Emeriti omofobi: appello natalizio ai cattolici intelligenti

Pier Paolo Caserta
PaneacquaNews

Indulgente nei confronti dell’abuso di bambini, non passa giorno senza che si dimostri violentemente intransigente nei confronti di rapporti che riguardano la libera scelta di persone adulte.

L’ultima sortita, in gaio clima natalizio, ci è stata offerta da papa Ratzinger: non pago della tradizionale linea della Chiesa, secondo la quale l’omosessualità sarebbe “contro natura”, stavolta si è spinto oltre: gli omosessuali rappresenterebbero una “minaccia per la pace” (sic!), secondo alcuni anticipando il contenuto del messaggio che sarà letto il 1° gennaio in occasione della giornata mondiale della pace.

Di fronte all’imponente impeto omofobo che da sempre la Chiesa mobilita, gioverà ribadire l’ovvio e si può prendere le mosse da una definizione ufficiale dell’Unione europea, secondo la quale l’omofobia è “l’avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità e di persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, basata sul pregiudizio, e analoga al razzismo, alla xenofobia, all’antisemitismo e al sessismo” (Risoluzione del Parlamento europeo sull’omofobia in Europa, Mercoledì 18 gennaio 2006). Questo dice l’Europa dei diritti. Nel frattempo, ed è su questo fronte l’altra notizia di questi giorni, un’Europa diversa ha rinunciato a condannare l’Italia per aiuti di Stato alla Chiesa cattolica, relativa all’esenzione dall’imu. Le motivazioni del commissario europeo alla concorrenza Joaquín Almunia, nel merito, hanno sollevano non pochi dubbi e segnano una brusca interruzione della linea seguita sinora dall’UE. Questo dietrofront va letto, piuttosto, sullo sfondo delle prossime elezioni generali italiane: esiste una parte dell’Europa – ed insistiamo a non voler dire l’Europa – che a quanto pare è spaventata dalla potenziale instabilità dell’Italia e non vede di buon occhio che l’Italia possa essere governata da una coalizione di Centrosinistra con alcuni elementi di discontinuità sostanziali rispetto alla linea rigorista. Questa Europa, in sostanza, è pronta a giocare stabilità contro diritti, schierandosi a favore o comunque non volendo dar fastidio alle forze più conservatrici.

Ma la parte migliore dell’Europa, l’Europa dei diritti, non può avere ambiguità e definisce senz’altro l’omofobia al pari di razzismo, xenofobia, antisemitismo e sessismo. L’accostamento appare del tutto legittimo in un’ottica di tutela dei diritti, e dunque se ne comprende senza difficoltà il fondamento democratico. Di tutt’altro profilo sono, purtroppo, le esternazioni omofobe, quasi all’ordine del giorno, di alti prelati. Abbiamo tentato di fornirne una rassegna, sebbene molto parziale.

Monsignor Giuseppe Agostino, vescovo emerito di Cosenza, 8 luglio 2010: “Poiché la omosessualità e soprattutto pratica ed ostentazione di essa sono contro natura e una vera aberrazione, un trionfo dell’anormalità e della patologia, ecco che sia queste sfilate che le relative associazioni gay, per legge, non andrebbero mai tollerate e ogni atto del genere vietato. Uno stato può permettere la costituzione di una associazione di ladri o rapinatori? Certamente no. E allora se non è pensabile legalizzare circoli come questi per evidente illiceità, ecco che anche quelle dei gay non andrebbero permesse e tutelate” Momentaneo delirio? Purtroppo no: l’“emerito” vescovo non era nuovo a simili sproloqui. In occasione della giornata mondiale contro l’omofobia del 17 maggio dello stesso anno aveva così compendiato la sua illuminata visione: “La trovo oscena ed anche poco sensata. Non é serio celebrare e ricordare una cosa che é palesemente contro natura e la legge di Dio. Ma ormai é invalsa una contro cultura, una logica che premia le cose strane che offendono Dio e dunque siamo nella fisiologia di una società malata, che ogni giorno di più si allontana … dal Signore. Bisogna ricordare con forza che le unioni gay sono contro natura, violano la legge naturale e mai possono trovare accoglimento in legislazioni, in quanto la sola ed unica famiglia riconosciuta é quella basata sul matrimonio tra un uomo e una donna sotto il vincolo sacramentale. Anche chi si sposa in municipio a livello eterosessuale va contro la dottrina della Chiesa”.

Giacomo Babini, vescovo emerito di Grosseto, 27 luglio 2010. Già assurto agli onori delle cronache nazionali per aver definito “campagna sionista” le critiche rivolte alla Chiesa per la gestione dei casi dei religiosi pedofili, l’emerito Babini propone l’ergastolo per i preti gay, perché l’omosessualità, assicura, “è una vera perversione contro natura”. Anzi, precisa, “l’omosessualità in un prete, se tradotto in pratica depravata, è addirittura più grave della pedofilia, si tratta di uomini viziosi e perversi, che si sono abbandonati a oscene pratiche contro natura” e ancora, il prelato sostiene che, se gli fosse capitato un prete pedofilo, non lo avrebbe denunciato, ma avrebbe cercato di redimerlo, fornendo una delle innumerevoli conferme della copertura di cui la pedofilia da sempre si può giovare in seno alla Chiesa cattolica. E conclude: “Una volta queste cose non avvenivano: in altre epoche i prete gay finirebbero in gattabuia”.

