L’omofobia è de-genere per la democrazia di M.Mantello

Maria Mantello

La legge contro l’omofobia è stata bloccata ancora una volta alla Camera il 7 novembre. Si è riproposta la scena del 13 ottobre 2009. E anche questa volta ad affossarla sono stati i voti di Lega, Udc e Pdl.

Ancora una volta un tradimento della nostra Carta costituzionale che all’art. 3 oltre ad affermare il principio dell’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di condizioni personali e sociali, vincola la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitando di fatto libertà e uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana.

Ancora una volta è prevalso l’opportunismo e il bigottismo dei vassalli del Vaticano, che spadone crociato sguainato, cercano di ergere a legge dello Stato il catechismo cattolico, che condanna l’omosessualità come «oggettivo disordine morale», (canone 2357) e gli omosessuali all’espiazione del “peccato” vivendo nel «sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione» (canone 2358).

Precetti inquietanti, che potrebbero esaltare i delinquenti omofobi di oggi, e che non possono non far pensare ai roghi della santa inquisizione, o al confino fascista, o ai lager nazisti.

Un filo nerissimo di un odio con cui si intrecciano i divieti alla legalizzazione delle unioni omosessuali e l’ennesima bocciatura della legge contro l’omofobia.

Un filo nerissimo che pregiudizialmente equipara omosessualità e devianza, e quindi la esorcizza nella pulsionale rimozione collettiva che erige a proprio totem l’omofobia.

Di questo filo nero fa parte l’ostinazione a impedire una legge che punisca gli atti delinquenziali che hanno come movente l’omofobia. Perché una tale legge inevitabilmente significherebbe il riconoscimento del diritto all’omosessualità. Le darebbe cittadinanza togliendola finalmente dal de-genere rispetto alla sacralizzata normalità.

Insomma, la legge contro l’omofobia sarebbe il pubblico riconoscimento della normalità della omosessualità.

Sarebbero addirittura ribaltati i rapporti tra vittima e carnefice.

Non più l’omosessualità, ma l’omofobia sarebbe un’insidia e un veleno per la tenuta democratica dello Stato, dove sacro è il riconoscimento delle individuali diversità, che ognuno nel rispetto reciproco ha il diritto-dovere di affermare in quell’arcobaleno della vita sociale fatta di distinti ed uguali, che solo la laicità dello Stato democratico garantisce.

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Diritti civili e omofobia, il ritardo dell’Italia non fa bene all’economia

Fabio Sabatini
www.micromega.net

Racconta Emilio Carnevali nel suo ebook “In difesa di Barack Obama” che dal 1988 si sono svolti negli Stati Uniti 22 referendum sui matrimoni omosessuali, nei quali ha sempre vinto il fronte del “no”, perfino in Stati “progressisti” come la California e l’Oregon.

Poi Obama, che all’inizio del primo mandato si era mostrato titubante sul tema, ha dichiarato che “Le coppie dello stesso sesso devono avere la possibilità di sposarsi”, e il vento ha iniziato a cambiare. Se la persona più importante del mondo dichiara apertamente che due uomini o due donne hanno il diritto di sposarsi e di crescere insieme i loro figli, mette in moto un cambiamento che può influenzare il sentimento e le scelte di milioni di persone. La settimana scorsa negli Usa si è votato anche per 176 referendum: e gli Stati di Washington, Maryland e Maine hanno approvato i matrimoni omosessuali. Inoltre il Wisconsin, lo Stato di Paul Ryan (il vice designato di Romney, noto per le posizioni omofobe e antiabortiste), ha eletto per la prima volta una persona apertamente omosessuale al Senato, Tammy Baldwin.

Il 7 novembre il governo francese, rispettando le promesse elettorali di Hollande, ha varato un disegno di legge che autorizza i matrimoni omosessuali e l’adozione di un bambino per le coppie gay. Appena qualche giorno prima la Corte Costituzionale spagnola aveva emesso una sentenza, attesa da 7 anni, sulla legittimità costituzionale della legge approvata da Zapatero che consente matrimonio e adozioni da parte di persone dello stesso sesso.

Sono bei giorni per i diritti civili, che hanno registrato un balzo in avanti in tutto il mondo occidentale. L’Italia, però, rimane sempre più indietro. Pdl, Lega e Udc hanno affossato in Commissione Giustizia il testo base di una nuova legge contro l’omofobia e la transfobia, promossa da Pd e Idv. Se negli Stati Uniti le dichiarazioni di Obama rendono i comportamenti omofobi sempre più anacronistici, nel nostro paese l’indulgenza del Parlamento sembra il miglior incoraggiamento alla moltiplicazione delle aggressioni omofobe, che tristemente già riempiono le cronache locali.

Nel mercato del lavoro la situazione non è più rosea. Le discriminazioni diffuse e la percezione di un clima culturale ostile alla diversità costringono spesso gli omosessuali a nascondere il loro orientamento sessuale e rifugiarsi in una condizione di “invisibilità” della propria identità.

La questione non è soltanto morale o ideologica. Riguarda anche aspetti economici di vitale importanza. Il rispetto e l’integrazione della diversità sono elementi fondamentali dello sviluppo, perché favoriscono l’innovazione, che a sua volta si basa sulla capacità dei lavoratori di esprimere il meglio di sé e dare un contributo attivo e originale ai processi produttivi. Ciò può avvenire solo in contesti capaci di accettare e stimolare ogni forma di espressione e di libertà individuale, e di valutare le persone per il loro contributo di idee, impegno e competenze, anziché per il sesso della persona che amano.

Come mostra un recente studio empirico di Carlo D’Ippoliti (Università di Roma La Sapienza) e Fabrizio Botti (Università di Perugia) l’invisibilità costituisce invece un ostacolo alla piena affermazione dei lavoratori omosessuali, alla socializzazione sul posto di lavoro e alla condivisione degli obiettivi aziendali, che si traduce nella maggior parte dei casi in prospettive di carriera e retributive inferiori. Ciò ha un effetto negativo anche sull’economia nel complesso, in quanto riduce la produttività del lavoratore e la capacità di innovazione delle imprese.

È di fondamentale importanza che il vento di cambiamento partito dalla Francia, dalla Spagna e dagli Stati Uniti arrivi al più presto anche nella vecchia Italia. Sia perché favorirebbe la modernizzazione della società e dell’economia, stimolando innovazione e sviluppo economico e sociale.

Sia perché migliorerebbe la vita di molte persone. Come ha detto con voce rotta dalle lacrime Jesse Tyler Ferguson, attore noto per l’interpretazione di Mitch, uno dei papà gay della serie tv Modern family: “Se a quindici anni, mentre ero seduto a guardare la tv con i miei genitori, avessi sentito il presidente degli Stati Uniti dire che era a favore dei matrimoni gay, la mia vita sarebbe stata molto diversa. Non ho idea se lui si rende conto di quante vite sta cambiando dicendo questa semplice frase. Sta letteralmente salvando delle vite”.