L’angolo della gru: “Effetto terra!” di A.Bifulco – Comnicato stampa: il Gridas va sotto processo

Aldo Bifulco
Cdb Cassano – Napoli

Maurizio, Gennaro, Gaetano, Mirko, Peppe, Abdeslam, Carmine, Massimo, Kaled, Salvatore, dieci nomi, dieci volti, dieci storie. Sono gli ospiti del Carcere Circondariale di Secondigliano con i quali noi volontari del Circolo “la Gru”, abbiamo avviato un percorso di bonifica di una “zolla” del Carcere, promosso dall’IPAM (Istituto Pontano delle Arti e dei Mestieri).

In corso d’opera abbiamo deciso di realizzare un orto-giardino che ci consentisse di coniugare “praticità e bellezza”. L’orto ci permette di raccogliere in tempi brevi i frutti del proprio lavoro, il giardino, che ha una prospettiva più lunga, ci consente di dare una forma, un disegno ad un pezzo di terra, brullo, sporco, insignificante, di offrire “un briciolo di bellezza” anche a quelli che guardano dall’alto delle loro celle e a quelli che (ahimè!) verranno dopo. Sarà l’”effetto terra”, come lo chiama il nostro amico Luigi; pare, infatti, che questo rapporto diretto con la “terra” riesca un poco a creare percorsi di riconciliazione con se stessi e ,quasi sempre, a tessere una trama relazionale positiva.

Mensilmente a me tocca dialogare con un giovane che abbia un legame con Scampia e, stavolta, ho pensato di intervistare, Mirko, uno dei dieci, la cui famiglia è originaria del Don Guanella. Mirko è un giovane dallo sguardo intenso, molto rispettoso nei modi e con una notevole proprietà di linguaggio che lascia intuire una “biografia” interessante.

Infatti
Ho 26 anni ed ho completato gli studi all’Istituto Commerciale, malgrado non abbia mai comprato un libro. Mi piace studiare. Avrei voluto frequentare l’Università, ma la responsabilità verso la famiglia me lo ha impedito.

Ho visto la foto del tuo bellissimo figlio, Christian. Lo stesso nome del mio primo figlio, anche se io ho preferito la versione “nazionale”, Cristiano.
Il “vezzo esterofilo” è di mia moglie, anche se il nome l’ho scelto io. Ho sposato una ragazza un po’ più grande di me che ha lasciato gli studi universitari. Sono orgoglioso che sia stato Don Aniello Manganello, un prete popolare del quartiere Scampia, a benedire le nostre nozze. Mia moglie ed io rappresentiamo un caso piuttosto raro, tutti e due affetti da “trombofilia”, una malattia genetica del sangue. Ci eravamo affidati alla protezione di suor Maria Giuseppa, la santa dei quartieri spagnoli a cui si rivolgono quelli che hanno difficoltà ad avere figli o che portano avanti una gravidanza difficoltosa. E Maria Giuseppa si doveva chiamare la nostra prima figlia. Un aborto spontaneo lo ha impedito. Il secondo tentativo è andato, invece, a buon fine, anche per la cura e la dedizione di una brava dottoressa. E quando riesco a vedere Christian, il mio cuore si riempie di tenerezza e di speranza.

Come stai vivendo questa esperienza di orticoltura?
Intanto sto dando un significato ad alcune ore della mia giornata. Le ore che si ripetono tutte uguali e senza senso rappresentano, a parte la lontananza dai propri cari, l’aspetto più duro per chi vive dietro le “sbarre”. “Telefono azzurro” ha organizzato qualche tempo fa un incontro tra detenuti e famiglie, in uno spazio-giochi inaugurato nel Carcere. Ad ognuno è stata affidata una pianta di “basilico”, una per ogni figlio. Ho messo la pianta sul davanzale della finestra, la guardo e la curo e mi sembra di contribuire “alla crescita di mio figlio”.

