Le reazioni dopo gli annunci sul “matrimonio omosessuale”

Marie Boëton e Marine Lamoureux
La Croix, 12 settembre 2012

Francia – Il progetto di legge che apre la via al matrimonio e all’adozione per le coppie dello stesso sesso sarà presentato al Consiglio dei ministri alla fine di ottobre. Ma se ne conoscono fin d’ora le linee di fondo. La guardasigilli, Christiane Taubira, ha infatti annunciato ieri sul nostro giornale che le coppie omosessuali potrebbero “sposarsi e adottare, individualmente o congiuntamente” e haescluso l’accesso alla procreazione medicalmente assistita per le coppie di donne.

Il testo non crea “presunzione di genitorialità”, il che obbligherà gli omosessuali ad iniziare una procedura di adozione per diventare “genitore” del figlio biologico del loro congiunto.

Tutti questi annunci hanno suscitato vive reazioni. Innanzitutto da parte della ministra delegata alla
famiglia, che ricorda che non tutte le mediazioni e le decisioni sono state prese. “È un pre-progetto,
spiega Dominique Bertinotti al quotidiano Le Monde. Vari problemi restano aperti. Il primo
ministro e il presidente della Repubblica dovranno decidere.”

Le prese di posizioni più vivaci vengono soprattutto da gruppi di base, sia ostili che favorevoli alla
riforma. Le Associazioni familiari cattoliche sottolineano un “problema di metodo” e la mancanza
di “concertazione democratica”, che pure erano state “più volte promesse dal presidente”. Alliance
Vita deplora soprattutto che il figlio sia il “grande assente dal dibattito”. L’associazione ritiene che,
lungi dal rispettare “l’esigenza di uguaglianza” rivendicata dalla guardasigilli, il fatto di privare dei
bambini di un padre o di una madre sia “una discriminazione rispetto agli altri bambini”. Teme che
si privino i cittadini di “punti di riferimento essenziali come la complementarietà tra uomini e
donne”.

Le associazioni omosessuali hanno deplorato che le grandi linee del progetto sembrino già fin d’ora
fissate. “Ci poniamo veramente delle domande rispetto al calendario del governo, denuncia
Stéphane Corbin, uno dei portavoce dell’Inter LGBT (Lesbiche, gay, bi e trans). Sembra che tutti i
problemi importanti siano già risolti, e questo ancor prima che inizino le consultazioni. In ogni
caso, noi non siamo ancora stati ricevuti al ministero.”

Alla cancelleria, si spiega che la riflessione della ministra si basa su molti colloqui di carattere
generale e informale da lei avuti durante tutta l’estate con rappresentanti della società civile.
“Christiane Taubira ha già parlato del problema del matrimonio omosessuale a diverse riprese con
gli uni e con gli altri da quando ha assunto le sue funzioni, spiegano i suoi collaboratori. Non era
concepibile iniziare delle consultazioni sul matrimonio per tutti senza avere una base precisa su cui
discutere.”

Da parte loro, i parlamentari intendono farsi sentire. A cominciare dalla senatrice Esther Benbassa
(gruppo ecologista, Val-de-Marne) che ha depositato alla fine di agosto una proposta di legge che
apre ulteriormente al matrimonio e all’adozione. Per quanto riguarda questo ultimo punto, il testo
del governo non è a suo avviso abbastanza aperto. Ad esempio, la senatrice intende fare di tutto
affinché le coppie di donne possa accedere alla procreazione medicalmente assistita.

“È una promessa di François Hollande, ed è il momento di farlo. Se si toglie questo nuovo diritto dalla discussione,
non vi si ritornerà più”, osserva Esther Benbassa. Deplora anche l’assenza di una
“presunzione di genitorialità” all’interno della coppia omosessuale, come c’è una presunzione di
paternità tra congiunti. “La procedura di adozione prevista dalla cancelleria è un percorso troppo
lungo e complicato”, ritiene.

All’ala opposta dello schieramento politico, alcuni parlamentari UMP hanno invece la ferma
intenzione di mettere in guardia il grande pubblico sulle conseguenze a loro avviso nefaste di questo
testo. Il deputato della Drôme, Hervé Mariton, teme una “evoluzione sociale ed antropologica
implicante una multigenitorialità”. Invita i colleghi a “non rassegnarsi: occorre che un numero
massimo di deputati si esprimano e che ci sia una posizione comune del gruppo UMP”. Ieri,
Christian Jacob ha detto che i deputati dell’opposizione avranno “libertà di voto”. Ma il
rappresentante dei deputati UMP ha anche affermato che “in grande maggioranza il gruppo è
contrario al matrimonio e all’adozione”, preferendo “un progresso di diritti delle coppie
omosessuali”.

