Giornalista infiltrato racconta come si producono gli iPhone 5: agghiacciante

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Che i ritmi di lavoro nei paesi orientali (Cina e Giappone) fossero quantomeno frenetici è cosa risaputa da tempo. Fiumi di inchiostro sono stati utilizzati per descrivere pratiche e metodi di lavoro in questi paesi in decine di volumi di sociologia del lavoro. Guardate cosa succede nella Foxconn International Holdings, la più grande multinazionale nel settore dei componenti elettronici, con un giro d’affari da circa 60 miliardi di dollari e più di 1 milione e 200 mila dipendenti. Si parla del gigante taiwanese dove nascono e vengono assemblati tutti gli esemplari del marchio di Steve Jobs, dagli iPad agli iPhone. Da tre anni a questa parte però la Foxconn è stata più volte citata sulle pagine di cronaca a causa di una serie di suicidi che hanno coinvolto i suoi dipendenti, stressati dall’iperlavoro e dalle pessime condizioni di vita. Un giornalista cinese dello Shanghai Evening Post: fingendosi un operaio è entrato nella fabbrica di Tai Yuan, nella provincia cinese dello Shanxi, e ha pubblicato un diario della sua esperienza.

“La prima notte nel dormitorio è stato un incubo”, si legge nel reportage. “Il dormitorio intero puzza di spazzatura: un misto di odore di immondizia, sudore, sporco. Fuori da ogni stanza ci sono accatastati rifiuti non buttati. Quando ho aperto il mio armadio, ho visto sgusciare fuori scarafaggi e le lenzuola che vengono distribuite ad ogni nuovo lavoratore sono sporche e piene di cenere”.

E ancora: “Il giorno dopo la firma del contratto, in cui si fa molta attenzione ai doveri dei lavoratori e meno ai suoi diritti, ci hanno riunito in una sala e siamo stati informati della storia della società Foxconn, delle politiche e delle misure di sicurezza”, scrive il reporter cinese. “Potrebbe non piacervi il modo in cui verrete trattati – avrebbe detto un istruttore – Ma vi assicuro che è per il vostro bene”. Qualcuno avrebbe anche chiesto delucidazioni sulla vicenda dei suicidi. Gli incaricati della gestione del personale “non hanno evitato l’argomento” scrive il reporter, “ma lo hanno liquidato in poche parole”. “Qualcuno ha detto che le condizioni cattive di vita e di lavoro sarebbero responsabili dell’alto tasso di suicidi all’interno della fabbrica”, racconta ancora nel diario. “Ho notato che tutte le finestre del dormitorio hanno grate metalliche che fanno sentire i dipendenti in prigione”.

Il giorno del debutto. Finalmente il giorno dell’ingresso nella fase produttiva. Dopo i giorni di apprendistato il giornalista arriva alle macchine. “Abbiamo raggiunto l’ingresso del piano di produzione. Se il metal detector alla porta d’ingresso trova il lavoratore in possesso di qualsiasi materiale metallico, come la fibbia della cintura, orecchini, macchine fotografiche, telefoni cellulari, lettori mp3, l’allarme suona e viene licenziato sul posto”. È quanto accaduto ad un dipendente che portava con sé un cavo di ricarica Usb. E una volta a lavoro non ci si può fermare, neanche per un minuto: “Un nuovo lavoratore che sedeva di fronte a me era esausto e si è fermato per qualche minuto”, ha raccontato il giornalista. “La vigilanza lo ha notato e lo ha punito chiedendogli di stare in un angolo per 10 minuti, come a scuola”. Il giornalista ha lavorato ininterrottamente tutta la notte, fino alle 6 di mattina. Secondo i suoi calcoli, i lavoratori di Foxconn devono marchiare 5 dispositivi – la parte posteriore – al minuto. Si parla di 3mila ogni 10 ore di lavoro. “Ciascuna linea di produzione può arrivare a produrre 36mila parti in mezza giornata – scrive il reporter cinese – è spaventoso”. E al termine della giornata lavorativa di 10 ore un supervisore avrebbe detto: “Chi vuole restare a lavorare fino alle 5 del mattino? Siamo tutti qui per fare soldi! Lavoriamo più sodo! Dovete sentirvi onorati di partecipare alla produzione di un oggetto così prezioso come l’iPhone 5!”. Sapete a quanto ammonterebbe il compenso di due ore supplementari? la miseria di 2 euro!