura delle regole.

Tempo fa fu ritrovata una giovane morta, nella sua auto, nei pressi della Stazione Centrale di Napoli: era rimasta lì per due giorni, la città visse come un sine cura l’episodio. Basta una piccola deviazione dai percorsi delle cosiddette persone per bene per rendersi conto che la legalità a Napoli è ancora troppo lontana dalle soluzioni definitive preconizzate dal Sindaco. Proprio dove quella giovane donna ha perso la vita, proprio lì, nulla si è mosso: sporcizia, negozi dall’aspetto di discariche, occupazione abusiva di marciapiedi e sedi stradali. Tra le regole slabbrate ce n’è qualcuna che è stata abolita di fatto.

Dove l’economia del lavoro e la socialità positiva si ritraggono, lasciano spazi a un blob indistinto ed infetto. Controllo del territorio è una locuzione vuota perché spesso viene fatta coincidere con la concezione poliziesca della tutela di una parte della cittadinanza verso un’altra che non sempre è la migliore. Il controllo che ha funzionato nella nostra città è coinciso con “vivere la città” in periferia come al centro.

Allora bisogna chiedersi: Il luogo protetto che la giunta progetta (che non è un quartiere a luci rosse e non è un parco dell’amore , a detta di De Magistris) è destinato alla tutela dei sex workers o è destinato “a quello scempio che scandalizza i nostri bambini”?

I bambini nel nostro paese sono corrotti dallo spettacolo che danno quotidianamente gli adulti; e non devono andare molto lontano, basta che accendano la televisione ed ascoltino e vedano. I bambini girano poco per la città, perché da tempo non sono liberi di farlo. Ci sono poi altri bambini , corrotti in senso materiale dalla mafia nostrana e no, offerti agli angoli delle strade col pretesto di lavare il vetro della macchina, e messi in vetrina senza dover arrivare ad Amsterdam.

La tratta di esseri umani, l’offerta ingannevole di una vita migliore a centinaia di migliaia di donne che il vecchio premier Berlusconi sognava di scambiare con l’altra sponda del mediterraneo, viene contrabbandata sotto nomenclature edulcorate e studiate per occultare il sangue e l’orrore, ma i nostri politici hanno, o dovrebbero avere, tutti gli strumenti per capire di cosa si parla, e se ancora non ci riescono, c’è da sperare che non sia perché non vogliono.

I “luoghi deputati” non sono una novità né una soluzione, spesso sono un lasciapassare per il crimine e l’illegalità: basta uno sguardo sull’epoca vittoriana, anche senza considerare la vicenda di Jack the ripper, principe incontrastato dei luoghi deputati.