Matrimonio per tutti di F.Gentiloni

Filippo Gentiloni
il manifesto, 23/11/2012

Tutte le chiese – si potrebbe dire tutte le religioni- sono in crisi. Le difficoltà nascono dai cambiamenti sociali che stanno sconvolgendo tutti i paesi. Più o meno tutte le crisi vertono sulle problematiche relative al matrimonio e, in genere, ai rapporti sociali.

Vale la pena di riflettere in particolare sul protestantesimo, soprattutto francese, che ha recentemente resa nota una dichiarazione che tocca indirettamente anche il mondo cattolico. La dichiarazione si intitola “matrimonio per tutti” e quindi riconosce il matrimonio civile anche alle coppie dello stesso sesso, riprendendo una discussione in corso al parlamento. Ne riferiamo l’essenziale.

Le chiese protestanti non hanno mai considerato il matrimonio come un sacramento. La questione ha a che vedere con il modo in cui una società percepisce se stessa e con i simboli con cui essa segna il campo della propria identità. Ora, qualunque interpretazione si faccia dei testi biblici, si deve constatare che Gesù nei vangeli non affronta questo tema. Il suo silenzio non significa certamente approvazione del “matrimonio per tutti”. Esso indica in ogni modo che le varie questioni legate alla sessualità non erano per lui più importanti di quelle legate, ad esempio, al denaro o al potere. Non si tratta, dunque, né per i protestanti né per altri, di fare del matrimonio delle persone dello stesso sesso il centro del dibattito teologico.

La questione è fondamentalmente sociale e collettiva più che teologica. Il dibattito fra omosessualità ed eterosessualità non ha a che vedere con una profonda esigenza religiosa. In realtà, per le varie forme di religione cristiana, il matrimonio non è tanto la messa in scena di sentimenti, quanto una organizzazione sociale che, a seconda delle varie forme culturali, mette “chiarezza dei fatti e gerarchia dei valori”. Anche fra i protestanti italiani si è discusso sulla questione della benedizione delle coppie omosessuali. Nelle chiese protestanti di Portogallo, Spagna, Francia, Belgio e Svizzera, la questione è arrivata ad una decisa presa di distanza rispetto alla società civile e allo Stato. L’argomento ha suscitato nelle chiese difficoltà, discussione e fatica per giungere a una posizione condivisa. In Italia si è arrivati, soltanto, all’auspicio che le comunità continuino a riflettere su questo difficile tema.