Da Chianciano a Senigallia, le grandi manovre dei cattolici in politica

Paolo Accomo
Zenit.org

Aspettando Godot, il mondo dell’associazionismo cattolico si muove. Sullo sfondo si profila l’assemblea del Forum delle associazioni e delle persone del mondo del lavoro a Todi, fissata per fine ottobre. Quell’assise dovrà delineare una strategia unitaria, dimostrare cioè che, malgrado le divisioni storiche tra cattolicesimo liberale e cattolicesimo sociale, ma soprattutto malgrado i rispettivi interessi, Coldiretti, Cisl, Confartigianato, Confcooperative, Acli, Mcl e Cdo riusciranno a presentarsi unite alle elezioni politiche con un programma per la ricostruzione morale e materiale del Paese se non addirittura sotto le insegne di un unico partito.

Nel week end si è registrata un’accelerazione tutta da capire: il Mcl, celebrando il suo annuale seminario di studi a Senigallia, ha rotto gli indugi annunciando che un partito si farà; le Acli si sono presentate invece al convegno dell’Udc di Chianciano e hanno annunciato che sosterranno il tentativo di Pierferdinando Casini di dare vita a un nuovo partito di centro. Apparentemente, è una conferma del percorso di riunificazione dei cattolici dopo la fine della Dc. Nella realtà, siamo ancora alle manovre tattiche.

La mossa di Costalli, leader del Mcl, che ha annunciato di aver dato “mandato” alla Fondazione Europa Popolare (costituita per gestire le operazioni politiche in cui un patronato non può impegnarsi) di costruire un “contenitore” con un “programma politico” per difendere “valori non confessionali che accomunano laici e cattolici” e propiziare lo sviluppo della “economia sociale di mercato”, se non annuncia la nascita di un partito cattolico poco ci manca. L’operazione è ben vista dalla presidenza della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), come dimostrano gli appelli più volte apparsi sul quotidiano Avvenire, ma per partire dev’essere condivisa dalle “sette sorelle” di Todi.

Passaggio tutt’altro che scontato, come dimostrano le dichiarazioni di Andrea Oliviero. A Chianciano il presidente delle Acli si è schierato con l’Udc, con i toni del “grande elettore” di Casini. Sarebbe una novità dirompente, considerata la storica vicinanza dell’associazione di Oliviero al Pd (dove milita l’ex presidente Luigi Bobba, oggi senatore), ma solo se annunciasse uno strappo tra i cattolici del Pd e Bersani, che ridisegnerebbe un ventennio di storia italiana. Evoluzione auspicata nel mondo cattolico, che teme l’abbraccio con Nichi Vendola, ma improbabile con questa legge elettorale che, anche nell’ipotesi in cui raccogliesse un consenso a due cifre, non garantirebbe all’Udc abbastanza seggi per soddisfare tutti. In altre parole, l’apertura di Oliviero è talmente innovativa da apparire estemporanea.

Per altro verso, il Mcl varca il suo Rubicone, come scrive il quotidiano dei vescovi, ma non marcia verso Casini e questo perché, secondo una visione che accomunerebbe i movimenti di più stretta osservanza Cei, l’Udc non offre né quelle garanzie di rinnovamento che sembrano ineludibili per un terzo polo di successo, né la propensione a tradurre in azione di governo i “fondamentali” cattolici, dall’economia sociale di mercato a una politica amica della famiglia tradizionale.

La confluenza nell’Italia di Casini resta dunque l’opzione teoricamente più facile – benedetta dal ministro Riccardi, leader di Sant’Egidio – ma non la più convincente e finora neanche la più convinta. Non dimentichiamo che alla tavola rotonda di Todi siedono associazioni cattoliche meno divise di un tempo dai valori ma lontanissime per interessi. Difficile credere che sul tappeto delle alleanze elettorali non abbia un peso la recente alleanza tra Confcooperative, Lega Coop e Agci. O che la Coldiretti mandi in liquidazione la sua potentissima lobby, con cui in questi anni ha fatto e disfatto ministri e ministeri, per un pugno di parlamentari. Analoghi problemi li avrà, al redde rationem, la Cisl, che del Forum e di Todi è uno dei motori. Figurarsi la Cdo, che va a Todi a parlare di un nuovo partito dei cattolici con il caso Formigoni ancora aperto. Per contro, ci sono movimenti esterni al Forum, ma analogamente insoddisfatti per il declino della classe politica italiana (Udc compreso) che potrebbero essere interessati a costruire un partito più rappresentativo delle istanze cattoliche. Come Rinnovamento nello Spirito e il Cammino neocatecumenale.

In questo scenario, i cattolici si muovono e si studiano, aspettando Godot, che in questo caso sono due, Monti e il PdL. Se infatti Bersani sembra aver intrapreso una rotta che lo porta lontano dai cattolici, né il premier né il PdL hanno ancora svelato le proprie carte. Il primo ha fatto capire di muoversi nell’orizzonte del Ppe, facendo sognare i fautori di un partito di rinnovatori europeisti, che si definiscono sempre più spesso “montiani puri e duri”. Il secondo non scioglie la riserva su chi sarà il candidato Premier. Ed è un’incognita che per i sondaggisti vale il dieci per cento.