E come guardano a questa esperienza gli altri detenuti?
Quasi tutti vorrebbero partecipare. Le ore all’aria aperta, malgrado il lavoro e il caldo, “fanno assaporare la libertà”. E, comunque guardano con interesse la trasformazione di questo spazio. I colori e i profumi vengono percepiti anche dall’alto. In fondo il nostro lavoro è anche un dono che facciamo agli attuali ospiti del carcere e a quelli che, purtroppo, verranno.

Con Mirko ci unisce anche la passione per la musica e per i cantautori italiani storici. Gaber, Bertoli, ma soprattutto De Andrè. Lui dice di aver “deandreizzato” la famiglia. L’intervista termina canticchiando “La canzone di Piero”, “La ballata del Miché”, “Geordie”…

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Cari,
di seguito vi riporto il comunicato stampa appena diffuso dal GRIDAS in vista della prossima udienza del processo, che vede il GRIDAS imputato di invasione abusiva di edificio pubblico, prevista martedì 2 ottobre 2012. Approfondimenti e la cronistoria di tutta la vicenda sono qui: http://www.felicepignataro.org/il-gridas-non-si-tocca
Vi chiediamo di aiutarci a diffondere il comunicato tra vostri eventuali contatti tra giornalisti in avere un po’ di risonanza sulla vicenda giudiziaria…
Grazie per il sostegno, buon lavoro,

per il GRIDAS,
Martina Pignataro

COMUNICATO STAMPA – IL 2 OTTOBRE IL GRIDAS VA SOTTO PROCESSO

E’ fissata per martedì 2 ottobre 2012, alle ore 9:00, presso il Tribunale di Napoli la nuova udienza del processo che vede il GRIDAS imputato per “invasione abusiva di edificio pubblico”.

La vicenda giudiziaria va avanti da anni ormai: era il 2005 quando partì il procedimento giudiziario a seguito di accertamenti dei Vigili Urbani e, nel giugno 2010 ci vedemmo altresì notificare un’ingiunzione di sgombero da parte dello IACP, proprietario dell’immobile in cui il GRIDAS nel lontano 1981, istituì la propria sede.

Va sottolineato come la presenza del GRIDAS nella struttura abbia, non solo mantenuto in piedi l’edificio stesso grazie ai ripetuti interventi di manutenzione ordinaria e talvolta straordinaria, svolti sempre a titolo gratuito, ma abbia negli anni costituito un punto di riferimento per svariate realtà associative che attorno al GRIDAS sono nate, cresciute e si sono confrontate sino a costituire una rete di relazioni e azioni che quotidianamente, e spesso nell’ombra, lavorano per la riqualificazione del quartiere Scampia e per restituire dignità ai suoi abitanti vittime della camorra e, prima ancora, della mal gestione, quando non totale assenza, delle istituzioni preposte a amministrare questo e altri quartieri periferici come parte integrante e non avulsa della città.

Prova di quello che il GRIDAS rappresenta per la società civile e le varie realtà attive è il fatto stesso che lo sgombero fu fermato quasi subito da una mobilitazione generale che, spontaneamente e rapidamente, crebbe a sostegno del GRIDAS e di quello che significa la sua presenza e il suo stesso operare non solo a Scampia ma in tutta Napoli. La mobilitazione sollecitò un intervento del Comune di Napoli cui seguirono alcuni incontri tra Comune e IACP per valutare la eventualità di un “passaggio di proprietà” della struttura per risolvere la questione sfratto. Poi tutto si è arenato dal momento che l’immobile è risultato addirittura non accatastato.

Ma la vicenda giudiziaria prosegue: nonostante i tempi lenti della giustizia e con la perseveranza di chi sa di essere nel giusto, siamo arrivati all’udienza del 2 ottobre.

