Fede e omoaffettività – “Senza paura! Perché nell’amore non c’è timore!”

Andrea Rubera *
Adista Segni Nuovi n°36

Il timore, la paura sono quelle emozioni che, se vissute in modo sano, aiutano a prevenire le situazioni di pericolo che mettono a repentaglio l’esistenza del singolo e della collettività. Sempre di più, tuttavia, la paura nella società odierna sta diventando un nemico molesto che inibisce il fluire regolare della vita. Gli oggetti della paura diventano sempre più astratti, interni, perdono di materialità e limitano la propria progettualità.

In un contesto sociale purtroppo ancora molto omofobo, le persone omosessuali e transessuali, molto più delle altre, difficilmente riescono a sottrarsi alla paura. La società ancora non aiuta, piena di pregiudizi; la politica non aiuta, nella sua incapacità di prendersi carico di una situazione di disuguaglianza nei diritti e di mancanza di protezione dall’omofobia; la Chiesa non aiuta, nella mancanza di una pastorale reale per le persone omosessuali e transessuali, che consenta loro di sentirsi accolte, di sentirsi a casa, senza se e senza ma, senza condizioni che finiscono per vincolare l’appartenenza, che finiscono per allontanare, che finiscono per far sentire clandestini.

Essere omosessuali o transessuali, ancora oggi, vuol dire essere parte di una minoranza e sottoposti a un insidioso tipo di stress, detto in psichiatria minority stress, che si amplifica ancor di più, generando appunto un vortice di paura, quando si realizza, almeno nella delicatissima parte iniziale della propria vita, che in nessun ambito primario si è eguali a qualcun altro, neanche in famiglia, neanche a scuola, neanche nella propria comunità di fede. Altre minoranze, per religione o razza, hanno nella famiglia o nella comunità di fede un ambito salutare dove potersi riconoscere e sentire accolti per la minoranza che si rappresenta. Una ragazza o un ragazzo omosessuali non hanno neanche questa opportunità e, quindi, finiscono per percepirsi in una prospettiva di isolamento, in cui il dialogo è sovente solo con le proprie angosce e paure, di non essere amati, di non essere accettati, di essere derisi, respinti, emarginati, esclusi, di avere un Dio giudice e non un Dio padre.

In questa animata dialettica interna, spesso l’esistenza viene spesa a controllare più che a costruire e a progettare; a controllare ciò che succede intorno, dentro e fuori di sé.

Quest’anno a Nuova Proposta, gruppo presente a Roma da oltre 20 anni per accogliere le persone omosessuali alla ricerca di una conciliazione tra la propria fede e la propria affettività, si partirà proprio dalla “paura” per cercare di costruire un percorso di confronto e discussione per riuscire a superarla e, finalmente, vivere invece di sopravvivere.

Lo stimolo viene dalla lettura del IV capitolo della Prima Lettera di Giovanni ed in particolare dal versetto «Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore».

Cercheremo di riflettere insieme sulle occasioni, sugli episodi in cui ci siamo sentiti “bloccati” dalla paura, in cui ci siamo nascosti, risparmiati, sottratti, sempre a causa della paura degli altri, di noi stessi, del giudizio, anche di Dio. Nelle nostre intenzioni, questa riflessione porterà a capire come, ad un certo punto, sia necessario per ognuno – con tempi propri e proprie modalità – cercare di vincere la schiavitù della paura e cominciare a vivere, amare. Perché viviamo ora sulla Terra, non in un ipotetico futuro aproblematico. E vivere significa farlo pienamente, con una progettualità piena, senza timore, perché il timore patologico condiziona la vita stessa e la rende una pallida imitazione di se stessa.

Il programma, come sempre, alterna momenti di condivisione esperienziale, di preghiera, convivenze ed incontri con relatori che ci verranno a proporre dei loro stimoli sul tema. Tra gli altri, verranno a trovarci don Gigi Verdi della fraternità di Romena, lo psichiatra Paolo Rigliano, la teologa domenicana Antonietta Potente, il pastore valdese Eric Noffke, il regista Brendan Fay, autore del film “Taking a chance on God”, sulla vita di John McNeill, il primo teorizzatore della Teologia della Liberazione per le persone omosessuali.

* Presidente di Nuova Proposta