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Chiesa e omosessualità: la tentazione teocratica

Nicolas Johan Le Port Letexier
www.temoignagechretien.fr, 11 settembre 2012

Le voci cristiane che si fanno sentire sul progetto di matrimonio tra persone dello stesso sesso
sembrano risolutamente ostili a questa evoluzione del diritto di famiglia. Ma la diversità di
opinioni esiste anche tra i cristiani. Senza contare coloro che non si esprimono. Per disagio, per
paura o per abitudine. A quelli, Nicolas Johan LePort Letexier, militante della lotta all’aids, lancia
un appello.

Cristiano e omosessuale, ne rendo grazie ogni giorno! Discepolo di Gesù, attivista in ambito
sociale, politico ed artistico, ho la fortuna di poter seguire il mio cuore e il mio corpo amando un
altro uomo sotto lo sguardo di Dio.

Per molti amici gay, concilio ciò che troppi odi e misconoscimenti hanno reso inconciliabile. Per
molti amici cristiani, è semplicemente un tema che non desiderano affrontare. Il matrimonio e
l’adozione per le coppie dello stesso sesso sono ora inserite nel calendario delle riforme politiche in
Francia e agli eccessi di certe gerarchie ecclesiastiche faranno eco l’odio e l’intolleranza attiva di
certi cristiani.

Questo testo si rivolge ai miei fratelli e alle mie sorelle in Cristo, a coloro che contavano di far finta
di niente aspettando che il problema sia superato, ai praticanti dal doppio discorso (silenzio in
pubblico/tolleranza in privato), a coloro che condannano la violenza “degli altri” ma comunque
condividono la loro opinione sull’argomento, a coloro, infine, che formeranno quella maggioranza
silenziosa bloccata tra la voce dei loro pastori e la loro ignoranza su questo tema oppure la loro
paura di far sentire un’opposizione sincera.

“Avete mai veramente rivolto uno sguardo d’amore a coloro la cui sessualità viene definita
come un’identità soggetta a dibattito?”

Da diversi anni, mi sono schierato con i militanti senza Dio e senza padrone ma appassionati di
giustizia, con i difensori della terra che ci è stata donata in condivisione, con le donne e gli uomini
che, senza il dono della fede, si dibattono e si battono con e per se stessi, con e per questo mondo.
Le Chiese oltrepassano la loro vocazione e tradiscono la loro missione, innanzitutto condannando,
poi militando attivamente nelle reti politiche o sociali per privare alcuni individui del diritto
fondamentale di vivere secondo il loro cuore e la loro coscienza. Questa tentazione teocratica è una
linea rossa per la mia fede. Se non offriamo una visibilità al nostro rifiuto di questa presa di potere
del religioso nello spazio pubblico, lasciamo il campo libero agli integralisti, a tutti gli integralismi.
Omosessuali, omosessualità. Che sia vostro figlio, vostra figlia, un vostro nipote, una vostra amica
o collega, avete mai scambiato, almeno una volta, uno sguardo d’amore, di rispetto e di fiducia sulla
vita, sulle aspirazioni, sulla realtà di quello o di quella la cui sessualità viene definita come
un’identità soggetta a dibattito?

Il Gay Pride non è l’omosessualità più di quanto le férias di Bayonne o il carnevale di Dunkerque
non siano l’eterosessualità. Essere a favore o contro l’omosessualità, essere a favore o contro i diritti
degli omosessuali: i discorsi che si sentono sull’argomento ricordano penosamente gli argomenti
contro l’emancipazione delle donne, contro i diritti civili dei Neri. Certe Chiese cristiane vi giocano
lo stesso gioco vergognoso. Come se si potesse essere a favore o contro una certa pigmentazione
della pelle, a favore o contro il fatto di essere una donna.

Ci sono sempre stati degli omosessuali, sono sempre stati genitori, o per obbligo sociale e religioso,
o per desiderio sincero di paternità o di maternità. Rapporti sessuali e/o affettivi tra individui dello
stesso sesso consenzienti non turbano affatto la società, l’organizzazione civile di queste unioni non
tolgono a nessuno dei diritti. La possibilità per queste coppie di assicurare la responsabilità e
l’educazione di bambini orfani o di offrire ai propri figli la protezione di una piena autorità
genitoriale congiunta è solo giustizia nei confronti dei diritti di un bambino ad essere protetto,
sostenuto ed educato da adulti in un quadro stabile e perenne. È addirittura un bene per tutta la
società che ha come scopo il suo prolungarsi attraverso le generazioni.