In questa occasione saranno ascoltati i testimoni della difesa e il responsabile del GRIDAS. Ma il GRIDAS è un modo di essere, il GRIDAS e la sua sede sono, per il quartiere e non solo, un punto di riferimento e di ritrovo, il GRIDAS siamo tutti noi. Lo sanno bene le associazioni che operano quotidianamente a Scampia e che costantemente ci danno prova della loro vicinanza e condividono con noi questa ennesima forma di resistenza. Non è solo il GRIDAS ad essere processato il 2 ottobre, ma un modo di essere e di operare al servizio dei più deboli, per restituire spazi a un quartiere cui sono state negate sin dalla sua nascita opportunità di sviluppo e di crescita culturale e sociale; un modo di operare dal basso, in economia e senza finanziamento alcuno che vede come “abusivo”, per citare una frase del fondatore del GRIDAS Felice Pignataro, “non chi restituisce all’uso dei cittadini una struttura abbandonata da anni e ritenuta pericolosa per l’incolumità degli stessi, ma piuttosto il potere che per anni espropria i cittadini, per incuria, delle strutture che potrebbero migliorarne la vita”.

Per questo il 2 ottobre al processo, con il GRIDAS, sentiremo la presenza di tutte quelle realtà che a Scampia e Napoli combattono quotidianamente per sconfiggere degrado e opportunismo e per ridare una speranza alla nostra città e all’intera società.

Su Scampia sporadicamente si accendono i riflettori dei media sulla scia dell’ennesimo episodio di cronaca nera per poi calare il silenzio quando il degrado quotidiano uccide a fondo anche più persone privandole, di fatto, della prospettiva di un futuro dignitoso.

Mega progetti di sviluppo e riqualificazioni varie si arenano finendo nel nulla così come sul nulla sono fondati. Eppure Scampia è una fucina di proposte e progetti nati e cresciuti dal basso, come la riqualificazione partecipata delle aree urbane degradate (interessate in questo fine settimana da una tre-giorni di “Puliamo il mondo” nelle aiuole recuperate da mesi di lavoro volontario: l’area recuperata nei pressi dei 7 palazzi, il “Giardino di Melissa”, il “Giardino di Alessia”, il “Giardino di Montale”, …); come la proposta nata dal basso e supportata da oltre un migliaio di firme di creare una “Metropolitana dell’arte” anche a Scampia-Piscinola e di dedicare la stessa alle opere di Felice Pignataro (proposta che sembrerebbe in procinto di realizzarsi); come il progetto abitativo condiviso da abitanti rom e napoletani del quartiere per la riqualificazione abitativa e sociale dell’area multietnica che da ben prima che sorgesse il quartiere-dormitorio di Scampia ospita i campi rom; come i coordinamenti cittadini per sostenere un ciclo virtuoso dei rifiuti in antitesi con la logica perdente del binomio discariche/inceneritori; come la biblioteca popolare nata da un’idea della prima casa editrice operante a Scampia e interamente gestita da ragazzi del posto che ha raccolto opere in giro per l’Italia e attende una sede in cui installarsi; come le altre numerose azioni quotidiane quali i corsi di formazione professionale, il riutilizzo a scopi sociali dei beni confiscati alla camorra, tutte le molteplici attività create con i giovani e meno giovani del luogo, migranti o “sedentari” che siano, per indicare possibilità e aprire gli occhi e i cuori a persone cresciute senza opportunità di migliorarsi… Proposte e progetti portati avanti con le proprie forze e i propri mezzi dalle molteplici associazioni più o meno recenti del quartiere.

Non sarà certo un processo a fermarci, ma resta il fatto che è un paradosso che, anziché supportare le realtà che quotidianamente operano in un quartiere come Scampia per migliorare la realtà quotidiana e offrire modelli e ipotesi di un altro modo di vivere la città, si mettano loro addirittura i bastoni tra le ruote, sottraendo tempo e energie alle più importanti azioni sociali.
Il GRIDAS non si tocca! Gli spazi sociali autogestiti non si toccano!

GRIDAS – Gruppo risveglio dal sonno
Casa delle Culture “Nuvola Rossa”
Via Monte Rosa 90/b, Ina Casa, Scampia, Napoli.
web: http://www.felicepignataro.org/gridas
e.mail: gridas@felicepignataro.org