Notevole anche la perfomance dell’arcivescovo Alcalà de Henares (Madrid) Juan Antonio Reig Pla, 7 aprile 2012: “I gay si prostituiscono e sono destinati all’inferno“, con l’indiscutibile valore aggiunto di aver reso tale dichiarazione in diretta televisiva, nel corso dell’omelia del venerdì santo trasmessa in diretta dalla tv pubblica spagnola. Nello stesso discorso, proseguendo a snocciolare le sue ampie vedute, l’arcivescovo ha associato l’omosessualità alla prostituzione e non si è fatto mancare un riferimento all’aborto, sostenendo che le giovani donne che scelgono di abortire “distruggono se stesse”. Secondo Reig Pla i gay sono persone che “fin da piccole pensano di essere attratte dagli individui dello stesso sesso e, a volte, per comprovarlo si prostituiscono o frequentano club di omosessuali: vi assicuro che finiscono all’inferno”.

In Spagna, per lo meno, queste esternazioni gli sono valse una denuncia: il 15 maggio il consiglio comunale della cittadina spagnola ha approvato una mozione che vieta la presenza dell’arcivescovo alle cerimonie ufficiali, perché “le sue opinioni sull’omosessualità – recita il testo approvato – pregiudicano l’immagine cittadina”.

In una rassegna sull’omofobia della Chiesa, del resto, non potrebbero mancare in nessun caso le dichiarazione dell’attuale papa. Leggiamo Joseph Ratzinger, ancora cardinale nonché Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, 3 giugno 2003: “Il matrimonio è santo, mentre le relazioni omosessuali contrastano con la legge morale naturale. Gli atti omosessuali, infatti, precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun modo possono essere approvati” (…) “Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell’umanità.” (Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 3 giugno 2003.)

Se queste sono le premesse, elaborate da colui il quale, nella Chiesa e fuori, è riconosciuto per le sue doti di raffinato pensatore, non sorprende certamente che la Chiesa si sia violentemente mobilitata contro qualsiasi regolamentazione delle unioni di fatto, in una stagione politica che sembrava propensa a riconoscerle.

Si prendano, per tutti, le dichiarazioni di Carlo Caffarra, 2004. Secondo il cardinale e attuale arcivescovo di Bologna, introdurre in Italia il PACS (patto civile di solidarietà) equivarrebbe ad introdurre una “letale metastasi” nella società, con particolare riguardo alle coppie dello stesso sesso. Da notare l’uso della metafora tumorale per indicare diritti. Non si è mai risparmiato nemmeno il vescovo di Aversa Mons. Mario Milano, che in una intervista, e frequentemente anche nelle sue omelie, ha definito i gay “povere persone affette da patologie“, “portatori del disordine” che “deviano con il loro comportamento dall’ordine naturale“, indicandoli – e a questo appunto appare il meno! – come “peccatori“.

Si potrebbe seguitare a lungo, ma crediamo che questa rassegna, tanto breve quanto assolutamente parziale, sia sufficiente a mostrare come il fanatismo della Chiesa cattolica contro la libera scelta, e contro i provvedimenti di legge che devono tradurla in effettivo e fruibile diritto, corrisponda a tutto fuorché ad un orientamento marginale. Al contrario, rappresenta la linea della Chiesa cattolica, quella ufficiale. Tale linea confligge violentemente con la più elementare necessità che in una democrazia, perché possa chiamarsi tale, siano garantiti i diritti fondamentali, tra i quali figura quello della non discriminazione in base all’orientamento sessuale. Ma il fondamentalismo cattolico ha un correlato necessario: è sull’inerzia del senso comune, o almeno di una sua parte rilevante (nonostante la secolarizzazione avanzi), oltre che sulla puntuale sponda della politica, che è possibile misurare le ragioni ultime di un radicato predominio culturale, quello della Chiesa cattolica. Ma davvero non esiste alcun limite? Se la democrazia, nella sua essenza, afferma che nessuno può essere discriminato in base, tra l’altro, al suo orientamento sessuale, e Ratzinger afferma che gli omosessuali sono “pericolosi per la pace”, significa, sillogisticamente, che Joseph Ratzinger, al pari purtroppo di buona parte dell’istituzione che rappresenta, è violentemente antidemocratico e avverso allo Stato di diritto, come del resto noi sosteniamo da sempre. È ancora tollerabile tutto, questo? Sarebbero tollerabili, le stesse posizioni, qualora fossero espresse da qualcun altro, che non dalla somma autorità del mondo cattolico? Cosa ne pensano i cattolici intelligenti? E, infine, da laico, mi sia permesso sollevare un punto: simili posizioni, oltre ad essere violentemente antidemocratiche, non sono forse anche violentemente anticristiane?

Non bastassero omofobia e giustificazione della pedofilia, i recenti “Vatileaks” hanno restituito un’immagine di tale estesa corruzione all’interno della Chiesa, e di un’istituzione dedita a ben altro che alle cose spirituali, da far passare persino in secondo piano l’altra immagine, quella del teologo intransigente Jospeph Ratzinger, che appare piuttosto come un uomo solo e fragile circondato da innumerevoli avvoltoi. Crediamo sia giunto il momento che i cattolici intelligenti rompano il patto perverso che li lega ai clericali, che prendano atto della situazione. Una presa di consapevolezza non è più eludibile di fronte a tante e tali evidenze, e a tale sistematico disprezzo dei diritti. Ciascun cattolico rifletta al meglio della sua coscienza di buon cristiano se sia possibile negare la distanza abissale che separa oggi questa Chiesa da qualunque genuina accezione della “Chiesa di Cristo” e non dia più il suo avallo a uno snaturamento talmente plateale, nella lettera e nello spirito, del messaggio cristiano. Se continuerà a farlo, sostenendo l’ipocrisia di una casta sacerdotale corrotta e rapace intenta a null’altro che alla conservazione dei propri privilegi; se in nome della fede tollererà o giustificherà gli abusi sui bambini o la violenza omofoba, gli togliamo una volta per tutte un dubbio: non di credente si tratta, ma di incallito, incorreggibile, eterno bigotto