A ciascuno le sue responsabilità di M.Vigli

Marcello Vigli
www.italialaica.it

I numerosi consensi ai Pensieri di Natale di Paolo Bonetti confermano, se ce non fosse ancora bisogno, che il confine non passa più fra credenti e non credenti, fra cattolici e laici, ma fra chi pensa e chi non pensa, come proponeva il cardinale Martini.

C’è chi, consapevole dei limiti della sua esperienza e della fase storica in cui è chiamato a vivere, s’impegna a individuare una ragione del suo stare al mondo e a darsi motivazioni sufficienti per condividere le sorti degli altri, e chi assolutizza la sua visione del mondo e pretende d’imporla agli altri traducendola in leggi o usando la forza delle armi. Anche Massimo Teodori, chiamato a commentare i giornali nella rubrica Prima pagina di Radio 3, ha più volte ribadito la necessità di distinguere, quando si parla di Chiesa, fra la gerarchia ecclesiastica e i semplici fedeli.

Fra questi, un coraggioso parroco di Potenza, firmandosi con nome e indirizzo, scrive Dopo le benedizioni a Berlusconi ora arrivano anche le benedizioni a Monti. Non si possono fare paragoni. Ma la malattia è sempre la stessa: il potere!

Più articolato è il comunicato di quelli dell’associazione nazionale “Noi Siamo Chiesa” che, dopo avere obiettato apertamente sulla presa di posizione dell’Osservatore Romano di ieri a favore di Mario Monti e sulla omogenea linea dei vescovi e dell’Avvenire, pongono con forza un interrogativo che molti altri si pongono: tutte le realtà presenti nel mondo cattolico impegnate sui problemi sociali, sulle questioni della laicità, nel volontariato, nel pacifismo attivo, nella cooperazione internazionale, anche nella politica democratica sono forse composte da cattolici di serie B tanto da essere ignorate, e a volte penalizzate, perché inutili nelle grandi strategie del “do ut des” con le istituzioni?

La risposta, a tutt’oggi, non può che essere affermativa.

Non si può, però attribuire la responsabilità di questa condizione subalterna solo alla prevaricazione delle gerarchie ecclesiastiche, convinte di essere autorizzate ad agire come agiscono per essere fedeli alla loro missione, o meglio a quella che, in buona o mala fede, considerano tale.

Come pensare che Pio IX all’alba del 20 settembre 1870 potesse andare a porta Pia per aprirla ai bersaglieri di Vittorio Emanuele, magari sventolando una bandiera tricolore dopo dieci secoli di potere temporale!?!?!?

Ci sarebbe invece da aspettarsi da quei tanti cattolici, organizzati e non, citati nel suddetto comunicato che non solo non nascondessero il loro dissenso, se non condividono le iniziative delle gerarchie, ma lo traducessero in concreto costante impegno per privarle di quella sovranità che politici rigorosamente non credenti, atei dichiarati o comunque non cattolici, le hanno riconosciuto con il Concordato del 1984, confermando la scelta che, in una situazione ben diversa per il grave momento di svolta della vita nazionale, avevano fatto i Padri costituenti votando l’articolo 7 della Carta costituzionale.

A dar forza alle gerarchie ecclesiastiche infatti hanno contribuito e contribuiscono quei partiti che pur proclamandosi “laici”, subiscono senza protestare interventi nella politica italiana della segreteria di Stato e della Presidenza della CEI, riconoscono privilegi e/o concedono favori, e, peggio, subordinano la legittimazione di sacrosanti diritti alle rivendicazioni ecclesiastiche a difesa dei valori non negoziabili.

C’è da aggiungere che non sono ripagati con uguale moneta. Senza ricordare la violenta e irriducibile campagna anticomunista, rafforzata dalla scomunica formale, come risposta all’offerta togliattiana della pace religiosa garantita dal voto favorevole dei costituenti comunisti all’articolo 7 della Costituzione, si può rilanciare la minacciosa lamentazione di Berlusconi in vista del voltafaccia di Bertone , Bagnasco e dello stesso Ruini.

Né sembra esserci speranza che le cose cambino. Non sono incoraggianti le reazioni all’ultimo scandaloso intervento sul giornale ufficiale della Santa Sede a favore di Monti, accompagnato da un richiamo alla “politica alta”. Sembra prevalere il disinteresse.

L’appoggio delle autorità ecclesiastiche all’ingresso in campo di Monti non merita troppe polemiche, scrive Michele Serra su la Repubblica, suffragando la sua tesi con il riconoscimento che da tempo, l’opinione di pochi, anziani prelati non rappresenta neppure alla lontana la varietà

di opinioni, di culture e di esperienze sociali del mondo cattolico e che comunque la loro opinione, per la sua inamovibile faziosità, ha perso di credibilità: la Cei “montiana” – fisicamente le stesse persone – è la stessa Cei che fu “berlusconiana”, e la distanza tra i due è così abissale da strappare un sorriso.

C’è da augurarsi che questa interpretazione non prevalga e che da parte delle forze democratiche che si oppongono a Monti si scelga la via della fermezza.

Ci si augura che rilancino nei programmi elettorali, ma ancor più nella azione politica del futuro Parlamento, l’impegno a restituire alla Repubblica la sua dignità di Stato sovrano, ai suoi cittadini la piena disponibilità del loro diritto a determinarne le leggi, riducendo progressivamente i danni prodotti dal fascismo con l’introduzione del regime concordatario, appena scalfiti dall’imprudente mano tesa di togliattiana memoria, consolidati dalla prassi democristiana e resi permanenti dal cinico opportunismo craxiano.

Determinante può diventare l’iniziativa dei cattolici che non vogliono ridursi ad essere di serie B nella Repubblica e nella Chiesa.

Roma, 30 dicembre 2012