“Il nome di Cristo dovrebbe servire solo a benedire e a celebrare l’amore la cui diversità
rende omaggio al Creatore”

Questi sono argomenti di ragione, ma quanti di voi possono sperimentarne la pertinenza con il
cuore? Vi auguro di partecipare un po’ al quotidiano di queste famiglie che sono nuove solo perché
recentemente uscite dall’ipocrisia. L’adozione per celibi o nubili è legale in questo paese e non è mai
stata rimessa in discussione dalle Chiese. Un celibe (o una nubile) è quindi meglio di due uomini o
due donne?

Perché allora improvvisamente questo “obbligo antropologico” di un padre e di una madre per
l’adozione se non per mascherare la nostra paura della fine di un’ingiustizia e di una discriminazione
sociale che si fa senza di noi, che si fa nonostante noi. Il nome di Cristo dovrebbe servire solo a
benedire e a celebrare l’amore la cui diversità rende omaggio al Creatore.

La nostra unità non può essere fatta su una tolleranza imbarazzata e silenziosa di fronte
all’intransigenza rumorosa ed invadente dei più radicali tra noi. Quando all’errore spirituale di molti
credenti si è unita la viltà politica di tutti, le nostre Chiese hanno commesso dei crimini che ci fanno
vergognare ancora oggi.

Ho invitato alcuni mesi fa gli omosessuali di diverse spiritualità ad uscire dal silenzio, ricordando
alla comunità gay che essa ha una lunga e ricca storia spirituale e che questa storia ha anche nutrito
le sue lotte per uscire dal rifiuto e dalla vergogna. La fede ha sempre nutrito la mia lotta per la
giustizia sociale e per il rispetto delle persone e so che essa ispira anche molti gay e lesbiche nel
loro impegno.

La conoscenza del patrimonio di sperimentazioni spirituali o di spiritualità inclusive, festose e
militanti accumulate dai queers (1) in generale dall’inizio del XX secolo è certamente una delle vie
che permetterebbero di uscire dalle impasse in cui andiamo a cacciarci, riguardanti tra l’altro la
prevenzione dell’aids, i fenomeni di dipendenza e le solidarietà intergenerazionali. Ma se spezziamo
la legge del silenzio e della diffidenza, con chi potremo iniziare un dialogo nella verità?

“Desiderate una teocrazia?”

Oggi che dei cristiani militano apertamente per l’instaurazione della “regalità terrestre” di Cristo e si
propongono come il braccio armato di Chiese che chiedono pubblicamente che la LORO legge sia
la legge degli uomini, vi chiedo sinceramente: desiderate una teocrazia? Perché, riconosciamolo, il
limite, la linea di separazione, è quella.

Chiedere alla società di organizzarsi secondo modelli escludenti basati sulle interpretazioni attuali
(quando la storia ci insegnerà l’umiltà nella fede?) delle Scritture e della tradizione, significa
militare per l’instaurazione di una teocrazia. È tanto più facile in quanto questo riguarda oggi un
gruppo reso quasi invisibile nelle nostre comunità cristiane. Ma se si dovesse pretendere la
proibizione del divorzio o della contraccezione, non saremmo certo così pronti ad accettarlo.
La dissociazione del civile dal religioso ci sembra un’evidente necessità, ma allora dove si pone il
confine? Ben al di là del matrimonio o dell’adozione per le coppie dello stesso sesso, la posta in
gioco per i cristiani è di smetterla finalmente con un cristianesimo onnipotente (quante occasioni ci
vorranno?), per i nostri pastori di smettere di considerare il potere politico come un’estensione della
loro autorità spirituale.

Oggi, resterete in silenzio?

Dopo queste righe, come un fratello nel battesimo e in nome di tanti e tante gay e lesbiche, alcuni
dei quali sono anch’essi vostri fratelli e sorelle nella fede oltre che in umanità, pongo a ciascuno di
voi queste domande che mi toccano dolorosamente.

Voi non avete protestato quando i nostri pastori ci hanno chiesto di rinunciare all’amore e ci hanno
obbligati con la fede alla continenza, avete mantenuto il silenzio quando ci hanno privati dei
sacramenti perché rifiutavamo di nascondere o di riconoscere l’uomo o la donna con cui
quotidianamente portiamo frutto per noi stessi e per il mondo in un amore condiviso.

Voi non avete protestato quando le nostre Chiese si sono opposte e si oppongono ancora attualmente
alla depenalizzazione che ci condanna ad essere considerati criminali in più di settanta paesi nel
mondo, quando le Chiese hanno sostenute le teorie più ignobili mescolando omosessualità e
malattia mentale o pedofilia, giustizia divina e aids.

E oggi resterete in silenzio mentre, in nome della fede, in nome di Cristo, altri cristiani e molti
nostri pastori contestano il riconoscimento del nostro diritto di cittadini a proteggere i nostri
congiunti, a proteggere i nostri figli con il matrimonio e con l’adozione? Cristiani, quale mondo
costruite con il vostro silenzio, quale testimonianza date della nostra Fede?